ANCONA – Inflazione, rincari energetici e di trasporto, difficoltà di reperimento delle materie prime ed elezioni politiche imminenti, creano un quadro di incertezza che si ripercuote sulle imprese marchigiane che guardano a settembre con preoccupazione. Il presidente di Confindustria Marche Claudio Schiavoni evidenzia che «tra giugno e luglio» si è registrato «un leggero calo generalizzato degli ordinativi» dopo «un picco di produzione, attorno al 5,2%, coda di una ripresa dell’attività produttiva che tuttavia non ha ancora raggiunto i livelli pre Covid» in tutti i settori.
E alcune imprese in questo quadro di incertezza optano per un prolungamento della chiusura estiva per le ferie: invece delle classiche due settimane, alcune aziende, specie quelle che faticano a reperire le materie prime e quelle che subiscono maggiormente gli effetti dei rincari energetici, resteranno chiuse tre settimane.
«C’è preoccupazione per settembre – dice Schiavoni – e le elezioni anticipate pesano moltissimo in questo quadro. Stiamo vedendo una fase di stallo: per ora si aspetta ad investire, nell’attesa di vedere quanto accadrà».
Oltre agli investimenti al palo e ai rincari, a pesare sulle imprese marchigiane ci sono anche gli effetti della guerra in Ucraina, che hanno portato al blocco dell’export verso la Russia, mercato di riferimento importante soprattutto per «moda, tessile e calzaturiero», tra i settori più in difficoltà nelle Marche, spiega il segretario generale Cgil Marche, Giuseppe Santarelli.
«Nonostante questi settori abbiamo registrato una crescita di produzione rispetto al 2021 – spiega – siamo ancora sotto i livelli pre-Covid a causa del forte impatto della guerra sulle esportazioni». E in queste aziende «si è fatto un maggior ricorso alla cassa integrazione» mentre «alcune imprese prolungheranno le ferie a tutto il mese di agosto».
Nella meccatronica, oltre ai rincari energetici, pesano le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, con «alcuni componenti e microchip che sono praticamente introvabili». Per la stessa ragione «le imprese che lavorano nell’automotive sono ferme. L’unico comparto che sta andando bene e che ha recuperato i livelli pre-pandemia è il mobile e arredo. Per il resto vediamo una grande fase di incertezza e le imprese guardano con preoccupazione all’autunno».
Un quadro che crea apprensione anche tra le famiglie: «L’inflazione ed i rincari energetici e di carburante impattano anche su salari e pensioni», erodendo il potere di acquisto dei consumatori, conclude Santarelli.