ANCONA -Diminuisce l’export delle Marche. Giuseppe Mazzarella, Presidente di Confartigianato Imprese Marche evidenzia che «negli ultimi 10 anni il peso delle esportazioni manifatturiere destinate all’Europa si è particolarmente ridimensionato, ben 7,3 punti percentuali in meno. Complice di questa riduzione è la perdita di “importanza” della Russia verso cui, pur rimanendo tra i primi 15 mercati di esportazione per le Marche, la quota di export manifatturiero si è ridotta di 4,0 punti percentuali (la moda ha registrato un -7,6%). Segno meno anche per la Grecia con -1,5 punti percentuali, l’Ucraina con -1,2 punti e il Belgio con -0,9».
Di contro, il ridimensionamento dell’Europa è compensato dalla crescita del peso dell’Asia e dell’America, rispettivamente +3,6 punti percentuali e +3,0. In America tutto l’incremento è imputabile agli Stati Uniti con +3,2 punti percentuali, mentre, tra i paesi asiatici, cresce in particolare la quota di export manifatturiero delle Marche in Cina con +1,6 punti percentuali.
«Valutando questi dati – spiega Giorgio Cippitelli, Segretario di Confartigianato Imprese Marche – sono ancora una volta evidenti gli effetti determinati da un’eccessiva esposizione verso specifici paesi e settori. La perdita di importanza della Russia come mercato di destinazione dell’export manifatturiero marchigiano, infatti, è sostanzialmente imputabile al comparto dei Prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori. Infatti, mentre nel 2008 la quota di export del settore destinata alla Russia (il settore rappresenta circa la metà dell’export manifatturiero delle Marche in Russia) era pari al 15,9%, nel 2017 è all’8,4%, 7,6 punti percentuali in meno. Nonostante questo il manifatturiero resta un patrimonio fondamentale per il nostro territorio e vanno create le condizioni affinché tale comparto si evolvi e innovi in un’ottica sempre più competitiva. Non dimentichiamo, infatti, che l’Italia resta il secondo paese manifatturiero d’Europa e le Marche si collocano all’8° posto per quota di occupati nel manifatturiero sul totale dell’occupazione tra le 132 regioni dei 28 Paesi dell’Unione Europa con popolazione superiore a 1,5 milioni».
Negli ultimi 10 anni la quota di commercio mondiale di merci destinata all’Europa scende 4,2 punti percentuali, tutto a vantaggio dell’asia. Osservando i dati diffusi da Istat-Ice ed elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Marche, negli ultimi 10 anni disponibili (2008-2017) si registra una “perdita di peso” dell’Europa per commercio mondiale di merci. Se nel 2008, infatti, l’Europa ne era destinataria del 44,2%, nel 2017 la quota scende al 40,0%, 4,2 punti percentuali in meno. Tale riduzione risulta interamente assorbita dall’Asia: il continente asiatico passa dal 34,8% al 39,2%, +4,5 punti percentuali, mentre nello stesso arco di tempo, l’America resta sostanzialmente stazionaria con +0,4 punti percentuali e l’Africa perde un punto (+0,2 punti percentuali l’Oceania e gli altri territori). Nel dettaglio di alcuni dei principali paesi, la Cina incrementa la sua quota di 4,2 punti percentuali, gli Stati Uniti di 0,8 mentre l’Italia la riduce di 0,5.