ANCONA – «Mi rivolgo agli organizzatori del Marche Pride per invitarli a mantenere, nel corso della loro manifestazione, un atteggiamento decoroso, rispettoso della città e dei luoghi sacri». A dirlo è Gabriele Cinti, coordinatore provinciale del Popolo della Famiglia. Al centro della polemica il corteo previsto sabato 8 giugno alle 17,30 con partenza al Passetto dal Monumento ai caduti. La manifestazione, primo gay pride delle Marche, porterà ad Ancona le associazioni marchigiane Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) con l’obiettivo di rivendicare la piena uguaglianza e il rispetto della persona.
«Vi chiedo di avere rispetto per tutti i cittadini che non condividono il contenuto delle vostre rivendicazioni, tra le quali leggo la richiesta di riconoscimento del matrimonio egualitario e la genitorialità per tutti, istanze che vanno nella direzione di una nuova antropologia che contrasta con la sensibilità e le convinzioni di molti», prosegue Cinti, che chiede anche rispetto per i genitori che «desiderano che i propri figli non siano scandalizzati e che hanno il diritto di educarli al pudore». «Evitate di avere atteggiamenti volgari e osceni e rispettate l’articolo 21 della Costituzione e quindi il buon costume nel manifestare liberamente il vostro pensiero. La non concessione del patrocinio da parte del comune di Ancona è un chiaro segnale di come l’amministrazione del capoluogo dorico subisca questo evento».
Ad infastidire il Popolo della Famiglia anche la manifestazione di chiusura del Marche Pride che si terrà al Porto Antico alle 22,30. Dal porto, ricorda Cinti, «ottocento anni fa (il 24 giugno 1219) partiva San Francesco per la Terra Santa. È irrispettoso nei confronti dei cattolici – conclude – che proprio nell’ottocentenario e nel luogo della sua partenza si svolga un evento all’interno del quale in altre città si sono verificati atteggiamenti non solo indecorosi ma anche offensivi verso le confessioni religiose».
Secca la replica del Comitato Marche Pride che vede nelle affermazioni di Cinti «un esempio evidente di pregiudizio e stigma. La dichiarazione trasuda omofobia». «Chiedere rispetto e decoro ai partecipanti di una manifestazione, aprioristicamente, presuppone che si pensi che in loro questi valori e principi non siano presenti. Significa presupporre che gli organizzatori del Marche Pride appartengano “ad un mondo a parte”».
Infine il Comitato sottolinea che «la brutalità della società contemporanea, che viola la sacralità della persona, è nella marginalizzazione, non nella ricerca di coesione e di inclusione della persona stessa. Invitiamo Cinti a unirsi a noi, l’8 giugno, per far sì che le distanze possano, attraverso il dialogo, la conoscenza reciproca, diventare mezzo di consapevolezza per una società coesa».