ANCONA – Su 12 punti campionati lungo la costa marchigiana, delle acque prelevate 6 sono risultati oltre i limiti di legge. È il risultato dei dati del monitoraggio di Goletta Verde nelle Marche. I campionamenti (sei a mare e sei alle foci dei corsi d’acqua) erano stati prelevati dai volontari di Legambiente il 18 e 19 luglio scorso. Dal monitoraggio emerge che le foci di fiumi, canali e torrenti sono il punto critico delle Marche per quanto riguarda la qualità delle acque.
Dei sei campioni i cui valori sono risultati fuori dai limiti di legge, 5 sono alle foci di fiumi e 1 è in mare: di questi sei campioni cinque sono risultati essere “fortemente inquinati” e uno “inquinato”. Fortemente inquinate la foce del torrente Arzilla a Fano (che si trova su un’area definita balneabile ma, a seguito dei problemi riscontrati, è stata interdetta al pubblico), la foce del fiume Esino a Rocca Priora di Falconara Marittima, la foce del Musone, al confine tra Numana e Porto Recanati, la foce del Tronto, nella Riserva Naturale Regionale Sentina di San Benedetto del Tronto, mentre l’unico punto a mare campionato e risultato fortemente inquinato è quello davanti alla foce del torrente Valloscura tra Porto San Giorgio e Fermo.
Inquinato il punto campionato alla foce del fiume Tenna, a Porto Sant’Elpidio. Migliore è la situazione riguardo gli altri punti campionati a mare risultati entro i limiti consentiti dalla legge: presso la Calata Caio Duilio al Porto di Pesaro; presso la spiaggia 30 metri sud foce fiume Misa a Senigallia, la spiaggia presso la foce del fosso Asola, tra Civitanova Marche e Potenza Picena; la foce dell’Ete Vivo a Marina Palmense, tra Porto San Giorgio e Fermo. Bene anche gli ultimi due campioni: quello in spiaggia di fronte alla foce del torrente Tesino a Grottammare e a mare di fronte alla foce del torrente Albula a San Benedetto del Tronto.
«La nostra è una fotografia, una istantanea dello stato di salute dei mari – dice Marco Ciarulli, presidente Legambiente Marche -, il nostro obiettivo è sensibilizzare sul tema, non vogliamo sostituirci agli enti preposti. Ci accorgiamo, però, che a volte manca l’informazione: se la filiera effettivamente funziona e di fronte ad un evento meteorico scatta un divieto di balneazione, le Arpa vanno a fare il monitoraggio in maniera puntuale e i comuni emettono le ordinanze, ma a volte manca l’ultimo miglio perché ci sono zone interdette alla balneazione, eppure in alcuni punti o non ci sono i cartelli che spiegano alle persone che non possono farsi il bagno in quelle zone, oppure ce ne sono in numero insufficiente. Quello che vogliamo è che le persone siano correttamente informate sullo stato di salute dei nostri mari».