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Green pass day, nelle Marche il 10-15% dei dipendenti pubblici non è vaccinato. A rischio i servizi

I sindacati lanciano l'allarme sul rischio disservizi nel settore pubblico in vista del 15 ottobre, quando entrerà in vigore l'obbligo del pass. Ecco numeri e preoccupazioni a riguardo

Immagine di repertorio

ANCONA – Mentre si avvicina a grandi passi il Green pass day, il 15 ottobre, quando entrerà in vigore l’obbligo di  certificazione verde in tutti i luoghi di lavoro, pubblici e privati, i sindacati lanciano l’allarme sul rischio disservizi nel settore pubblico. Sono ancora troppi i lavoratori non vaccinati e secondo le stime dei confederali (Cgil, Cisl e Uil) questa quota si attesta nelle Marche tra un 10 e un 15%.

Una patata bollente non da poco, se si considera che per i non vaccinati e i non guariti dal Covid l’unica alternativa per ottenere il Green pass sono i tamponi rapidi o molecolari, che vanno comunque rifatti ogni 48 ore e, nonostante i prezzi calmierati (a 15 euro), hanno un costo che non tutti possono o vogliono sostenere.

I sindacati chiedono la gratuità dei test e l’apertura di confronti

È querelle su chi debba pagare i 15 euro dei test: sono pochissime le aziende disposte a sobbarcarsi questo costo e le amministrazioni pubbliche stanno esprimendo il proprio niet a riguardo, tranne poche rare eccezioni. In questi giorni i sindacati hanno scritto agli enti pubblici, chiedendo la possibilità di test gratuiti per consentire ai dipendenti non vaccinati e non guariti di essere in regola con il lasciapassare, ma arrivano risposte negative, come spiega il segretario regionale della Funzione pubblica di Cisl, Luca Talevi.

Talevi (Cisl): «Siamo molto preoccupati per i servizi»

Luca Talevi, segretario regionale Fp Cisl

«Le percentuali dei non vaccinati sono abbastanza alte – spiega – per questo stiamo cercando di chiedere la gratuità dei tamponi, ma questo concetto non sta passando e dagli enti stiamo riscontrando contrarietà su questo punto perché la legge non lo prevede».

«È un grande problema – ammette Talevi – e siamo molto preoccupati per i servizi, perché nel caso in cui i lavoratori decideranno di non sottoporsi a tampone, potranno crearsi dei disservizi, dal trasporto scolastico agli uffici amministrativi degli enti, dove il rischio è che con la sospensione del personale si verifichino rallentamenti nelle pratiche». Insomma il 15 ottobre si prospetta una giornata molto “calda” per il mondo del lavoro ai cancelli delle fabbriche e agli ingressi degli uffici pubblici: «Vedremo venerdì in quanti si presenteranno al lavoro senza Green pass», conclude Talevi.

Pintucci (Cgil): «Così si scaricano le responsabilità sulle parti sociali»

Matteo Pintucci, segretario regionale Fp Cgil

«La norma è stata concepita non come misura di salute pubblica i cui destinatari sono la generalità dei cittadini ma legata alle specificità dei luoghi di lavoro – afferma il segretario regionale Fp Cgil Matteo Pintucci -. In questo modo si sono scaricate le responsabilità gestionali sulle parti sociali e sui relativi rapporti di forza».

L’obbligo vaccinale per il sindacalista avrebbe tagliato la testa al toro. Pintucci rileva infatti una serie di incongruenze legate all’obbligo del Green pass nell’attuale DPCM e cita un esempio pratico: «Se vado in Comune all’Ufficio Anagrafe per rinnovare la carta d’identità non sono obbligato ad avere il Green pass, ma se sono un consulente che deve aggiornare un software o un manutentore devo avere la certificazione verde. Qualcosa non torna».

Per il sindacalista la linea doveva essere approntata all’obbligo vaccinale, «come quando abbiamo sconfitto in Vaiolo, vaccinando tutti e non solo alcuni». Insomma ora non resta che gestire la situazione e «l’unica possibilità che abbiamo è quella di aprire confronti con le aziende e le pubbliche amministrazioni. Alcuni Comuni stanno valutando protocolli agevolati, per calmierare ulteriormente il prezzo dei tamponi o per per offrirli gratuitamente ai lavoratori dell’ente, ma sono pochissimi casi».

Farmacie a rischio intasamento e picchi ogni due giorni

Andrea Avitabile, presidente Federfarma

Accanto a questo c’è anche un altro problema: se tutti i lavoratori privi di Green pass facessero ricorso ai tamponi, si rischierebbe un intasamento delle farmacie e dei laboratori. Le farmacie delle Marche già in queste ultime ore hanno registrato «un incremento del 20% circa delle prenotazioni di test anti Covid» spiega Andrea Avitabile, presidente Federfarma Marche.

Per questo si stanno organizzando «allungando gli orari e il numero di tamponi disponibili» spiega, sottolineando che ogni due giorni «ci saranno picchi di richieste» visto che la validità del pass rilasciato con l’esito negativo di un test è di 48 ore. «Abbiamo già gli appuntamenti fissati», afferma, dicendosi tuttavia fiducioso sul fatto che le farmacie riusciranno a far fronte alla situazione, visto che, come evidenzia, nel frattempo alcuni lavoratori si sono vaccinati contro il virus.

«Riusciremo a fronte in qualche modo – conclude Avitabile – le farmacie hanno sempre risposto alle emergenze, anche se sosteniamo che il vaccino resta la soluzione principe».

I dipendenti pubblici nelle Marche, un piccolo esercito di lavoratori

Comune di Ancona
Comune di Ancona

Nelle Marche sono 83.077 i dipendenti pubblici, 3.315 in servizio tra Ministeri, Prefetture e Carceri, 1.462 nelle agenzie fiscali, 7.993 in servizio tra Corpo dei Vigili del Fuoco e Corpi di Polizia, 1.687 nelle Forze Armate, 188 nella Magistratura, 28.639 nella scuola.

3.056 sono nelle Università, 74 negli enti di ricerca, 1.373 negli enti pubblici e non (Inps e Inail), 15.079 nella Regione e nelle Autonomie Locali, 20.211 nel Servizio sanitario nazionale.

Un piccolo esercito che anche se si escludono i lavoratori della sanità, per i quali vige l’obbligo vaccinale, nell’ipotesi di una sospensione del 10-15% di lavoratori (circa 12.000 persone), si può già immaginare l’entità delle criticità che potrebbero verificarsi, visto che oltretutto il settore pubblico è già afflitto da carenza di personale.