ANCONA – Maggio caldo per i prezzi al consumo di alimentari e trasporti, mentre l’inflazione decelera rispetto al mese di aprile. Nelle Marche l’inflazione a maggio si attesta al 7,4%, un dato inferiore rispetto alla media nazionale che segna un 7,6%. Emerge dalla rilevazione dell’Istat sull’inflazione nel mese di maggio.
Nel capoluogo di regione, ad Ancona, il tasso tendenziale annuo dell’inflazione si ferma a +6,6%, in calo rispetto al 7,2% di aprile, e la città risulta in fondo alla graduatoria delle variazioni percentuali tendenziali, guidata da Genova con un +9,5% e chiusa da Potenza (+5,0%) e Catanzaro (+6,0%) che registrano le variazioni più contenute.
Nel capoluogo marchigiano i prezzi sono aumentati del +0,3%, la crescita maggiore sul fronte della spesa la registrano i prodotti alimentari che segnano un +1,5% mensile e un +13% su base annua, subito dietro i trasporti (+1% mensile e +2% annuo), alcolici e tabacchi (+0,8% mensile e +4,9% annuo), abbigliamento e calzature (0,7% mensile e +1,9% annuo), servizi ricettivi e di ristorazione (+0,6% mensile e +3,5% annuo), mobili articoli e servizi per la casa (0,4% mensile e +5,8% annuo), altri beni e servizi (+0,3% mensile e +6,6% annuo).
Più soft l’incremento mensile per abitazioni, acqua, energia e combustibili (+0,2%), mentre è più elevata quella annua (+15,5%). Restano invece pressoché invariati i prezzi per i servizi sanitari (+0,3% annuo) e istruzione (1,2% annuo). In diminuzione quelli per comunicazioni (-0,7% mensile e +0,5% annuo) e ricreazione, spettacolo e cultura (-0,1% mensile e 3,1% annuo).
«Al di là dell’inflazione e dei prezzi di alimentari e servizi – dice Serena Cesaro di Federconsumatori Ancona – le segnalazioni che ci arrivano dai consumatori riguardano soprattutto mutui e prestiti che hanno tassi altissimi e le persone non riescono più a sostenerne i costi». Una problematica che «interessa dai 35 anni in su», purtroppo però «non c’è una normativa che aiuti a risolvere questo problema». Federconsumatori segnala anche difficoltà sul fronte degli acquisti delle automobili i cui tassi sono schizzati «al 9-10%, altissimi, e di conseguenza anche il prezzo dell’usato è enorme, è un cane che si morde la coda».
Secondo l’Istat nel Paese nel mese di maggio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento del +0,3% su base mensile e del +7,6% su base annua, da +8,2% nel mese precedente.
La decelerazione del tasso di inflazione si deve, in prima battuta, al rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +26,6% a +20,3%) e, in misura minore, di quelli degli alimentari lavorati (da +14,0% a +13,2%), degli altri beni (da +5,3% a +5,0%), dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,0% a +5,6%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,9% a +6,7%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalle tensioni al rialzo dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +8,4% a +8,8%) e di quelli dei servizi relativi all’abitazione (da +3,2% a +3,5%).
L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, registra un lieve rallentamento da +6,2% a +6,0%, così come quella al netto dei soli beni energetici, che passa da +6,3% a +6,2%. Si attenua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +10,3% a +9,3%) e in misura minore quella relativa ai servizi (da +4,8% a +4,6%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -4,7 punti percentuali, da -5,5 di aprile.
I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano in termini tendenziali (da +11,6% a +11,2%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +7,9% a +7,1%). L’aumento congiunturale dell’indice generale si deve principalmente ai prezzi degli alimentari non lavorati (+1,5%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,0%), degli alimentari lavorati (+0,6%) e dei servizi relativi all’abitazione (+0,4%), a cui si oppone il calo dei prezzi degli energetici non regolamentati (-1,6%) e regolamentati (-0,2%).
L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,6% per l’indice generale e a +4,7% per la componente di fondo. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,3% su base mensile e dell’8,0% su base annua (in decelerazione da +8,6% di aprile); la stima preliminare era +8,1%. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e del 7,2% su base annua.