ANCONA – Pioggia e ombrelloni chiusi. Stagione senza pace per gli operatori balneari. Una nuova ondata di maltempo sta portando sulle Marche rovesci e temporali che guastano questo weekend di fine giugno. Una stagione balneare, quella 2023, iniziata male e ritardata da piogge e instabilità.
Nelle Marche il calo delle presenze sui litorali, si aggira «tra il 15 e il 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso» a causa del maltempo dice Romano Montagnoli, presidente regionale del Sib, il Sindacato Italiano Balneari di Confcommercio e titolare del balneare Wind Surf a Porto San Giorgio. «Il maltempo – spiega – ci ha penalizzato, facendoci perdere il mese di maggio e parzialmente anche quello di giugno che, eccetto alcuni weekend, andati piuttosto bene, gli altri hanno visto dei picchi netti verso il basso per quanto riguarda le presenze. Abbiamo lavorato ai minimi termini».
Le attività più penalizzate sono quelle che lavorano soprattutto con pendolari e giornalieri, mentre chi lavora con il turismo e con gli affitti stagionali di ombrellone e sdraio ha contenuto le perdite. Una attività, quella dei balneari, fortemente condizionata dall’elemento meteo.
«Speriamo che da qui a metà settembre il tempo sia bello e di poter lavorare bene – dice – per ora stiamo lavorando a singhiozzo e così non va bene. Una cosa è certa, i mesi persi ormai sono persi». Le prenotazioni per luglio e agosto non mancano, ma intanto le perdite si fanno sentire, anche perché come spiega, anche quelle attività che tengono perché lavorano con gli affitti stagionali, subiscono perdite non solo sulle spiagge, ma anche sul fronte dei consumi nei bar collegati agli stabilimenti.
«Se il tempo è brutto – spiega – i clienti non vengono in spiaggia e quindi non fanno colazione al bar, né prendono il caffè o l’aperitivo al balneare». A preoccupare il settore, oltre al meteo, è anche la Bolkestein. Il 4 luglio è previsto un nuovo vertice del tavolo interministeriale sulla questione delle concessioni. La battaglia dei balneari è quella per mantenere le concessioni in vigore.
«All’atto della concessione abbiamo stipulato un contratto con lo Stato – osserva – per noi fa fede quello, non possono dirci che non è più valido. Alla prima lettera che arriva per cambiare le cose, faremo tutti ricorso».