Ancona-Osimo

“La parola ai detenuti”, nelle Marche nasce il coordinamento regionale dei giornali in carcere

Il progetto mette insieme le esperienze editoriali degli istituti penitenziari di Fermo, Ancona, Pesaro e Fossombrone ed è stato presentato quest'oggi (7 febbraio) in Regione

Presentazione in Regione di "Ci siamo anche noi-quaderni dal carcere" (Foto: Regione Marche)
Presentazione in Regione di "Ci siamo anche noi-quaderni dal carcere" (Foto: Regione Marche)

ANCONA- Si intitola “Ci siamo anche noi, quaderni dal carcere”, il giornale che racchiude in un’edizione speciale articoli, interviste, riflessioni e proposte scritte dai detenuti rinchiusi negli istituti di pena marchigiani. La prima edizione regionale è stata realizzata in collaborazione tra le testate giornalistiche nate all’interno delle carceri: ‘L’Altra chiave news’, il periodico della casa di reclusione di Fermo (capofila), “Penna libera tutti” di Villa Fastiggi di Pesaro, “Fuori Riga” della casa circondariale di Ancona Montacuto e “Mondo a quadretti” il periodico del carcere di Fossombrone. “Ci siamo anche noi” è il primo risultato del coordinamento dei giornali supportato dalla Regione all’interno del progetto “La parola ai detenuti” con un finanziamento di 10 mila euro per il 2017 e 13 mila per il 2018. Il progetto intende sostenere e coordinare i giornalini realizzati negli istituti di pena marchigiani per l’attività trattamentale socio-culturale. Coinvolge anche gli ambiti territoriali sociali, le carceri, l’Ordine dei giornalisti ed è appoggiato dal Garante dei diritti Andrea Nobili.

«“La parola ai detenuti” è un progetto editoriale nato a Fermo 5 anni fa e mette insieme i giornalini presenti all’interno delle carceri marchigiane. In ogni redazione lavorano gruppi di 10-12 detenuti alla volta, negli anni ne sono stati coinvolti centinaia: disegnano molto, scrivono poesie, lettere, i loro sentimenti… Cercano di tornare umani lontani dalla realtà- spiega Angelica Malvatani, responsabile di “L’altra chiave news”-. Oggi è difficile parlare di carcere. Molte persone rinchiuse in un istituto possono essere recuperate, il nostro sogno è di far capire che non si fa supporto a delinquenti, noi rimettiamo insieme cocci di vite che si sono perse».

«È un impegno che rientra nell’ambito della legge regionale 28/2008 di supporto alle fragilità. La Regione sostiene quelle attività che possono gestire i soggetti che a vario titolo sono destinatari di provvedimenti restrittivi, di carattere preventivo o definitivo- afferma l’assessore regionale al Bilancio, Fabrizio Cesetti-. L’obiettivo è consolidare il ponte che ci deve essere tra gli istituti di pena e la società esterna, da consolidare perché è la precondizione affinché l’espiazione stessa abbia un senso, per tendere alla rieducazione dei soggetti condannati e al loro reinserimento».

Nella foro da sin.: Santarelli e Cesetti

«La legge 28 è del 2008 ma la Regione è dal 2000 che fa interventi in questo senso. In 18 anni, dal 2000 al 2018, la Regione ha messo a disposizione per attività di riabilitazione e reinserimento nelle carceri marchigiane 6,5 milioni di euro. C’è stato un incremento annuale significativo. Nel 2000 erano 48mila, oggi sono 600mila- spiega Giovanni Santarelli, dirigente servizio Politiche Sociali della Regione-. Tra le attività svolte all’interno degli istituti penitenziari marchigiani ci sono laboratori teatrali, sistema bibliotecario carcerario (coordinato dalla Regione), giornali, produzione di cortometraggi, inclusione socio abitativa, supporto sociale ai minorenni, progetti di gestione dei crimini particolari come quelli dei sex offender servizio di mediazione dei conflitti per provare a conciliare l’autore del reato e la vittima».

Marco Bonfiglioli, dirigente del Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria di Emilia Romagna e Marche ha ribadito che le esperienze editoriali sono fondamentali all’interno degli istituti di pena. «Sogno una condizione in cui si parli di carcere non solo quando ci sono fatti eclatanti di cronaca ma anche nella normalità. Le esperienze dei giornali sono utili ponti per abbattere pregiudizi e difficoltà, per costruire ponti e dare possibilità di recupero alle persone- sottolinea-. L’impegno deve essere quello di assicurare progetti di lavoro e supporto abitativo a chi prova a ricostruirsi dopo un periodo in carcere».

Il progetto di coordinamento dei giornali è stato presentato dall’Ambito sociale XIX di Fermo, coordinato da Alessandro Ranieri. «Gli investimenti fatti all’interno del carcere sono investimenti per il futuro delle nostre città- dichiara il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro-. Sono orgoglioso del lavoro fatto, soprattutto nella costruzione di rapporti stabili con le scuole, progetti reali di educazione alla legalità».

A sinistra il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro (Foto: Regione Marche)

«In questi due anni e mezzo di impegno come garante ho notato che per il carcere si cerca un dialogo. Questo ci consente di portare avanti progetti che sono qualificanti per il territorio e che sono un esempio sul piano nazionale. Il progetto della messa in rete delle redazioni penitenziarie ha un valore aggiunto anche per il fatto non scontato che si fa sistema- dichiara il Garante dei Diritti Andrea Nobili-. Laddove ognuno porta avanti la propria strategia di intervento qui si cerca di fare qualcosa di diverso, di costruire un dialogo e di razionalizzare. Siamo strati tra i primi a sostenere questo progetto quando ancora eravamo in fase embrionale. È un progetto in divenire che può crescere ancora e può rappresentare un fiore all’occhiello della politica penitenziaria del nostro territorio. Non è una stagione facile quella che stiamo vivendo dal punto di vista penitenziario. Stanno riaffiorando problematiche che pensavamo risolte come il sovraffollamento, la qualità della vita carceraria e la tipologia di popolazione detenuta: aumentano gli extracomunitari, gli irregolari, i tossicodipendenti, e le persone con problemi psichiatrici. In Parlamento si sta dibattendo la riforma dell’ordinamento penitenziario e temo che non arrivi a compimento».

Le redazioni giornalistiche nate all’interno dei penitenziari marchigiani continueranno a portare avanti i propri progetti e a lavorare in rete. Alla fine dell’anno è previsto un nuovo lavoro insieme.