ANCONA – Manifestazione dei balneari marchigiani davanti alla sede della Regione Marche. Questa mattina un folto gruppo di operatori si è riunito in presidio, promosso da ABAT, ITB Italia e Comitato Salvataggio Imprese per ribadire il proprio no alla direttiva Bolkestein e alle aste delle concessioni demaniali balneari, entro il 31 dicembre 2023, concessioni spesso tramandate di generazione in generazione.
Il presidente nazionale dell’associazione Itb (Imprenditori del turismo balneare, Giuseppe Ricci, presente alla manifestazione che si è tenuta davanti a Palazzo Leopardi, ha spiegato le ragioni per cui gli operatori si oppongono alla direttiva europea per la libera concorrenza sulle spiagge, chiedendo alla Regione di continuare a battersi per tutelare l’affidamento delle attuali concessioni che le gestioni hanno spessissimo in capo da anni e sulle quali hanno condotto investimenti, che ora, rischiano di sfumare.
«La Regione Marche ha fatto tanto – aggiunge – e speriamo che prosegua nel suo impegno fino alla risoluzione di questo grave problema che coinvolge tante famiglie. A livello nazionale stimiamo circa 30mila imprese balneari, nelle Mache sono poco meno di un migliaio, portate avanti da più nuclei familiari, con un indotto importantissimo».
«Le nostre strutture balneari non sono servizi – afferma Ricci -, ma beni messi a disposizione dei turisti balneari, costruite nel rispetto dei piani regolatori». Un assunto sul quale fonda anche una possibile soluzione al problema che sta suscitando numerose proteste e manifestazioni a livello nazionale: «Gli operatori non chiedono di acquisire le spiagge, ma le aree sulle quali sorgono gli stabilimenti balneari, chiedono la possibilità di riscattare le proprie imprese, anche in base alla valenza turistica delle spiagge, con un conseguente beneficio in termini economici per lo Stato».
Una soluzione prospettata anche alla Regione. «Se dal governo non giungeranno le soluzioni sperate – conclude Ricci -, siamo pronti, come soluzione estrema, anche ad occupare i nostri stabilimenti, insieme alle nostre famiglie, per non esserne espropriati. Faremo resistenza fino alla fine e siamo pronti anche ad azioni legali per difendere i nostri diritti e il lavoro nostro e dei nostri collaboratori».
Alla manifestazione sono arrivati il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, insieme agli assessori regionali Stefano Aguzzi, Francesco Baldelli e Guido Castelli i quali hanno espresso la vicinanza dell’ente agli operatori. «La Regione Marche è al vostro fianco contro l’applicazione della direttiva Bolkenstein – ha detto il governatore -. Il rischio è quello di creare un danno enorme non solo alle imprese familiari che gestiscono gli stabilimenti balneari, ma al territorio stesso. Attorno al settore si è sviluppata infatti una filiera di eccellenza che coinvolge le imprese che gestiscono le aree demaniali e che si riversa anche su tutto l’indotto fatto di turismo, enogastronomia, cultura, artigianato e commercio».
«Il timore – ha proseguito Acquaroli – è anche che il cambio al timone di queste imprese, possa portare delle logiche che nulla hanno a che vedere con la storia e le tradizioni del nostro territorio e, come è successo in altre epoche per altri settori, si rischia veramente di distruggere un comparto trainante in Italia. La Regione Marche può coerentemente essere vicina a queste imprese sollecitando nelle sedi competenti della Conferenza della Regioni la necessità del completamento della procedura di mappatura a livello nazional delle aree demaniali e la verifica della sussistenza dei presupposti per l’applicazione della Bolkenstein. Senza mappatura qualsiasi atto sarebbe una forzatura che sottintende qualcosa di diverso».
A fine gennaio il Consiglio regionale aveva varato una risoluzione per la tutela delle attuali concessioni balneari. Nei giorni scorsi l’assessore al Demanio Guido Castelli ha chiesto ai Comuni marchigiani di astenersi dall’emanazione dei bandi per le concessioni balneari, a fronte della necessità di una legge nazionale di riordino. «Domani – ha detto Castelli – scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti al dl Concorrenza. Monitoreremo scrupolosamente l’evolvere dei lavori parlamentari così da scongiurare, per quanto di nostra competenza, uno scenario che contrasterebbe con l’interesse dei territori e delle imprese italiane».