ANCONA – Sono 1.821 i marchigiani residenti nel comuni del cratere che nell’ultimo anno hanno fatto rientro nelle proprie abitazioni, dopo il sisma del 2016 e che quindi non usufruiscono più del Cas, ovvero del contributo di autonoma sistemazione. Il segno di «un cambio di passo» sulla ricostruzione come ha evidenziato il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, nel corso della conferenza stampa che si è tenuta questa mattina a Palazzo Raffaello, a cinque anni dal sisma.
Circondato dagli assessori Guido Castelli (Ricostruzione), Giorgia Latini (Cultura) e Stefano Aguzzi (Protezione Civile), il governatore ha sottolineato che, se da un lato i numeri certificano il cambiamento rispetto alla giunta precedente, dall’altro ha evidenziato che «questo non è assolutamente sufficiente e dobbiamo moltiplicare gli sforzi nel contesto di una filiera istituzionale forte e concentrata sugli stessi obiettivi».
Secondo Acquaroli «dopo oltre 5 anni ci sono delle aspettative altissime perché ancora è enorme (oltre 16mila) il numero delle persone che non sono tornate a casa e dei cittadini che hanno abbandonato il centro del cratere sismico» come è «enorme ed inaccettabile il gap infrastrutturale». «Nell’ultimo anno – prosegue – abbiamo allargato il collo di bottiglia della burocrazia» afferma, sottolineando anche gli interventi legislativi che «finalmente consentono poteri straordinari» e le ordinanze del commissario straordinario alla Ricostruzione Giovanni Legnini che «hanno messo un po’ di ordine ad un sistema normativo assolutamente fermo».
Nel corso della conferenza è stata evidenziata l’accelerazione sul fronte della ricostruzione privata che ha registrato un incremento del 36% delle pratiche presentate (3.137 pratiche in più presentate sulle 11.829 totali in cinque anni), dell’80,7% in più di quelle decretate (3.326 decretate in più su un totale di 7.445) e del 63,1% di quelle concluse (1.307 su un totale di 6.730), grazie anche alla semplificazione normativa promossa da Legnini.
Ad oggi il numero totale di persone in Cas è di 16.275: 3.978 in provincia di Ascoli Piceno, 525 in provincia di Ancona, 1.245 in provincia di Fermo, 10.510 in provincia di Macerata e 17 in quella di Pesaro Urbino. Al 21 settembre 2020 erano invece complessivamente 18.096: 4.130 in provincia di Ascoli Piceno, 583 in provincia di Ancona, 1.403 in provincia di Fermo, 11.963 in provincia di Macerata e 17 in quella di Pesaro Urbino.
Una regione, le Marche, come è stato ricordato in conferenza, che ha subito il 61% del danno complessivo derivante dal sisma, che ha interessato anche Abruzzo, Lazio e Umbria, e il 40% del territorio regionale con 3 province e 86 comuni coinvolti. All’appello mancano ancora 34mila pratiche di ricostruzione per 46mila edifici complessivamente danneggiati.
Acquaroli nel sottolineare la necessità di lavorare ancora per procedere alla ricostruzione di abitazioni, scuole e per restituire alle comunità le infrastrutture pubbliche materiali e immateriali, ha evidenziato l’impegno della Regione in direzione dello sviluppo economico e occupazionale dei territori danneggiati, caratterizzati da «un altissimo potenziale: dal punto di vista agricolo, artigianale, culturale turistico, enogastronomico» che occorre sfruttare per frenare lo spopolamento e la fuga dei giovani dalle aree interne.
«Abbiamo messo in campo delle sinergie con il Ministero per i Cis (contratti integrativi di sviluppo, ndr) – prosegue – , con il commissario per il Pnrr ricostruzione e delle opportunità per le scuole. Siamo riusciti con un impegno fortissimo a far destinare 100 milioni di euro per la progettazione delle infrastrutture viarie, fondamentali per togliere questi territori dall’isolamento. Ma sono risorse che da sole non bastano ed è essenziale un maggior coinvolgimento delle Regioni sulla loro destinazione. Per questo abbiamo lanciato un appello al presidente della Repubblica Mattarella e al presidente del Consiglio Draghi che si sono sempre dimostrati sensibili al tema della Ricostruzione».
E proprio per cercare di chiudere il cerchio sulla ricostruzione, tra le richieste indirizzate al governo c’è la proroga del Superbonus 110% per le pratiche sisma fino alla fine dello stato di emergenza, oggetto di una lettera indirizzata al presidente della Repubblica Mattarella e al premier Draghi, un nuovo prezzario sisma, la proroga del credito d’imposta per le imprese e un maggiore coinvolgimento nel Pnrr delle Regioni.
Il Superbonus secondo Acquaroli «è una variabile che può consentire alla ricostruzione di non fermarsi e ripartire veloce, oppure ricreare un collo di bottiglia che potrebbe rischiare di ri-bloccare tutta la fase di lavori e di procedimenti che erano stati già avviati». «Già siamo in una fase di ritardo sulla ricostruzione – afferma -, se non riusciamo ad anticipare quelli che possono essere i problemi rischiamo di trovare blocco su blocco e alla fine una ricostruzione che arriva troppo tardi è una ricostruzione che non ha un senso compiuto, anche perché in questa fase accanto al tema della ricostruzione privata e pubblica c’è la necessità di far ripartire la ricostruzione socio-economica di un territorio: ci sono le risorse con il Pnrr sisma, c’è il Cis, ci sono altre iniziative di natura regionale, la nuova programmazione europea, c’è sicuramente tanta carne al fuoco, ma se non mettiamo tutto insieme si rischia di essere comunque scollegati e disconnessi».
Sullo spopolamento delle aree interne, accelerato dal sisma, il governatore ha aggiunto che occorre «incentivare un ritorno», portando servizi, infrastrutture, ovvero quegli elementi essenziali per poter essere competitivi: «Non si può immaginare una regione di serie B, dove qualcuno sceglie di andare in un luogo, se non è messo in condizione di fare una vita normale e di poter ambire a costruire un percorso imprenditoriale, sociale, lavorativo, familiare all’altezza, e che sia una discriminante rispetto ad altri territori. Per poter tornare ad avere questi territori realmente popolati e attrattivi dobbiamo consentire a chi sceglie di vivere o già vive in quei territori di poter conservare un livello che sia uguale a tutti gli altri».
L’assessore regionale con delega alla Ricostruzione Guido Castelli, ha spiegato che la Regione sta lavorando per rafforzare l’Ufficio speciale della Ricostruzione e per integrare l’organico con 20 tecnici amministrativi per velocizzare e potenziare le procedure di gara. «I dati dimostrano che siamo sulla giusta strada – spiega – , ma ci sono molte variabili da tenere in considerazione a partire dalla carenza di imprese edili e relativa manodopera per cui pensiamo di organizzare corsi di formazione». Accanto a questo l’aumento dei prezzi delle materie prime, che hanno registrato rialzi vorticosi nel post pandemia.
Tra i nodi c’è anche quello della rimozione delle 4.220 tonnellate di macerie, per il quale Castelli ha annunciato l’intenzione di «semplificare le norme per usare gli aggregati riciclati per il tombamento delle cave in ossequio al principio di economia circolare e creare piazzole di stazionamento appositamente autorizzate per il deposito». L’assessore ha poi spiegato che è in corso una interlocuzione con Quadrilatero, Rf e che c’è la massima disponibilità di Rfi, e di Quadrilatero, ma anche del Comune di Ancona, per quanto riguarda i lavori del lungomare nord.
Secondo Castelli le macerie possono essere utilizzate «ma è necessario poter programmare lo stock di materiale disponibile perché questi grandi lavori devono potersi fondare su certezze: data le tonnellate necessarie, occorre poi che dal terremoto emergano tali disponibilità e stiamo cercando di allineare i tempi». L’altro nodo è quello di trovare depositi temporanei come al porto di Ancona, dove sia possibile arrivare «a prezzi abbordabili e prelevare il materiale senza pagare troppo di trasporto».
Toccando il tema delle risorse, Castelli ha ricordato anche l’approvazione del Cis Sisma che finanzia progetti di rigenerazione socioeconomica dei territori colpiti dal terremoto per 100 milioni di euro e il Piano scuole proposto al commissario Legnini: 52 scuole marchigiane nelle aree colpite dal sisma saranno finanziate ex novo con circa 141 mln euro. Altri 65 interventi sono pronti a ricevere un adeguamento dei fondi, passando così dagli iniziali 275 mln euro ad oltre 333 mln euro. I 100 milioni del PNRR Sisma invece serviranno principalmente per completare entro il 2023 la Pedemontana Fabriano – Muccia, per l’Intervalliva Tolentino – San Severino Marche e per la Salaria (dopo la nomina del Commissario straordinario Anas riattivati i lavori per la galleria del Trisungo).
Castelli ha sottolineato che la Regione «sta mettendo in campo azioni trasversali di politiche strategiche per le aree interne, per investire sulle infrastrutture e migliorare i collegamenti, per potenziare l’offerta turistica, le opportunità occupazionali, la tutela dei borghi, il riequilibrio dei servizi sul territorio. Non vogliamo riportare le lancette al 2016, anno in cui già mancavano le strade e i giovani se ne andavano. Il nostro ambizioso progetto è quello di rendere attrattivo l’entroterra sia per viverci che per andare in vacanza. In questo scenario il recupero, d’intesa con i Comuni, di una parte delle SAE come cottage turistici, sale polifunzionali o ancora per studenti Erasmus o persone in smart working ma in ferie, sarà nei prossimi anni un tema affascinante ed importante per non disperdere gli investimenti infrastrutturali realizzati (strade, parcheggi, verde pubblico strutture pubbliche ed infrastrutture)».
L’assessore regionale con delega alla Cultura Giorgia Latini ha citato il Festival dei borghi “MArCHESTORIE”, «un grande successo che ha portato tante persone nei paesi del cratere per rivivere insieme storie, leggende e tradizioni. Tornerà quindi il Festival insieme a tante altre iniziative che hanno tutte come minimo comun denominatore la rivitalizzazione dei borghi e dei centri storici».