Ancona-Osimo

Sanità, Fp Cgil: «Nelle Marche mancano circa 2.700 persone tra medici, infermieri, tecnici, Oss e amministrativi»

Tra medicina territoriale e ospedali lavorano circa 18.994 dipendenti, di cui circa 2.800 medici e 7.900 infermieri, un numero non sufficiente secondo Fp Cgil

ANCONA – Nel sistema sanitario marchigiano «c’è una carenza di personale di circa 2.700 persone, tra medici, infermieri, tecnici, Oss e amministrativi». A fornire la stima è Matteo Pintucci, segretario regionale Fp Cgil Marche. Tra medicina territoriale (le cinque Ast) e ospedali (Azienda ospedaliero universitaria delle Marche – ospedale regionale di Torrette e Salesi, e Inrca) – lavorano circa 18.994 dipendenti, di cui circa 2.800 medici e 7.900 infermieri, un numero non sufficiente secondo Fp Cgil.

Il fabbisogno assunzionale stimato in sanità per quanto riguarda infermieri e medici ammonta «a 600 infermieri e 700 medici», un buco che secondo Pintucci deriva dal «saldo negativo tra turnover per pensionamenti e nuove assunzioni, ridotte rispetto alle necessità». I pensionamenti sottraggono risorse preziose alla filiera del sistema sanitario, dai medici di famiglia, agli ospedali, alla medicina territoriale.

A preoccupare Cgil è anche la scadenza ad aprile 2023 di circa 1.400 lavoratori della sanità, tra tecnici, Oss e sanitari, assunti durante la pandemia di Covid e, parallelamente, la scadenza della graduatoria degli infermieri, che i sindacati hanno chiesto di prorogare, ma che è scaduta il 5 marzo. Continueremo a batterci anche per le graduatorie, sia per quella scaduta degli infermieri, che per quella in scadenza ad agosto degli Oss».

Matteo Pintucci, segretario regionale Fp Cgil

I sindacati continuano a chiedere al governo nazionale «la rimozione dei vincoli di contenimento della spesa e alla Regione Marche di recuperare tutti i margini di manovra consentiti dal Dl Calabria in materia di spesa del personale». A impattare su questa situazione è anche la fuga dei camici bianchi dalle strutture pubbliche per andare in quelle private. I motivi? Retribuzioni basse e ritmi di lavoro stressanti. Un’emorragia che sembra non arrestarsi.

«È un fenomeno abbastanza preoccupante – spiega – che rischia di essere incentivato dall’innalzamento della flat tax fino a 85mila euro – osserva il segretario regionale di Fp Cgil – perché a parità di reddito complessivo lordo, il trattamento fiscale per i lavoratori autonomi è più vantaggioso e questo può incentivare il personale a mettersi in proprio».

Tra le soluzioni proposte dal sindacato per sciogliere i numerosi nodi della sanità, c’è «il superamento del numero chiuso nelle facoltà di Medicina e l’adeguamento del contratto della dirigenza sanitaria che è scaduto. C’è uno squilibrio tra domanda e offerta di lavoro a cui occorre porre rimedio».