ANCONA – Bene l’assistenza alle patologie croniche e i tempi di attesa per la chirurgia, meno bene invece l’attesa nei pronto soccorso. È il dato che emerge dal report annuale della scuola universitaria superiore Sant’Anna di Pisa che analizza le performance dei sistemi sanitari delle regioni in base a circa 300 indicatori. Nel caso degli ospedali delle Marche lo studio dipinge un quadro «di complessivo miglioramento» commentano le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil in una nota congiunta.
Tra i punti di forza del sistema sanitario marchigiano snocciolati dal Sant’Anna ci sono anche la degenza media dopo interventi chirurgici, il governo della domanda, l’equilibrio patrimoniale e finanziario, mentre sul fronte dell’oncologia vanno bene gli screening, i tempi di attesa per la chirurgia e i trattamenti specifici.
Nodi critici invece i pronto soccorso degli ospedali dove secondo Cgil, Cisl e Uil emergono difficoltà nella gestione tempestiva delle casistiche meno urgenti le cui performance sono valutate come molto scarse, «punti di debolezza da superare al più presto» nel Piano Socio Sanitario. A penalizzare le Marche è soprattutto la percentuale di codici verdi visitati entro un’ora, la più bassa fra i network analizzati, un valore che si attesta al 52,4% rispetto alla media nazionale del 67,9% e in peggioramento rispetto all’anno scorso.
Ma fra una struttura ospedaliera e l’altra si registrano differenze: la maglia nera in questo senso va al nosocomio di Senigallia, all’Umberto I-Lancisi e a Pesaro.
Ad essere elevata è anche la percentuale di accessi al pronto soccorso inviati al ricovero con tempo di permanenza entro le 8 ore (72,8% rispetto una media dell’88,3%), e quella degli abbandoni dopo l’accettazione e quindi prima della visita o prima della chiusura della cartella clinica. «Anche in questo caso le Marche registrano una performance molto critica (6,7%, a fronte di una media del 4,6%) – scrivono Cgil, Cisl e Uil – . Civitanova Marche, Osimo e San Benedetto del Tronto sono le strutture marchigiane con le performance peggiori».
Da segnalare anche che nel 2018 le Marche hanno avuto un basso tasso di ospedalizzazione, mentre i ricoveri degli anziani si sono prolungati per tempi superiori rispetto a quelli previsti per la gestione di uno specifico quadro clinico: «Una maggiore offerta di assistenza domiciliare, tuttora insoddisfacente, potrebbe contribuire a migliorare la presa in carico post-ricovero – spiegano le tre sigle sindacali. Ma anche la performance relativa agli anziani in cure domiciliari con valutazione risulta essere tra le più basse del network: 2,9% a fronte di una media del 5,2%. A proposito di assistenza domiciliare, si evidenzia comunque un’elevata intensità assistenziale e ottima tempestività».
Sul fronte dei percorsi oncologici, i tempi di attesa nel pre-ricovero per gli interventi chirurgici sono complessivamente buoni e nella media, ad eccezione degli interventi per il tumore al retto, al polmone e alla mammella. Complessivamente buoni anche gli indicatori relativi agli screening oncologici. «Risulta migliorata la gestione del percorso materno-infantile ma permangono aspetti critici: anche nel 2018 si conferma un frequente ricorso al parto cesareo, peraltro in crescita rispetto al 2017 – spiegano – . Si confermano contenuti i tassi di ospedalizzazione per le patologie croniche. La durata delle degenze, sia per i ricoveri chirurgici, sia per la casistica di tipo medico, si attesta sui valori medi. Il livello di organizzazione dei processi negli ospedali è complessivamente in linea con le altre regioni».
Poi però c’è la nota dolente delle coperture vaccinali dove si hanno valori tra i più bassi delle regioni analizzate, specie per quanto riguarda la vaccinazione antinfluenzale degli anziani e l’antimeningococcica. Critica anche la sicurezza sui luoghi di lavoro che è diventata una delle questioni più stringenti per le Marche, «una situazione a cui mettere urgentemente riparo anche alla luce delle necessità connesse alla ricostruzione delle aree colpite dal sisma».
Secondo Daniela Barbaresi, Sauro Rossi e Graziano Fioretti, rispettivamente Segretari generali di Cgil, Cisl e Uil «questi dati pongono l’accento sui punti deboli del sistema sanitario marchigiano, in particolare l’insufficienza della strutturazione dei servizi territoriali e di integrazione socio-sanitaria. Inoltre – proseguono – la trasformazione dei piccoli ospedali in strutture territoriali va compensata con ulteriori importanti investimenti sulla rete dell’emergenza sanitaria, a partire da un potenziamento delle potes e della dotazione di Mezzi di soccorso avanzato. La riorganizzazione del sistema di cure primarie e intermedie va sostanziata dalla strutturazione effettiva degli ospedali di comunità e accompagnata da un concreto sviluppo delle case della salute, da localizzare sul territorio regionale, privilegiando le aree oggi più svantaggiate. Urgente poi intervenire soprattutto sul versante dei servizi per la prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro che rischiano di essere sempre più marginali nel sistema sanitario regionale».
Nel complesso emerge il quadro di una sanità marchigiana che «seppur con lievi arretramenti è comunque buona in tanti aspetti», commenta Fabrizio Volpini, presidente della IV Commissione Sanità regionale. «Credo che al di là di quello che si sente dire delle grandi difficoltà, quando abbiamo a che fare con dati e numeri il quadro è diverso da quello che ci viene dipinto dalle forze di opposizione e dai giornali. Occorre dare merito al lavoro svolto dalla giunta e dal consiglio regionale», osserva nel precisare che sulle criticità relative ai tempi di attesa dei pronto soccorso questo «è un nodo che non riguarda solo le Marche, ma è un fenomeno nazionale che vede più cause alla base, come la carenza di medici specialisti in emergenza e urgenza che possano accedere ai concorsi alcuni dei quali sono andati deserti».
Per quanto riguarda la riduzione progressiva dei posti letto negli ospedali, questa comporta anche un «utilizzo inappropriato di codici bianchi e rossi sia perché non c’è una rete di servizi territoriali sia perché entra in gioco la complessità della medicina difensiva che crea tempi di attesa più lunghi per l’espletamento degli esami diagnostici, oltre all’uso della struttura».
Le Marche invecchiano e questo non aiuta di certo sul fronte dei ricoveri degli anziani, osserva Volpini: «Sono soggetti che spesso tendono a scompensarsi e mancando le strutture territoriali come i moduli di cure intermedie che abbiamo previsto negli ospedali di comunità, finiscono per confluire negli ospedali, mentre serve una rete di residenze protette, rsa e di cure intermedie che permetterebbero di gestire l’anziano in strutture più leggere. Inoltre – prosegue – la carenza cronica di assistenza domiciliare vede le Marche su valori in media nazionale. Per quanto riguarda invece le coperture vaccinali, nonostante lo sforzo non sono ottime, anche se dovremmo registrare un leggero incremento su questo fronte. Discorso diverso per le patologie croniche dove dopo la chiusura dei piccoli ospedali occorre garantire cure intermedie e il potenziamento dei mezzi di soccorso avanzato per permettere di arrivare il prima possibile ai pronto soccorso»