Nel secondo trimestre del 2017, il numero degli occupati è sceso a 607mila unità e cioè oltre 24mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2016, con un calo pari a -3,9%. Il calo interessa sia il lavoro autonomo sia quello dipendente (-2,2%) e sono colpiti sia gli uomini (-4,3%) sia le donne (-3,3%). In sette anni, l’impatto della crisi ha prodotto un calo di occupati pari 43mila unità. Sono 75mila le persone che cercano inutilmente lavoro: una cifra in salita del 12,5% rispetto allo stesso periodo del 2016, soprattutto per il significativo numero di disoccupati che da inattivi decidono di tornare a ricercare attivamente un lavoro: 19 mila persone, di cui 11mila donne. Nel 2010 i disoccupati erano 36mila, cioè il 122% in meno rispetto ad oggi. (Fonte Ires Cgil su dati Istat)
Preoccupante, secondo l’Ires Cgil, è il numero di coloro che cercano lavoro dopo aver perso quello avevano: 36mila persone a cui vanno aggiunte le 20mila che lo cercano per la prima volta (in crescita del 20% rispetto al secondo semestre del 2016), prevalentemente giovani che tentano di entrare nel mondo del lavoro.
Il tasso di disoccupazione si conferma a livelli altissimi, l’11,06%, un valore che per la prima volta supera il tasso di disoccupazione nazionale. Quella femminile si attesta al 12,66%: un valore praticamente in linea con il dato nazionale. Gli inattivi, cioè i soggetti che non lavorano e non sono in cerca di un’occupazione sono nelle Marche 298mila, cioè quasi 9mila in più rispetto al 2016.
Le Marche sono la nona regione per maggior tasso di disoccupazione, dopo le otto regioni del sud e molto indietro rispetto alla media del centro Italia. Osserva Giuseppe Santarelli, segretario regionale Cgil Marche: «Dai dati forniti dall’Istat non è possibile analizzare la situazione nei territori colpiti dagli eventi sismici; quindi non sappiamo quanto possa pesare il sisma su questo scenario. È certo che questa regione non è fuori dalla crisi, anzi, i dati negativi iniziano ad avere un carattere ormai strutturale».
Secondo Santarelli, «lavoratori e le lavoratrici della regione hanno già pagato duramente la crisi e le imprese hanno ricevuto sostanziosi contributi per le assunzioni nel biennio 2015/2016. Nonostante ciò, non si è prodotta occupazione, anzi quella esistente ha assunto sempre più un carattere di precarietà».