ANCONA – A scuola d’estate? Gli studenti bocciano la proposta e anche i docenti non sono favorevoli, mentre i presidi marchigiani vedono il lato positivo della situazione. È un po’ questo il quadro che emerge sentendo il mondo della scuola sul piano estate proposto per le scuole del governo Draghi. Il piano, nato con il preciso obiettivo di consentire ai ragazzi di “rimediare” alle lacune formative causate da un anno di lezioni frequentate “a singhiozzo” , non convince proprio tutti. La frequenza estiva sarebbe su base volontaria, stando alle intenzioni del governo e maestri e professori sarebbero impegnati solo nel mese di giugno, dopo di ché subentreranno educatori e neolaureati.
Destinatari della novità nel panorama scolastico italiano, dai bambini della primaria fino agli studenti delle scuole superiori. Non solo lezioni, ma anche socialità e preparazione in vista del rientro in classe: stando al piano del ministro Bianchi, i ragazzi faranno attività educative incentrate su musica, arte, sport, digitale, percorsi sulla legalità e sulla sostenibilità, sulla tutela ambientale, mentre solo giugno e settembre saranno dedicati al rinforzo delle competenze acquisite in classe.
«È una proposta estremamente interessante, anche se di difficile attuazione sul piano organizzativo e logistico – afferma Riccardo Rossini, presidente regionale Anp, associazione nazionale presidi -, è un modo di vedere la scuola in maniera diversa e nella sua più ampia declinazione, che oltre all’istruzione coinvolge anche la formazione e l’educazione». Il presidente dei presidi marchigiani fa notare che la scuola «è un tempio laico dove si celebra la crescita dei ragazzi» e in un contesto come questo, la fusione delle attività ludiche con quelle didattiche può consentire agli studenti «di vivere la scuola a 360 gradi».
Rossini sostiene che «c’è già una adesione di massima della maggior parte dei dirigenti scolastici marchigiani» e che, «se interpretato bene, il piano è un’occasione bellissima, che non va però forzata, deve essere un processo naturale di condivisione fra discenti e docenti, un modo per vedere l’altra faccia della luna dei ragazzi, a noi per lo più nascosta».
Di parere diametralmente opposto Valerio Cuccaroni, docente al Liceo Scientifico Galileo Galilei di Ancona, secondo il quale «il governo deve assumere insegnanti per settembre eliminando le classi pollaio, ristrutturare le scuole e trovare nuovi spazi. La proposta di aprire le scuole in estate è solo propaganda, inutile e ridicola».
L’insegnante argomenta le sue ragioni spiegando che con le aule presenti nelle scuole italiane fare lezione d’estate «è improponibile» mentre piuttosto dovrebbero essere «aperte colonie estive, se vogliono fare i campus».
«Dopo avere lasciato a casa i ragazzi per mesi, perché incapaci di organizzare i trasporti, – conclude – ora vogliono mandarli a scuola nel periodo di riposo, che i ragazzi aspettano per mesi. Tutto questo è indecente».
A bocciare la proposta sono anche gli studenti che non la vedono affatto di buon occhio. Molto critico è Carlo Sdogati, studente all’ultimo anno del Liceo Classico Rinaldini di Ancona, che bolla la proposta come «un tappo messo lì per cercare di correre ai ripari in seguito alle scelte di chiusura». L’Italia, osserva il liceale, «tra i Paesi europei è quello che ha lasciato le scuole chiuse per un periodo più prolungato», inoltre, fa notare, «non so quale possa essere la risposta degli studenti, non credo che la maggioranza apprezzi questa proposta: siamo già stressati da quasi due anni di didattica a distanza e se non si corre ai ripari si rischia di trascorrerne anche un altro alla stessa maniera».
Se da un lato l’aspetto di recuperare le lacune formative potrebbe per certi versi essere ritenuto anche «accettabile», secondo lo studente, «pensare di recuperare in questo modo la socialità che è venuta a mancare è impensabile». «Ci si dovrebbe occupare di edilizia scolastica e di organizzazione dei trasporti – conclude -: su questo ci si dovrebbe concentrare e non su altro».