ANCONA – «Spirito positivo per l’affluenza di turisti e di locali prevista», ma partenza «con il freno a mano tirato» a causa della Bolkestein che non lascia spazio alla programmazione futura. Il presidente del Sindacato Italiano Balneari, Romano Montagnoli, descrive così l’avvio della stagione balneare fissato dalla Regione Marche al 29 aprile (con termine 17 settembre).
«Prevediamo una buona stagione – spiega – stiamo ricevendo molte prenotazioni, alcune anche nuove, e diverse conferme di clienti ormai consolidati. C’è molto movimento, tanto che alcuni operatori fanno fatica a soddisfare tutte le richieste. Questo ci fa ben sperare come prospettiva di lavoro, anche se poi è tutto subordinato al meteo, che speriamo sia buono come lo scorso anno».
Però è una ripresa che avviene «nella più totale incertezza del futuro a causa della Bolkestein». La direttiva europea sulle concessioni delle spiagge tiene con il fiato sospeso gli operatori che sperano non venga applicata considerato che proprio il testo prevede che in assenza di ‘scarsità di risorsa’ (spiagge) non venga applicata. Proprio per oggi, 20 aprile, è atteso il pronunciamento della Corte di giustizia europea in materia di concessioni demaniali marittime.
Per ora le concessioni restano valide fino a tutto il 2024, in seguito alla proroga del governo Meloni, ma «dopo un tira e molla di 13 anni non ne possiamo più. Gli investimenti sono fermi, nessuno si azzarda in questa situazione a sostituire ombrelloni o lettini, o a potenziare i servizi, non possiamo programmare un futuro di cui non abbiamo certezza, mentre chi negli ultimi anni ha fatto investimenti importanti ora vive nell’angoscia».
Montagnoli ricorda che la maggior parte delle imprese balneari marchigiane sono strutture familiari, «un modello nato a fine ‘700 a Livorno, quando vide la luce il primo bagno. È stato proprio il turismo balneare che ha contribuito alla ripresa economica nella fase post Covid. Chiediamo la massima tutela degli investimenti compiuti negli anni, delle professionalità e dell’occupazione. È in gioco il nostro futuro, quello delle nostre famiglie e dei nostri dipendenti».