ANCONA – Nei giorni scorsi i Carabinieri Forestali dei Gruppi di Ancona, Macerata e Rimini hanno notificato gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari a 21 indagati ed a 5 società nell’ambito di un’indagine iniziata nel 2018 diretta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Ancona e condotta dai militari del Gruppo Carabinieri Forestale del Capoluogo, che ha portato ed eseguire, nel marzo 2020, misure cautelari personali a carico di 5 soggetti e sequestri per un valore complessivo di euro 4.969.924.
LA VICENDA DAL 2018
All’epoca due persone erano state collocate agli arresti domiciliari, un’altra colpita da obbligo di dimora e ulteriori due colpite da misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriale. Tutte sono state accusate del delitto di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti speciali e due di esse anche per corruzione di pubblici ufficiali e bancarotta fraudolenta.
Nell’ambito dell’attività di polizia giudiziaria sono stati sequestrati denaro e altri beni mobili per quasi 5 milioni a 4 indagati e 4 società – delle quali 3 con sede legale in Provincia di Ancona e una nel riminese – accusati di aver concorso nell’esecuzione di traffici illeciti di rifiuti speciali da demolizione, terrosi e organici, anche contaminati da inquinanti, tra cui idrocarburi, catrame, plastiche e metalli, per un totale di 640.000 tonnellate.
I rifiuti, provenienti da oltre 50 cantieri nelle provincie di Ancona e Macerata sono stati occultati a diverso titolo in tre cave nei Comuni di Fabriano, Arcevia e Jesi, in un terreno agricolo in Comune di Chiaravalle, in tre impianti di gestione rifiuti da demolizione e terrosi/lavorazione inerti rispettivamente nei Comuni di Castelbellino, Corridonia, Camerata Picena, e in un cantiere edile in Comune di Camerata Picena.
Inoltre, sempre in esecuzione di ordinanza del Gip, sono stati posti sotto sequestro 76 camion e 7 mezzi d’opera a carico di 2 società con sedi legali nei Comuni di Castelbellino e Ancona, utilizzati per trasportare illegalmente i rifiuti ed eseguire scavi abusivi di materiale inerte, tombando contestualmente i rifiuti presso due cave di pietra in fase di rinaturalizzazione nei Comuni di Fabriano ed Arcevia anch’esse posto sotto sequestro.
LE INDAGINI DEL 2020 E I COLLEGAMENTI ANCHE CON ALTRE REGIONI
Infine, nel novembre 2020, i militari delle Stazioni Carabinieri Forestale di Jesi, San Marcello, Senigallia, Genga Frasassi e Conero, hanno proceduto all’accertamento e alla notifica di oltre 4.300 illeciti amministrativi per un importo complessivo pari ad euro 14.632.858 contestati a 188 Società con sede legale in 17 provincie italiane delle Regioni Marche, Abruzzo, Emilia Romagna, Lombardia, Puglia, Campania, Umbria e Lazio.
LE CONCLUSIONI
Dalle indagini concluse emerge un ampio disegno criminoso, volto all’ottenimento di un rilevante ingiusto profitto economico. Il disegno criminoso messo in campo da due soggetti – amministratori di fatto di una società di gestione e lavorazione dei rifiuti da demolizione e terrosi, sita in Provincia di Ancona – con il concorso di altri 20 indagati, aveva posto in essere traffici illeciti di rifiuti speciali da demolizione, organici e terrosi, omettendo di provvedere alle spese di recupero e conferimento presso siti autorizzati. Abbattendo tali spese, gli indagati riuscivano ad acquisire appalti presso numerosi cantieri della Provincia di Ancona, evitando la concorrenza delle altre aziende locali. I rifiuti terrosi, giustificati come terreno vegetale da riutilizzare per la rinaturalizzazione, venivano anche occultati presso siti di cava, sospesi o pignorati. Il prelievo illegale era reso possibile anche dai mancati controlli da parte delle autorità preposte.
Per i mancati controlli risultano segnalati all’Autorità Giudiziaria un funzionario e un dirigente del Comune di Fabriano, oltre ad un funzionario della Provincia di Ancona, tutti indagati a diverso titolo per il reato di abuso d’ufficio.
ALTRI INDAGATI
Per aver consentito il conferimento di rifiuti speciali in siti non autorizzati risultano indagati anche l’amministratore di un’azienda agricola che si occupa di gestione e produzione di “compost” nel comune di Senigallia, l’amministratore di un impianto di gestione di rifiuti sito in località Colbuccaro di Corridonia (Mc), il titolare di un’impresa edile di Belvedere Ostrense (An) il titolare di un’azienda agricola a Chiaravalle e l’amministratore di una Società di gestione e lavorazione di materiali da scavo con unità operativa in Comune di Camerata Picena.
Indagato inoltre un tecnico di un noto laboratorio di analisi di Ancona unitamente a un imprenditore edile, per aver predisposto certificati di analisi falsi per trasportare rifiuti terrosi con parametri analitici irregolari provenienti da un cantiere di viale della Vittoria in Ancona, facendoli passare per rifiuti da demolizione.
Indagata una dipendente, co-amministratrice di fatto di una società di gestione di rifiuti, la quale in concorso con il responsabile legale di una società del riminese: i due hanno adottato un sistema di redazione di formulari falsi per il trasporto di rifiuti che venivano di fatto conferiti in altri siti rispetto a quelli dichiarati.
Indagati in concorso per furto ed abuso di ufficio un ex sindaco ed un attuale dirigente del comune di Arcevia per aver consentito l’escavazione e il prelievo illecito di materiale litoide presente presso una cava dell’arceviese.
Indagato anche un dipendente della discarica di Maiolati Spontini che consentiva l’accesso e il conferimento in discarica di rifiuti terrosi contaminati, fatti passare per terre vegetali utili al tombamento della stessa.
Indagato infine, sempre per falso, il titolare di un’impresa edile del maceratese che certificava falsamente le reali tipologie di rifiuto prodotto presso cantieri di sua gestione.