ANCONA – Matteo Garrone, candidato agli Oscar, arriva domenica nelle Marche. Il 1° ottobre, il regista di Gomorra e di tanti altri successi, nonché vincitore del Leone d’Argento per la migliore Regia all’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, visiterà alcune sale della regione per raccontare agli spettatori il suo nuovo film sull’immigrazione, “Io Capitano”.
Dopo la presentazione in concorso a Venezia, dove ha ottenuto un lunghissimo applauso e il meritatissimo Leone d’Argento come premio speciale per la regia, Garrone porta la sua ultima pellicola nel nostro territorio, grazie all’impegno di Fondazione Marche Cultura e Marche Film Commission.
«Matteo Garrone è uno dei grandi maestri del nostro cinema – commenta Andrea Agostini, Presidente di Fondazione Marche Cultura – Non possiamo che affiancare e sostenere preziose occasioni di confronto con l’autore come quelle che vivremo in tre sale della nostra Regione. Sono certo che saranno tre serate stimolanti».
«Promuovere i film italiani creando eventi – afferma Francesco Gesualdi, responsabile di Marche Film Commission – è la strada giusta per ricostruire un rapporto tra autori, registi e produttori con il pubblico. Lo scambio d’idee che si stabilisce in queste occasioni è anche un’opportunità per chi fa cinema, per captare i gusti del pubblico e cogliere le sensibilità degli spettatori che in qualche modo vanno appagate con prodotti di qualità. Marche Film Commission promuoverà il cinema italiano anche attraverso questi eventi, stringendo alleanze con esercenti e associazioni che vorranno seguire questa strada. Salutiamo con soddisfazione sia l’incremento delle sale che programmano il film di Garrone, sia le soddisfacenti vendite nei mercati internazionali. I buoni film, sconfiggono anche la pigrizia di chi
preferisce il divano alla sala cinematografica».
Il film – candidato italiano agli Oscar – è stato designato a rappresentare l’Italia nella categoria che premia il film internazionale alla 96esima edizione degli Academy Awards. Gli appuntamenti, domenica, saranno al Cinema Loreto di Pesaro (proiezione ore 16 e incontro con il regista alle ore 18), al Cinema Masetti di Fano (proiezione ore 17 e incontro alle 19), e al Cinema Gabbiano di Senigallia con due proiezioni (ore 18 e ore 21,15) e doppio incontro con Garrone.
Lo raggiungiamo al telefono mentre si trova in Spagna, per motivi di lavoro: «Sto girando ormai da settimane tutta l’Italia, accompagno il film, mi fa piacere farlo e l’accoglienza del pubblico mi ripaga di tutte le fatiche fatte per realizzarlo».
Garrone, che ha firmato capolavori quali “L’imbalsamatore”, “Gomorra” e “Dogman”, si racconterà al pubblico marchigiano in occasione delle proiezioni nelle tre sale dell’Acec Marche. Cosa l’ha spinto a realizzare “Io capitano” lo racconta lui stesso: «L’idea di partenza nasce dal desiderio di cercare di dare forma visiva a quella parte di viaggio che di solito si conosce ma non si vede».
«Siamo abituati da anni a vedere i barconi che arrivano, poi c’è il rituale della conta dei morti e non sappiamo molto di più. Ci si abitua a pensare che siano numeri e non si vede ciò che c’è dietro al viaggio. E quindi tutto nasce da questo desiderio di raccontare che dietro un numero c’è una persona, con sogni, famiglie, desideri e che queste persone sono disposte a rischiare la propria vita per cercare di arrivare in Europa, combattendo una ingiustizia».
Quattro testimonianze analizzate dalla regia che sono diventate una storia che potrebbe coinvolgere tutto il mondo. ˈIo Capitanoˈ s’ispira infatti alle storie reali di tanti ragazzi che hanno compiuto il drammatico viaggio di migrazione, divenuto nel mondo contemporaneo una vera e propria odissea.
Ne sono protagonisti Seydou e Moussa (interpretati da Seydou Sarr, premiato a Venezia con il Premio Marcello Mastroianni come miglior attore emergente e Moustapha Fall), che «partono da Dakar, in Senegal», per attraversare il deserto e le sue mille insidie, i pericoli del mare aperto e lo stesso essere umano, pieno di ambiguità e ipocrisia.
Il film, una co-produzione internazionale Italia/Belgio, le cui riprese si sono svolte in un arco di 13 settimane tra Senegal, Marocco e Italia, è dunque costruito come una fiaba omerica che racconta un percorso fatto di ostacoli, paure, ma anche di speranza.
Sceneggiato da Matteo Garrone insieme a Massimo Gaudioso, Massimo Ceccherini e Andrea Tagliaferri, la pellicola trae spunto da un soggetto dello stesso Garrone. Il film è già in programmazione da un paio di settimane e lo resterà ancora, ma il suo altissimo valore umanitario rende l’occasione del 1° ottobre davvero unica per confrontarsi con il regista su una tematica che sta richiamando l’attenzione del mondo intero ma che rende soprattutto l’Italia, per evidenti motivazioni geografiche, un luogo di frontiere.
«Sia dietro che davanti la macchina da presa ho avuto l’aiuto di chi ha vissuto in prima persona questa odissea». DI questa pellicola, la critica parla estremamente bene, tanto da arrivare ad affermare che la regia quasi non si percepisce.
«Per ogni film, il regista deve trovare un linguaggio più adatto a raccontare quella storia, sono scelte importanti, espressive, che poi determinano il risultato finale, ovviamente. Nel caso di “Io capitano”, ho creduto sin dall’inizio che fosse importante dar voce a queste persone e cercare di mettersi completamente da parte, provando a raccontare la loro storia come un tramite. Ho cercato di dare voce a chi voce non ha e pensavo che anche da un punto di vista espressivo fosse giusto essere estremamente semplici, far dimenticare artefici e costruzioni, per dare allo spettatore la possibilità di vivere in prima persona quella esperienza. A chi dedico questo film? Ai veri protagonisti di questa storia, i migranti».
E pensare che lui, da piccolo, voleva fare il tennista: «Ho sempre fatto tesoro della mia esperienza dello sport, che mi ha sempre aiutato molto. Sai, lo sport ti insegna a raggiungere gli obiettivi, ti dà disciplina e metodo. E quindi mi sono rimaste tante cose del Matteo che da piccolo sognava Wimbledon, ma che poi ha fatto cinema. Andare agli Oscar è come quando da ragazzino sognavo Wimbledon. C’è un parallelo tra il mio percorso da ragazzo e quello da artista. La verità è che io vengo dal liceo artistico, ho sempre disegnato e ho sempre avuto la passione per l’arte».
E sugli Oscar dice: «Sicuramente, mi ha fatto molto piacere. La candidatura agli Oscar aiuterà il film a essere visto da un numero più alto di spettatori, quindi la gioia di una candidatura si amplifica per il fatto che il film incontrerà un pubblico più ampio. È una grande opportunità per noi, per il film. Cercheremo di arrivare in America, con la speranza di riuscire a emozionare anche il pubblico americano, come qui in Italia».