ANCONA – «Aumentare l’offerta formativa, perfezionandola». È una delle priorità del nuovo preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Ancona, Mauro Silvestrini, primario della Clinica Neurologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona. Eletto il primo luglio di quest’anno alla guida della Facoltà dell’Università Politecnica delle Marche, il professor Silvestrini sottolinea che l’Ateneo dorico ha già aperto quattro nuovi corsi di laurea dedicati alle professioni sanitarie «perché sappiamo bene che c’è un grande bisogno di operatori: infermieri, fisioterapisti e logopedisti, tecnici della riabilitazione in età pediatrica».
Il preside ha spiegato che è stato ampliato anche il numero di studenti iscritti alla Facoltà di Medicina, per far fronte alla carenza di personale sanitario, evidenziata dalla pandemia. «Quest’anno accogliamo 30 studenti in più – spiega – per rispondere all’esigenza di avere più medici, vista la carenza di questa figura. Dall’anno prossimo ci stiamo organizzando per aprire un corso di laurea in Medicina Tecnologica in lingua inglese, per attirare anche studenti da Paesi esteri».
Sulle recenti proteste sollevate dai comitati studenteschi per chiedere l’abolizione del numero chiuso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia, proprio per contrastare la carenza di sanitari, il preside sottolinea che si tratta «di un problema estremamente rilevante. La mia generazione non conosceva il “termine” numero chiuso, però devo ricordare che noi abbiamo sofferto molto per la mancanza della possibilità di avere una offerta formativa adeguata».
Silvestrini fa notare che «le aule accolgono un certo numero di studenti, il personale docente vede dei numeri contingentati e la possibilità di superare questo problema non può essere una iniziativa della singola università, ma può esserlo solo nella misura in cui ci siano le caratteristiche e i presupposti adeguati per aumentare il numero degli studenti».
Ha poi rimarcato che occorre tenere conto del fatto che gli studenti «vanno seguiti anche nel loro percorso di tirocinio, quindi pensare ad una apertura senza limiti, al momento è più difficile, ma sicuramente bisogna lavorare per aumentare le possibilità di accoglienza».
Con la pandemia che ha accelerato il processo di digitalizzazione, obbligando scuole e università a ricorrere per un periodo alla formazione a distanza, su alcune tipologie di materie si potrà proseguire anche in futuro e anche a Medicina? «Sicuramente si. È una strada che abbiamo intrapreso e non abbiamo intenzione di abbandonarla. Vogliamo però fare una integrazione, perché la possibilità di essere sul malato è una esigenza imprescindibile. L’aumento dell’offerta formativa passa però anche attraverso l’erogazione di didattica a distanza, che deve essere a completamento, a supporto e a perfezionamento di quella in presenza».