Ancona-Osimo

Microplastiche nelle placche delle arterie umane: pubblicato studio anche con la Politecnica delle Marche

Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista “The New England Journal of Medicine”. Laura Graciotti e Gianluca Fulgenzi, i due ricercatori UnivPm coinvolti

Le frecce indicano le microplastiche all’interno di una cellula macrofagica che si trova nella placca ateromatosa (Foto: UnivPm)

ANCONA – È stato pubblicato oggi, 7 marzo, sulla prestigiosa rivista “The New England Journal of Medicine” uno studio coordinato dal professore Giuseppe Paolisso dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” e presidente del CIV dell’Ircss Inrca, in collaborazione con numerosi enti di ricerca italiani ed esteri, tra cui Harvard Medical School di Boston, dell’IRCSS Multimedica Milano, le Università Politecnica delle Marche (UnivPM), Sapienza e Salerno, e l’IRCSS INRCA di Ancona, che mette in evidenza per la prima volta la presenza di micro e nanoplastiche nelle placche aterosclerotiche umane, evidenziando la pericolosità di tali inquinanti per la salute dell’uomo.

Lo studio italiano è accompagnato da un editoriale della rivista che definisce la scoperta “rivoluzionaria” perché fornisce per la prima volta la prova che le microplastiche e le nanoplastiche ingerite o inalate sono associate a esiti di malattie cardiovascolari nell’uomo, indicando che le materie plastiche hanno costi sempre più elevati, ormai visibili, per la salute umana e l’ambiente.
 
Le micro e nanoplastiche, onnipresenti, attaccano anche il cuore con effetti dannosi fino ad oggi sconosciuti e mai riscontrati prima. Dopo averle trovate nell’uomo in diversi organi e tessuti, tra cui la placenta, il latte materno, fegato e polmoni, compresi i tessuti cardiaci, uno studio italiano rivela, per la prima volta, la loro presenza perfino nelle placche aterosclerotiche, depositi di grasso nelle arterie pericolose per il cuore e fornisce soprattutto prova inedita della loro pericolosità.
 
I dati raccolti mostrano infatti che le placche aterosclerotiche “da inquinamento” sono anche più infiammate della norma, quindi, più friabili ed esposte a rischio di rottura con un aumento almeno 2 volte più alto del rischio di infarti, ictus e mortalità rispetto a placche aterosclerotiche che non sono inquinate di nano-plastica. Lo ha verificato un ampio studio italiano coordinato da ricercatori dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, pubblicato sulla rivista The New England Journal of Medicine, che dimostra come le placche aterosclerotiche contengano spesso micro e nanoplastiche a base di polietilene (PE, rilevato nel 58.4% dei casi) o polivinilcloruro (o PVC, individuato nel 12.5% dei casi), due dei composti plastici di maggior consumo nel mondo, utilizzati per realizzare prodotti che vanno dai contenitori ai rivestimenti, dalle pellicole plastificate a materiali per l’edilizia.
 
Lo studio è stato condotto su 257 pazienti con oltre 65 anni sottoposti ad endoarterectomia per stenosi carotidea asintomatica. Durante tale procedura sono state rimosse le placche aterosclerotiche che sono state successivamente analizzate con metodi chimici per la quantificazione e al microscopio elettronico con una tecnica innovativa basata sulla spettrometria a raggi X per la localizzazione. Laura Graciotti e Gianluca Fulgenzi, ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche UnivPM, hanno per la prima volta identificato in maniera univoca la presenza di micro e nanoplastiche localizzandole all’interno delle placche aterosclerotiche.
 
«Uno degli obiettivi delle Università è la ricerca, fortemente collegato alla didattica e alla Terza Missione – afferma il rettore dell’UnivPm Gian Luca Gregori – il suo ruolo è determinante per il territorio e per la comunità, generando un impatto dal punto di vista sociale, economico e per la salute e il benessere delle persone. Lo studio, inoltre, mostra l’importanza della collaborazione e del lavoro, proficuo e sinergico, di ricercatrici e ricercatori di Atenei e di enti di ricerca».
 
Gianluca Fulgenzi, ricercatore del dipartimento di Scienze Cliniche e Molecolari della Facoltà di Medicina e Chirurgia UnivPM commenta: «Per la prima volta in assoluto utilizzando una tecnica innovativa messa a punto da noi, abbiamo potuto visualizzare nanoplastiche in materiale umano e localizzarle con precisione in comparti anatomici ben definiti».
 
Laura Graciotti, ricercatrice del dipartimento di Scienze Biomediche e Sanità Pubblica della Facoltà di Medicina e Chirurgia UnivPm, responsabile del centro CLEM, commenta che lo studio è stato reso possibile grazie alla nuova strumentazione acquisita dal Dipartimento con i fondi di Eccellenza e che in futuro la stessa tecnica potrebbe essere utilizzata per studi in altri comparti anatomici e/o differenti patologie, sottolineando l’importanza della scoperta per la salute umana.
 
«L’Ircss Inrca di Ancona – dichiara la professoressa Fabiola Olivieri, direttore Scientifico e professore ordinario di Patologia Generale e Clinica presso il Dipartimento di Scienze Cliniche e Molecolari della Facoltà di Medicina e Chirurgi UnivPM – si occupa da tempo dello studio del ruolo dell’infiammazione nel processo di invecchiamento e nello sviluppo delle più comuni patologie età-associate, comprese le patologie cerebro e cardiovascolari. I processi infiammatori quando cronicizzano e quindi perdurano nel tempo, possono avere effetti deleteri per la salute umana. Questo studio evidenzia per la prima volta come derivati delle plastiche possono essere individuati nelle placche aterosclerotiche che così diventano più fragili, e rompendosi, possono essere più facilmente causa di infarti del miocardio e ictus. La ricerca è stata condotta su una popolazione ultra65enne, quale quella che giornalmente vediamo all’Ircss Inrca di Ancona».        

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