ANCONA – «Sto cercando un bambino/a rigorosamente volontario/a che abbia la parotite in atto e sia residente nelle Marche (o zone limitrofe)». Recita così il post condiviso su Facebook da Fabio Franchi, il medico no vax giunto alla notorietà per le sue tesi negazioniste. Ex dirigente dell’infettivologia dell’Università di Trieste, Franchi è l’autore di Aids, la grande truffa, un libro dove ha condensato le sue teorie negazioniste sul virus.
Nel post pubblicato il 22 febbraio, il guru del no vax spiega che «si tratta di esperimento che rispetta la convenzione di Oviedo e non infrange le regole del Codice di Norimberga. Non posso spiegare più di tanto per ora. Invito al passaparola. N.b.: Non ho intenzione di fargli alcuna iniezione».
Un annuncio che ha suscitato subito un vespaio di polemiche e una dura presa di posizione da parte del mondo della medicina.
Anche l’Ombudsman delle Marche, Andrea Nobili, si è pronunciato sulla vicenda, definendo il post di una «gravità assoluta» e invocando un intervento da parte del Ministero della Salute e dell’Ordine dei Medici. «Occorre creare una sorta di cordone sanitario attorno a soggetti di questo tipo – sottolinea Nobili – perché sono pericolosi». «Tolleranza zero nei confronti di chi fa una propaganda oscurantista di posizioni pericolose per la salute pubblica e, cosa ancora più inaccettabile, chiama in causa minori come se fossero cavie».
Per il Garante «disconoscere i risultati ottenuti nella cura delle malattie infantili con i vaccini, prima di essere un’idiozia è un’aggressione alla scienza e all’intelligenza, un pericolo per la comunità e per la tutela dei nostri ragazzi. Come lo è negare l’esistenza dell’Aids e l’efficacia dei farmaci antiretrovirali, soprattutto alla luce del comprovato aumento dei casi di infezione». Nobili ha infine rivolto un appello alle famiglie chiedendo di non sposare la «causa di questo signore».
Nel testo del messaggio apparso su Facebook, Fabio Franchi afferma di non violare con il suo esperimento né la convenzione di Oviedo né il Codice di Norimberga. In base a quanto stabilisce la convenzione di Oviedo «il malato ha il diritto/dovere di conoscere tutte le informazioni disponibili su quanto proposto e deve avere la possibilità di scegliere, in modo informato, se sottoporsi a una determinata terapia o esame o sperimentazione», spiega il primario della Clinica di Infettivologia di Torrette, Andrea Giacometti. Il Codice di Norimberga, invece, proprio nel suo primo punto enuncia che la persona prima di dare il consenso deve conoscere: natura, durata e scopo della sperimentazione clinica, il metodo e i mezzi con cui sarà condotta, eventuali effetti sulla salute e sul benessere della persona, eventuali pericoli cui sarà sottoposta.
«Poiché l’autore dell’annuncio su Facebook non fornisce alcuna informazione sul procedimento che avrebbe intenzione di attuare, non viene rispettata né la convenzione di Oviedo, né il Codice di Norimberga – conclude il professor Giacometti -. Siamo mille miglia distanti dalla realtà che noi medici viviamo in ospedale, dove nessuno si permetterebbe di attuare una sperimentazione senza ottenere il permesso del comitato etico».