ANCONA – A giugno, le ore di Cig nelle Marche ammontano a 1,5 milioni: 464mila quelle ordinarie, 790mila somo le straordinarie, e 286mila in deroga. Complessivamente, si registra una riduzione del 32,95% delle ore richieste ed autorizzate: -60,9% per l’ordinaria e -26,1% per la straordinaria, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Anche se si considera il valore complessivo di ore autorizzate, nel primo semestre 2017 (10,1 milioni di ore) viene in evidenza un calo complessivo (-40,1%) comune a tutte le tipologie di cassaintegrazione.
Ecco, allora, alcune delle principali evidenze per ogni tipologia di cassa relative al primo semestre 2017.
Cig ordinaria: rispetto al primo semestre 2016 il numero di ore complessive diminuisce (-39,8%); l’unico settore a registrare un aumento è quello “chimica- gomma- plastica” dove si registra un +11,9%.
Cig straordinaria: rispetto al primo semestre 2016 il numero di ore arriva quasi a dimezzarsi; si registra un consistente aumento delle ore richieste ed autorizzate nel settore “trasporti e telecomunicazioni” (+62,2%).
Cig in deroga: rispetto al primo semestre 2016 il numero di ore diminuisce del 4,2%; stabile la CIG in deroga nella meccanica (+1,2%) ed in forte crescita nel settore della chimica (da 14mila a 37mila ore).
In tutte le province, la Cig straordinaria diminuisce drasticamente mentre per la Cig ordinaria si registrano cali diversificati, che vanno dal -63% di Ancona, al -55% di Pesaro e il -52% di Macerata. L’unica eccezione negativa è rappresentata dalle Province di Ascoli Piceno e Fermo, che l’Inps continua ad aggregare nei dati e che registra un preoccupante aumento del 76%.
«Il dato dei primi sei mesi di Cig ci consegna un quadro che certamente potrebbe far pensare ad una ripresa economica della nostra regione – dichiara Giuseppe Santarelli, segretaria regionale Cgil Marche – . Una ripresa che, però, non si traduce, per il momento, in aumento dell’occupazione. Dunque, la Cgil esprime un cauto ottimismo perché non è chiaro quanto, su questi dati, pesino i licenziamenti avvenuti negli scorsi anni e il notevole aumento del costo per le imprese nell’utilizzo della cassa integrazione. Non bisogna dimenticare che alcuni settori trainanti per l’economia regionale, come metalmeccanico, calzaturiero ed edile siamo ancora a livelli molto più alti rispetto all’inizio della crisi del 2008».