ANCONA – «Pensiamo che il blocco dei licenziamenti non possa partire finché non c’è la riforma degli ammortizzatori sociali, che dicono verrà fatta molto presto». Lo ha detto ad Ancona Francesca Re David, segretaria nazionale Fiom Cgil, rispondendo ai giornalisti a margine del confronto promosso dal sindacato di categoria per fare il punto della situazione dei metalmeccanici nelle Marche.
Un incontro al quale hanno preso parte i vertici regionali del sindacato, con la segretaria generale Cgil Marche, Daniela Barbaresi, il segretario regionale Fiom Cgil, Tiziano Beldomenico, il presidente Ires Cgil Marche, Walter Cerfeda, la ricercatrice Ires, Elisa Marchetti, e il professor Sauro Longhi, già rettore dell’Università Politecnica delle Marche e docente di Robotica presso la facoltà di Ingegneria.
«Non si può pensare ad un piano nazionale di ripresa e resilienza senza mettere al centro una soluzione alla crisi industriale – ha affermato Re David – Tutte le risorse, che sono tante e che verranno messe sono soldi pubblici, dell’Europa e dell’Italia, che produrranno anche un debito che dovranno pagare le nuove generazioni, e allora o crea lavoro buono, ambientalmente e socialmente sostenibile o se serve solo per far fare i soldi alle imprese, i soldi li mettano loro».
Secondo la segretaria nazionale Fiom Cgil, il piano nazionale di ripresa e resilienza deve «prima di tutto conservare i siti industriali che ci sono altrimenti non è credibile». Sentita in vista della scadenza del blocco dei licenziamenti per le aziende che non usano la cassa integrazione, e che scatterà dal primo luglio, Re David ha sottolineato che «la questione dei licenziamenti è abbastanza incredibile, nel senso che quelli che possono venire licenziati sono i lavoratori dell’industria, per gli altri è prorogato fino a fine ottobre».
«Si tratta quindi – prosegue – di quei lavoratori che la Cassa integrazione l’hanno sempre pagata, per questo è giusto che venga creato un ammortizzatore sociale universale e per chi non ce l’ha venga costruito, ma è insensato che venga tolto». Per Re David occorre «allargare i contratti di solidarietà per redistribuire il lavoro e la formazione dentro l’orario di lavoro. Se il Governo non ci ascolta ci mobiliteremo».
Lavoro: blocco dei licenziamenti
Sul piano proposto dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti di rivedere il blocco dei licenziamenti settore per settore per aiutare i più deboli, la segretaria Fiom afferma senza mezzi termini che «è un piano che non ha senso». Poi spiega: «Anche le aziende che vanno bene usano la cassa integrazione per riorganizzare i licenziamenti, facendo pagare ai lavoratori e alle lavoratrici il fatto di fare più profitto e non di fallire, e lo fanno ricorrendo ad uno strumento improprio, per questo insistiamo che il blocco dei licenziamenti deve durare fino alla riforma degli ammortizzatori, come per gli altri settori».
Lavoro: riforma degli ammortizzatori sociali
Sull’ipotesi di riforma degli ammortizzatori sociali, la posizione della Fiom Cgil è quella che «il Governo non debba fare da solo, dovrebbe ascoltare il sindacato, non per un fatto burocratico, ma in rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori». Secondo Francesca Re David «serve uno strumento universale, come la pandemia ha dimostrato, che copra anche i lavoratori precari, le Partite Iva, i settori che non sono coperti, anche con degli elementi di solidarietà tra lavoratori, che ritengo sia un fatto molto importante, e di fiscalità generale».
Al di là della pandemia, anche per la digitalizzazione c’è «una riduzione di occupazione, come sempre in ogni rivoluzione industriale» per questo il ruolo degli ammortizzatori sociali è quello di aiutare la ridistribuzione del lavoro. E secondo Re Davind «si può fare molto».
Vertenza Elica
Parlando della vertenza dell’azienda fabrianese Elica, che andrebbe a creare 409 esuberi con la delocalizzazione di parte della produzione in Polonia, Re David sostiene che si tratta della «dimostrazione di come una impresa, corrispondendo a interessi di mercato e problemi di struttura, è indifferente a quello che accade sul territorio. Questo è inaccettabile. È una ricchezza professionale di questo territorio prima di tutto, perché i lavoratori sono molto bravi, ed è una ricchezza industriale. Per questo pensiamo che il segnale che il Governo deve dare in modo assolutamente preciso è quello di non far chiudere le imprese, soprattutto quelle che vanno bene». La segretaria nazionale Fiom ha sottolineato che l’azienda «va bene» e produce «prodotti di alta qualità ed è radicata nel territorio. Nel distretto dell’elettrodomestico che però via via viene smantellato».