ANCONA – Siccità, cambiamento climatico e crisi energetica rendono sempre più evidente quanto l’acqua sia una risorsa fondamentale per il Pianeta, e quanto sia indispensabile evitare sprechi e gestire correttamente il patrimonio idrico che abbiamo a disposizione. Quest’anno il tema della Giornata mondiale dell’acqua, che ricorre il 22 marzo di ogni anno, si incentra sull’accelerazione del cambiamento per risolvere la crisi idrica e igienico-sanitaria. Le problematiche che si presentano durante tutto il ciclo dell’acqua, infatti, minano i progressi compiuti nel campo della salute, della lotta alla fame, dell’uguaglianza di genere al lavoro, dell’istruzione, dell’industria, dei disastri e della pace.
L’Istat ha evidenziato nel suo ultimo report che in Italia metà dell’acqua viene dispersa nella distribuzione in rete, un elemento che unito alla siccità complica la situazione. «Il tema delle perdite idriche è importantissimo, soprattutto per il settore residenziale, nella rete dell’acqua potabile, anche se questa rappresenta una frazione tutto sommato abbastanza modesta, meno del 20% di tutti i consumi idrici» spiega il meteorologo dell’Università Politecnica delle Marche Giorgio Passerini.
L’agricoltura, spiega il professore, resta il settore «che consuma più acqua in Italia, come nel resto del mondo. Occorre agire su due fronti, da un lato ridurre sprechi e perdite, dall’altro ridurre i consumi, ad esempio distribuendo acqua potabile solo per uso potabile e non ad esempio per lo sciacquone del bagno». Secondo Passerini ogni edificio dovrebbe essere dotato di più sistemi di acqua, uno per uso potabile e un altro per altri usi».
In agricoltura invece sottolinea la necessità di puntare a pratiche innovative per l’irrigazione, preferendo il sistema a goccia o con irrigazione sotterranea. «Dal punto di vista industriale – spiega – non dimentichiamo che tutte le centrali termoelettriche utilizzano l’acqua come fluido evolvente, che circola primariamente e questo vale per tutte le centrali idroelettriche e per le centrali nucleari». La strada per ridurre il consumo di acqua sono le fonti rinnovabili e in tal senso anche il mare è una fonte di energia rinnovabile ed inesauribile che si genera grazie alla spinta del vento (onde, maree).
«Il vantaggio del mare – prosegue – rispetto ad altre fonti energetiche rinnovabili quale ad esempio il solare, fotovoltaico e solare termodinamico, è che il mare agisce come una sorta di serbatoio perché tende a permanere nel suo stato più a lungo e se ci sono giornate ventose ed il mare è mosso, resterà in questo stato per diversi giorni».
Eppure nonostante sia una risorsa preziosa, il mare resta ancora «complicato da gestire. Di tutte le rinnovabili è sicuramente è la più importante, ma non credo che avrà un impiego nell’immediato, vista l’emergenza in cui ci troviamo. Dobbiamo piuttosto puntare alla conservazione dei sistemi idroelettrici, specie di quelli reversibili e sull’ottimizzazione di questi sistemi, anche attraverso il mini idroelettrico che potrebbero essere una risorsa molto importante a livello locale nelle comunità energetiche». L’attenzione va posta anche all’acqua utilizzata nei cicli produttivi di determinati prodotti industriali.
Legambiente pone l’accento sul potenziale che può avere la raccolta delle acque meteoriche in ambiente urbano e il riutilizzo di quelle reflue per l’agricoltura: «Entrambe le misure sono molto importanti perché si riferiscono ad un contesto in cui siamo consapevoli che piove sempre di meno» spiega il presidente regionale dell’associazione Marco Ciarulli.
«Le stazioni pluviometriche ci dicono che negli ultimi 20 anni nelle Marche piove sempre di meno, per cui – osserva – il recupero delle acque meteoriche è molto importante, perché permette di intercettare preventivamente quelle acque che arrivano in un tempo troppo breve per essere catturate, sia dai nostri strumenti, sia dalle nostre infrastrutture, ma anche dai terreni, dove una quantità eccessiva di acqua, scesa in poco tempo, non permette al terreno di catturarla e anzi tende a creare quei fenomeni alluvionali» come quello che ha colpito le Marche il 15 settembre del 2022.
Secondo Ciarulli i Comuni dovrebbero incentivare la abitazioni, gli uffici e i negozi che hanno intenzione di ristrutturare il proprio edificio a livello energetico e di risparmio della risorsa idrica, mentre sul fronte del recupero delle acque reflue occorre fare economia circolare delle acque reflue, ovvero di quelle già utilizzate in cucina, in bagno, in ufficio, e successivamente depurate.
«Grazie a una carica batterica sotto determinate soglie – spiega – può essere utilizzata in sicurezza in determinate colture agricole». Due misure che si integrano, osserva, alla lotta al consumo di suolo che «ha perso di permeabilità a causa della cementificazione».
Legambiente ha stilato un decalogo urbano con delle azioni utili. Tra queste l’invito ai Comuni ad elaborare regolamenti edilizi con obblighi di recupero, riutilizzo e risparmio dell’acqua; introdurre criteri ambientali minimi per migliorare la gestione idrica attraverso gli appalti pubblici; infrastrutture e tetti verdi; riuso, recupero e riciclo delle risorse idriche; ammodernamento della rete idrica per evitare le perdite di rete e gli sprechi; efficientare la depurazione delle acque reflue urbane, preziose anche perché riutilizzabili per l’agricoltura; innovazione tecnologica per il monitoraggio e la gestione delle reti idriche; rifornire i corpi idrici e i loro ecosistemi; modularità dei sistemi, garantendo opzioni multiple di risorse, trattamento, stoccaggio, convogliamento, migliorando i livelli di servizio e la resilienza dei sistemi idrici urbani; essere preparati agli eventi estremi, coinvolgendo i cittadini nella gestione sostenibile delle risorse idriche urbane e nella sensibilizzazione alla comprensione dei rischi e opportunità.