ANCONA – Falconara, il Cpr che divide: si alza il fronte dei no. Il sindaco, Stefania Signorini: «Il Comune non è mai stato coinvolto né informato di questa decisione. Siamo contrari alla sua realizzazione nell’area dell’ex caserma dell’Aeronautica, all’interno del sedime aeroportuale». La giunta falconarese appare dunque irremovibile.
La notizia della realizzazione a Falconara di un Cpr, il Centro di permanenza per rimpatri, ha suscitato clamore nella provincia anconetana. «Riteniamo che il territorio di Falconara abbia già dato in termini di strutture a servizio di tutta la regione – evidenzia il Sindaco, Stefania Signorini – Ospitiamo già una raffineria, l’aeroporto della regione, due svincoli autostradali e il futuro by-pass ferroviario, tutte attività o opere infrastrutturali che hanno comportato, comportano e comporteranno in futuro forti limitazioni e criticità nella pianificazione della città, una forte vigilanza in termini di sicurezza e di inquinamento».
«Una soluzione simile – ricorda Signorini – ha già ricevuto in passato il parere negativo dal Ministero dell’Interno, ritenendo le strutture delle caserme dell’Aeronautica troppo vicine, se non adiacenti ad obiettivi sensibili (raffineria e aeroporto), troppo piccole per lo scopo e ubicate in un’area in parte a rischio esondazione».
Prosegue ancora il primo cittadino: «La realizzazione di un Cpr rappresenterebbe l’ennesima criticità per la città, andando anche a penalizzare la riqualificazione dello scalo aeroportuale posta in essere dalla Regione stessa. Falconara sta già pagando un prezzo molto alto per il suo ruolo di servizio a tutte le Marche. Ci auguriamo che oggi e in futuro siano tenuti in maggiore considerazione il ruolo e i sacrifici del nostro territorio e dei nostri cittadini a favore di tutta la comunità marchigiana».
Cgil, Cisl e Uil ribadiscono da Falconara che «quella dei Cpr è una pessima soluzione, a Falconara come altrove. I Centri non hanno nulla a che vedere con la lotta alla criminalità. Sono anzi luoghi di vera e propria detenzione, dove si finisce in molti casi per irregolarità di tipo amministrativo che determinerebbero l’allontanamento dal territorio nazionale quali ad esempio la perdita del lavoro che determina il mancato rinnovo del permesso di soggiorno, o il rifiuto della richiesta di asilo».
«Sono luoghi degradanti – commentano le sigle – caratterizzati da continue rivolte, atti di autolesionismo, suicidi, quotidiane vessazioni e abusi, tutte ampiamente documentate dal Garante delle persone private della libertà, da associazioni e attivisti in numerosi report e pubblicazioni. Riteniamo necessario un tavolo di confronto istituzionale sul tema».
Indignazione del Pd Marche, con la presidente Chantal Bomprezzi che attacca il governatore, Francesco Acquaroli: «Ancora una volta, il presidente della Regione Marche resta sottomesso alle decisioni del governo Meloni senza nemmeno essere informato in tempo reale delle scelte che ricadono sul territorio che amministra».
«Il Cpr di Falconara – fa Bomprezzi – è l’ennesimo esempio della mancanza di progettualità e visione da parte di questo governo e della giunta regionale. Non solo viene scaricato un problema complesso sulle spalle di una comunità che già ospita infrastrutture importanti e potenzialmente problematiche, ma lo si fa senza alcun coinvolgimento delle istituzioni locali e regionali. Acquaroli, a quanto pare, non sapeva nemmeno che si stavano avviando i lavori. Questo dimostra quanto poco conti davvero il nostro presidente agli occhi del governo centrale, altro che filiera».
Poi, la bordata sulla questione cittadinanza: «C’è necessità di una riforma urgente della legge sulla cittadinanza, per favorire un’integrazione reale e non solo basata sulla repressione. Dobbiamo impegnarci per un referendum che riformi i criteri di cittadinanza, garantendo diritti e dignità a chi vive e contribuisce al nostro Paese. Non possiamo continuare a ignorare la realtà migratoria, che richiede soluzioni serie e a lungo termine. Il Pd Marche chiede che la giunta regionale prenda una posizione chiara e difenda i diritti e la sicurezza dei cittadini marchigiani, opponendosi a scelte calate dall’alto e prive di una visione di sviluppo e sostenibilità per il territorio».