Ancona-Osimo

Miniere abbandonate e inquinamento in Macedonia. Il reportage di Cristian Giulietti

Sono quattro i finalisti marchigiani della prima edizione del Reporter Day, progetto di giornalismo promosso da Gli Occhi della Guerra. Abbiamo voluto conoscere meglio i finalisti e capire la loro idea di giornalismo. Qui la prima di una sere di interviste: protagonista Cristian Giulietti di Falconara

La locandina della I edizione di Reporter Day

ANCONA- Sono quattro i finalisti marchigiani della prima edizione del Reporter Day, progetto di giornalismo senza filtri né censure, basato sul crowfunding e promosso da Gli Occhi della Guerra. Su oltre 650 giornalisti, videomaker, fotografi o semplicemente appassionati, sono 165 quelli scelti che si sfideranno in finale il 22 giugno a Milano, presentando il loro progetto ad una giuria composta da reporter, fotografi, giornalisti. Le premiazioni avranno luogo il 23 giugno alla Fabbrica del Vapore di Milano. I vincitori saranno finanziati per realizzare il loro reportage andando sul posto. Tra tutti i reporter anche quattro marchigiani: tre ragazzi della provincia di Ancona, Cristian Giulietti di Falconara Marittima, Andrea Carli di Senigallia e Alessandro Tesei di Jesi, e Andrea Spina di Ascoli Piceno. Ad ognuno abbiamo chiesto la loro idea di giornalismo. In quattro interviste diverse racconteremo la loro storia. Oggi è la volta di Cristian Giulietti, 30 anni, analista marketing. Ha studiato in Inghilterra, precisamente a Birmingham dove ha frequentato un master in giornalismo online. Cristian ha lavorato sporadicamente in alcuni giornali e il suo sogno nel cassetto è di poter raccontare storie che siano di interesse pubblico. «Mi piace presentare dati, statistiche. Voglio essere preciso e scrivere di questioni importanti per questo cerco di lavorare da freelance così da scegliere su cosa lavorare».

Come mai ha deciso di partecipare al Reporter Day?
«Vorrei entrare nel mondo del giornalismo e questo concorso mi è sembrato un buon punto di partenza».

Che genere di reportage ha proposto?
«Il mio progetto riguarda l’inquinamento e si chiama: “Tra l’incudine e il martello: le miniere abbandonate della Macedonia”. Stavo pensando di realizzare questo reportage già da un paio d’anni. Volevo farlo sui Balcani ma poi mi sono concentrato solo sulla Macedonia. Sono paesi dipendenti dall’industria mineraria, non utilizzano energie green ma fonti fossili. E così ho contestualizzato la questione ambientale attraverso un progetto. Un reportage fatto di parole, immagini, dati visualizzati su mappe e grafici per spiegare bene la situazione».

Cristian Giulietti

Come è nata questa idea?
«Mi sono incuriosito dopo aver partecipato ad una conferenza a Bruxelles. Ho incontrato persone provenienti dai Balcani e ho scoperto che i media italiani ed europei non parlano molto di questa questione. Stessa cosa la politica. Skopje è la capitale della Macedonia ed è una delle città più inquinate d’Europa per l’industria metallurgica».

É la prima volta che realizza un reportage?
«Un reportage così lungo, sì, è la prima volta».

Che effetto le fa essere tra i finalisti?
«Mi fa sentire entusiasta perché forse potrà ricominciare ad occuparmi di giornalismo».

Che idea si è fatto del giornalismo contemporaneo?
«Il giornalismo dovrebbe essere uno strumento per tenere sotto scacco i politici, per informare l’opinione pubblica e dare voce a chi non ce l’ha. In Italia i giornalisti devono fare i conti con una situazione economica difficile. In questi dieci anni, da quando ho pensato di fare il giornalista, la mia opinione è cambiata. Mi sono disilluso, e, infatti, non lavoro più in questo settore anche se il sogno di poterlo fare rimane».

Che cosa è necessario per essere un giornalista oggi?
«Il giornalista deve avere una serie di qualità e competenze maggiori rispetto a quelle richieste venti anni fa: video, multimedia, lavorare con i dati (molto sentito nei paesi anglosassoni). Deve conoscere il linguaggio web, i social media. Deve diventare il brand di sé stesso. Insomma, oggi servono più competenze ma la paga è più bassa».

Che tipo di giornalista vuole essere?
«Mi vedo più come giornalista web. La forma più interessante di giornalismo è quello investigativo, di inchiesta».

Oggi è difficile fare il giornalista?
«In Italia è difficile fare il giornalista come professione. Allo stesso tempo però è eccitante grazie all’avvento delle nuove tecnologie che permettono una continua innovazione come le app e i prodotti multimediali».