ANCONA- Nel 2020 una dozzina di minori sono stati vittima di reati a sfondo sessuale. Una dato in calo anche per via delle restrizioni del Covid visto che l’anno precedente il numero arrivava a 22 secondo i dati Istat sulle denunce penali.
I numeri tuttavia non sono sufficienti per fissare i contorni delle problematiche legate all’infanzia. Il Soroptimist Club di Ancona ha ospitato, in presenza dopo tanti mesi, Albarosa Talevi, presidente de La voce dei bambini onlus. Si tratta di un’associazione che cerca di dare voce ai bambini, alle bambine ed agli adolescenti vittime di ogni forma di violenza, occupandosi del loro ascolto, della loro cura e della riparazione dei danni subiti.
«La violenza contro l’infanzia è qualcosa di inimmaginabile poiché tocca la nostra stessa identità di adulti e ancor più quando si verifica nell’ambito famigliare poiché mette in crisi i nostri valori e l’idea stessa della famiglia come luogo sicuro ed assolutamente protettivo. In presenza di questi casi, dunque, è necessario superare le nostre paure e guardare ai fatti senza “chiudere gli occhi” per proteggerci dagli accadimenti come spesso fanno i bambini che vivono la violenza» ha detto la Talevi.
«La mission del nostro Club è combattere ogni forma di violenza e con questa tematica abbiamo voluto indagare sull’infanzia e sugli effetti che possono avere i maltrattamenti sia diretti che indiretti che bambine e bambini possono subire. Un incontro molto interessante: un segno di speranza verso il ritorno alla normalità» ha detto Antonella Daniele, presidente del Soroptimist Club di Ancona. Secondo l’Indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti nel Centro Italia il 40 minori ogni 1000 sono seguiti dai servizi sociali nel Centro Italia. Di questi ce ne sono 226 ogni 1000 sono stati affidati perché vittime di maltrattamenti.
«Spesso – ha proseguito la Talevi – bambini e adolescenti vittime di violenza anche assistita, che si ha nel caso in cui siano spettatori di violenza esercitata su altri e anche su animali, o abuso, rischiano di rimanere invisibili e ignorati: i segnali che mandano, infatti, vengono minimizzati o mal interpretati, i vari sintomi manifestati vengono decontestualizzati e spesso l’analisi dei casi si conclude con diagnosi “tradizionali” quali disturbi dell’apprendimento, dell’attenzione, di comportamenti anti sociali senza indagare sulle cause dei sintomi in parola. Una volta appurato il caso di violenza particolarmente quella assistita, gli operatori si debbono coordinare ed integrare con i Servizi Sociali e le Istituzioni che si occupano di minorenni negli interventi di presa in carico degli stessi con conseguenti attività logicamente interconnesse e ricorrenti nel tempo, quali rilevazione, protezione, valutazione, trattamento, monitoraggio e follow-up. Sono necessari, poi, interventi tempestivi riparativi, mirati e specialistici sia nei bambini vittime che nella relazione madre-bambino e importante è anche la cura degli esiti post traumatici della madre vittima diretta della violenza».