ANCONA – Il consigliere regionale Mirco Carloni è entrato nella Lega. L’ufficializzazione è stata data nel pomeriggio di ieri (24 ottobre) dal senatore e responsabile della Lega nelle Marche Paolo Arrigoni e dai membri del gruppo consiliare Zaffiri, Malaigia e Zura Puntaroni.
Un matrimonio, quello del consigliere ex Area Popolare con il partito di Salvini, quasi annunciato. Da un anno infatti stava già collaborando con il deus ex machina Arrigoni e si era schierato a fianco al partito in occasione delle recenti elezioni Europee. Ma Carloni non è stata l’unica novità della giornata, Andrea Maria Antonini, ex vice sindaco di Ascoli Piceno e consigliere provinciale del Carroccio, è stato nominato alla guida degli enti locali delle Marche con il compito di fare da raccordo tra il mondo civico, quello degli amministratori locali e il partito.
«La Lega nelle Marche è in crescita inarrestabile, continua ad aprire sedi sul territorio, ha raggiunto quota 3.500 iscritti, superando abbondantemente le 2000 tessere del 2018, e soltanto la scorsa settimana ha riempito 28 pullman per la grande manifestazione di Roma a sostegno di Matteo Salvini» ha detto Arrigoni.
L’obiettivo per le regionali 2020, nonostante ancora non ci siano nomi ufficiali, è quello di un centrodestra trainato dalla Lega e aperto ai movimenti civici, che «tuteli il mondo economico e che dia risposte ai giovani e ai tanti marchigiani delusi dalle amministrazioni del Pd che ci hanno lasciano in eredità dati impietosi sulla sanità, sulla disoccupazione e sulla ricostruzione» incalza il senatore.
«Sentiamo una fortissima responsabilità nei confronti dei marchigiani e ce la stiamo mettendo tutta per cambiare il destino di questa regione – ha concluso Arrigoni -. Per questo la nomina di Andrea Maria Antonini come responsabile regionale per gli enti locali e l’ingresso nel partito di Mirco Carloni sono due tappe decisive nel percorso di crescita e rafforzamento della Lega nelle Marche».
Cattolico, moderato e politico di grande esperienza. È così che il senatore ha presentato Mirco Carloni. E infatti la carriera politica di Carloni è iniziata quando aveva diciotto anni con la candidatura in quarta liceo nella lista di Forza Italia del comune di Fano. Successivamente era stato il candidato più votato del Pdl e nel 2015 è stato rieletto nella lista Marche 2020 e Area Popolare.
«La mia è una storia che viene dal centro, dalla cultura moderata e popolare. Ho scelto la Lega perché è la forza politica che in questo momento rappresenta il cambiamento. Dopo 5 anni in cui hanno regnato immobilismo e incompetenza, la mia è una scelta di campo molto precisa. Infatti, è il momento di stare dal versante giusto della storia, tra coloro che vogliono cambiare veramente e avere come orizzonte lo sviluppo, la sicurezza e la creazione di nuove opportunità per i nostri giovani.
«Un progetto di governo alternativo all’attuale in grado di entusiasmare i marchigiani che meritano il meglio».
«Quello che decideranno i vertici della Lega».
Come vede le Marche, punti di forza e criticità?
«In questi anni la crisi è diventata strutturale. Ventitremila marchigiani hanno chiesto l’iscrizione all’estero. E ora siamo davanti a una regione il cui declino è sotto gli occhi di tutti. Solo per fare alcuni esempi: tra il 2008 e il 2017 i redditi medi reali delle famiglie sono diminuiti del 10%. Disoccupazione, riduzione delle ore lavorate, aumento delle imposte hanno messo in ginocchio le capacità economiche delle famiglie e impoverito la classe media produttiva. Il pil pro-capite è 12 punti sotto i livelli pre-crisi e al ritmo di crescita attuale ci vorranno più di trent’anni per tornare ai valori del 2007. Rispetto al 2004, gli individui in condizione di grave deprivazione sono triplicati e sono continuati a crescere anche finita la fase più acuta della recessione. Il tasso di disoccupazione è 4 punti percentuali superiore a quello pre-crisi (2007), ma il dato più preoccupante è la disoccupazione di lunga durata. In questi anni non sono state messe in campo politiche anticicliche in grado di sostenere le imprese e le famiglie che hanno affrontato difficoltà enormi, una emigrazione senza precedenti, la stretta creditizia e la chiusura delle banche».