ANCONA – Vigile urbano accusato di avances sessuali per rilasciare permessi di residenza a donne straniere, arriva la condanna anche in appello. Quasi dimezzata però la pena. È quanto deciso nel secondo grado di giudizio per il tenente della polizia municipale Michelino Montanino, condannato già in primo grado per tentata induzione a ricevere vantaggi di tipo sessuale e violenza sessuale sotto forma di toccamenti e sfioramenti. La Corte d’Appello ieri lo ha condannato ad un anno e 5 mesi scontando quindi di un anno la pena inizialmente inflitta nel 2014 dal collegio dei giudici con la sentenza di primo grado (pari a due anni e cinque mesi). Il tenente, che oggi non è più impiegato nel corpo dei vigili urbani ma è stato delegato ad altri uffici, era finito sotto processo dopo la confidenza che una peruviana aveva fatto ad un amico vigile, collega di Montanino. La donna aveva riferito di essere stata infastidita dal tenente, durante il rilascio di un permesso. Stando alla difesa del vigile urbano però l’episodio era stato solo un equivoco in quanto quel permesso non lo aveva rilasciato Montanino.
Da quella accusa però partì una indagine che coinvolse il tenente che si è sempre dichiarato innocente. Secondo l’accusa avrebbe fatto avances sessuali a giovani straniere durante i controlli che effettuava nelle abitazioni delle stesse per rilasciare poi il via libera alla residenza, tra il 1999 e il 2009. Gli episodi contestati inizialmente erano 17 ma in primo grado è stato condannato solo per 4. Per le motivazioni della sentenza bisognerà attendere 90 giorni. Gli avvocati di Montanino, Paolo Tartuferi e Savino Donvito, potrebbero ricorrere in Cassazione.