ANCONA – Gianmarco Tamberi nuovamente sul tetto del mondo, il Gimbo nazionale con il 2.36 di Budapest scrive una nuova tappa fondamentale della sua storia personale e di quella dell’atletica italiana. L’anconetano capitano della nazionale, infatti, è oro olimpico in carica, campione europeo in carica e da martedì sera anche campione del mondo, la medaglia che gli mancava. «Pazzesco – sono le dichiarazioni di Tamberi a fine gara – e non riesco neanche a sentirmelo dire che sono campione del mondo! È una sensazione unica, riuscire a battere atleti che sembrano superiori. Quando sono entrato nello stadio ho visto quanti italiani c’erano, quanto erano carichi, e mi sono detto: “E’ la tua serata”. Sapevo di star bene, anche se domenica scorsa ho fatto una qualificazione orrenda, ma ho archiviato tutto e ho cercato quello che dico nei miei discorsi da capitano agli azzurri: credere che tutto è possibile e sognare in grande, alla fine è successo. Prima della gara ho fatto un ottimo riscaldamento, uno dei migliori della mia vita, e avrei potuto solo distruggere tutto con la mia testa. Conosco gli avversari, sapevo che poteva servire più di 2.38 per vincere. Ho cercato di essere me stesso in pedana, di rimanere concentrato, e a 2.36 mi sono reso conto che era un possibile match point. Se c’è un’opportunità, devi mettercela tutta, mi sono detto, e ho avuto l’ennesima conferma che quando conta riesco a tirare fuori la parte migliore di me».
Un traguardo altissimo, per Gianmarco Tamberi, inseguito, sognato, raggiunto con quella classe e quell’istinto innato allo show che possiede solo lui. E il giusto riconoscimento anche a papà Marco: «È bello raggiungere quello che si sogna. Mi sento ripagato di tutti i sacrifici fatti, so quanto ho investito nel mio team e questo non è uno sport individuale, se c’è un lavoro di squadra che richiede tanta dedizione. Quando si cambia guida tecnica dopo dodici anni si esce dalla comfort zone e la paura è tanta, mi sono caricato di tante responsabilità. Mio papà Marco mi ha insegnato a saltare, quello che ho fatto a Budapest è anche grazie al percorso condotto insieme a lui. Non è stato facile separarmi da lui, digerire un cambiamento del genere, non ci parliamo da tanto tempo ma è merito anche di quello che mi ha insegnato. Devo ringraziare Giulio Ciotti e Michele Palloni per come si sono approcciati a questa nuova sfida, un team affiatatissimo. Fa piacere sapere di ispirare i giovani, spingere i ragazzi ad avvicinarsi ai campi di atletica: è bellissimo, sono loro a darci la forza».
Tantissimi gli attestati di stima e di riconoscenza che sono giunti a Gianmarco Tamberi per questa nuova, incredibile impresa. Tra questi ci sono le parole di Fabio Luna, presidente del Coni Marche: «Complimenti a Gianmarco Tamberi che ai mondiali di atletica leggera di Budapest ha conquistato il titolo di campione del mondo di salto in alto, l’unico che gli mancava nel suo prestigioso palmares» ha scritto Luna sulla pagina Facebook del comitato regionale Coni. Il presidente Luna ha seguito tutta la gara dalla montagna, dove si trova per alcuni giorni di vacanza, e non ha voluto mancare nel far pervenire a Gianmarco i complimenti suoi personali e del Coni Marche, affermando che con questo successo entra definitivamente nella storia dell’atletica leggera e non solo per aver conquistato tutti i titoli nazionali e internazionali più importanti. Luna non s’è dimenticato dell’altro anconetano a Budapest: «Complimenti da estendere anche a Simone Barontini che al suo debutto in un mondiale è entrato con una bella gara nella semifinale degli ottocento metri».