ANCONA – La scomparsa di Gianluca Vialli lascia un senso di vuoto e colpisce da vicino tanti calciatori ed ex calciatori, dirigenti o semplici appassionati del mondo del calcio. A venti giorni dalla morte di Sinisa Mihajlovic giunge anche la notizia della scomparsa del campione ex Sampdoria e Juventus, indimenticato azzurro ed ex allenatore anche del Chelsea, proprio la squadra con cui aveva appeso gli scarpini al chiodo. Negli ultimi anni, tra l’altro, Gianluca Vialli era anche dirigente della nazionale, chiamato dal suo amico ed ex compagno di squadra Roberto Mancini. Ed è un altro Roberto, l’ex calciatore Roberto Ripa, di Porto Sant’Elpidio, oggi amministratore delegato dell’Ancona, a tracciarne un breve ricordo di Gianluca Vialli, da difensore che proprio con il centravanti s’era incrociato in qualche occasione.
«L’ho incontrato almeno un paio di volte in carriera – ricorda Roberto Ripa – l’ultima volta quando ero a Bari, era il campionato 1995-96 ed era una delle ultime partite della stagione, un 2-2 contro la Juventus in cui, tra l’altro, segnò anche Vialli. A fine partita andai da lui a chiedergli la maglia, che lui indossava con la fascia di capitano e lui me la diede. E mentre me ne andavo mi chiese se non gli davo la mia… Per me fu un onore e questo mi fece capire anche lo spessore di un personaggio come lui. Che, tra l’altro, concluse quella stagione alzando la Coppa Campioni con la Juventus. Poi ci siamo incontrati di nuovo, a Coverciano, qualche volta, ma di sfuggita. Ma non avevo con Vialli un rapporto diretto come ce l’avevo con Sinisa Mihajlovic, con cui ho vissuto e condiviso tante cose. Era un campione, dentro e anche fuori dal campo, da quello che si leggeva, dalle sue interviste di quando ancora giocava e anche dopo, ho sempre avuto conferme delle impressioni che avevo avuto in campo. Un uomo che ha sempre avuto dei valori che ha saputo esprimere agli altri, anche nell’ultimo anno in cui ha cercato di lasciarli alla sua famiglia. Ognuno di questi personaggi, Vialli come Mihajlovic, lascia un’impronta e una testimonianza importante, non solo nel mondo del calcio».