ANCONA – Il suo vero nome è Leonardo Celsi e la musica, lui, l’ha respirata fin da piccolo, tra le mura domestiche. Il padre, violinista, è insegnante. Così come la madre, docente di scuola superiore. Leonardo, classe 2001, è tanto umile quanto bravo. È lui che qualche giorno fa, il 1° maggio, ha portato Ancona sul palco del Circo Massimo di Roma, al Concertone della Capitale, trasmesso – come ogni anno – su Rai 3. Celsi ha frequentato le scuole medie Donatello prima di iscriversi al liceo scientifico Galileo Galilei di Ancona.
«Ho vinto il concorso 1M Next e mi sono ritrovato a Roma – dice Celsi, che in ambito musicale usa lo pseudonimo di Atarde –. Si tratta di una competizione a cui poteva partecipare chiunque. Alla preselezione, passavano in centocinquanta». Il voto del pubblico e la giuria hanno avuto l’ultima parola. Dodici i selezionati, tra cui proprio Atarde, che è riuscito ad arrivare – con il benestare dei giudici – fra gli unici tre scelti ad esibirsi sul grande palco del 1° maggio.
Alla fine, purtroppo, non è stato Leo a vincere, ma una sua collega. Certo è che Muschio ora la cantano in tanti.
Il singolo che annuncia l’uscita dell’Ep ha suonato a Roma davanti a migliaia di persone. «Muschio è il mio ultimo progetto discografico – sottolinea il cantautore –. Lo sto facendo uscire in modo singolare. L’Ep è diviso in cinque brani: finora – spiega – ne sono usciti solo tre (Muschio, Palloncini e Alba Adriatica)».
Leonardo, com’è stato suonare davanti a migliaia di persone?
«Molto divertente, anche se devo ammettere che un po’ d’ansia c’era».
Racconti…
«Siamo saliti senza aver fatto né prove né sound check. Ci siamo ritrovati catapultati davanti a una marea di gente e nel giro di un minuto abbiamo iniziato a suonare e a cantare. È stato uno choc incredibile, davvero pazzesco. Nonostante il caos del momento, l’organizzazione è stata impeccabile, è andato tutto bene, mega divertente. Non avevo mai visto un palco così grosso, soprattutto da sopra».
Qual è il suo primo ricordo legato alla musica?
«Quello di una band folk marchigiana che aveva papà quando io ero piccolo. Da lì, mi sono appassionato, avevo una piccola tastiera a casa e ho iniziato da solo. Poi, alle scuole medie Donatello, facevo percussioni e contestualmente ho iniziato a scrivere. Con impegno e tempo, è nato il mio primo progetto artistico, Atarde, nel 2020, grazie all’etichetta discografica Pezzi Dischi».
Lei è di Ancona: è legato a questa città?
«Moltissimo. In tutte le canzoni che ho pubblicato, gran parte sono state scritte a casa mia o negli studi dei vari produttori. Uno di loro è Jacopo (Millet) Mazzoni, che è un mio concittadino. E quindi anche musicalmente sono legato alla città. Poi lavoro spesso con Francesco Pecs Pesaresi, un altro autore di qua. Adoro la mia casa, il mare e il fatto che il nostro capoluogo sia una città così naturalisticamente carina e che non sia così tanto abitata al pari delle metropoli».
Luogo preferito?
«Bella domanda (esita, ndr). Se dico la Grotta Azzurra è troppo scontato?».
No…
«Però, anche il Passo del Lupo ha il suo fascino».
Ora studia?
«Sì, frequento il Conservatorio di Pescara, triennale di composizione pop/rock».
C’è un messaggio che vuole far passare?
«Più che un messaggio specifico, vorrei far passare l’idea e la volontà del divertirsi e del fare qualcosa di piacevole. Vorrei che i miei ascoltatori provassero le mie stesse sensazioni al momento della scrittura di un brano. Non c’è un messaggio politico o sociale dietro le mie canzoni. È più sulla musicalità e la poetica delle parole che voglio puntare».