Ancona-Osimo

Sorpresa, la Palinuro è arrivata ad Ancona: il nostro viaggio a bordo – VIDEO

Siamo saliti a bordo di uno dei velieri più belli della Marina Militare per documentarne la bellezza e l'imponenza. Ad accompagnarci nel tour, il comandante Samuele Mondino

La nave Palinuro ormeggiata al porto di Ancona

ANCONA – La Palinuro è arrivata ad Ancona: uno dei velieri più belli della Marina Militare è pronto per essere visitato. Si parte stasera (11 ottobre) dalle 16 alle 19.30 e poi domani (12 ottobre). Le scolaresche potranno salire a bordo dalle 9.30 alle 12.30, poi associazioni e delegazioni (14-16) e i cittadini (16-19.30). Il 13 si replica: 9.30-11.30 scolaresche, 12.15-14 buffet per le autorità, 14.30-19 per i cittadini.

Noi di CentroPagina.it siamo saliti su quella che una volta, fino alla Seconda guerra mondiale, era una nave impiegata per la pesca.

Allora, si chiamava ˈCommandant Louis Richardˈ. Poi, la Marina, a seguito della perdita della Cristoforo Colombo (consegnata all’ex Urss), acquisì nel 1950, dopo la Seconda guerra mondiale, la Palinuro (il varo è del ‘34).

Ad accoglierci a bordo, è il capitano di fregata Samuele Mondino, al comando della Palinuro da una settimana: «Siamo entrati in porto alle 8.45 e ci fermeremo fino al 13 pomeriggio, per poi fare rotta verso sud». Breve sosta a Taranto e si riparte in direzione Napoli.

«È una nave goletta di 69 metri, la cui missione è duplice, da un lato garantisce la formazione marinaresca degli allievi, che siano della scuola navale Morosini o della scuola sottufficiali. E poi, la seconda ˈmissionˈ è promuovere l’immagine della forza armata e del Paese quando la nave è all’estero, aprendosi al pubblico e mostrando i valori che vengono trasmessi agli allievi: la navigazione a vela, la passione per il mare, il fare equipaggio e il condurre la navigazione come si faceva nei secoli scorsi». Ma che differenza c’è con la Vespucci? «Sono differenti come tipologia di armo, la Vespucci è impiegata per le campagne degli allievi dell’accademia navale di Livorno, del primo anno».

E ancora: «La tecnologia è ridotta al minimo indispensabile, tutte le cime e le manovre sono fatte a mano – precisa il comandante – Non ci sono verricelli a motore, se non quello che serve per gestire l’ancora. Nella plancia, c’è ancora la parte originale, una grossa ruota del timone, che è quello originale. Il timone è totalmente meccanico, nessuna pompa o sistemi idraulici aiutano nel governo».

«La parte in ottone riporta il nome della nave, che risale al 1934 e compirà 90 anni l’anno prossimo. È di costruzione francese ed era stata pensata e costruita per fare traffico di pescato e venne impiegata per la prima parte della sua vita da una società di pesca».

Ognuno, a bordo, ha un ruolo, anzi più di uno: «Bisogna essere versatili. Oltre al comandante, c’è uno staff di ufficiali, poi ci sono i sottufficiali, i graduati e il nostromo, massimo conoscitore delle manovre a vela». A bordo, tra le 84 persone, anche donne. «L’imponente alberata conta 15 vele, lo scafo è in ferro, con lamiere chiodate, metodo di costruzione antico». Con venti sostenuti, si raggiungono anche i 9-10 nodi, altrimenti la resistenza è tanta, dato che il veliero pesa circa mille tonnellate.

Facendo attenzione alla testa, scendiamo con l’equipaggio in una zona chiamata ʻquadrato ufficialiʼ. Qui, i comandanti trascorrono momenti di relax, consumano i pasti e ricevono ospiti di un certo livello. Le due fiaccole olimpiche (‘68 e 2006) decorano le pareti, così come il tricolore e alcune lampade blu. Non tutti sanno che a bordo c’è una tradizione, la pizza della mezzanotte, «per spezzare il ritmo della guardia».