Ancona-Osimo

Nelle Marche calano le aziende zootecniche. Coldiretti: «Attività penalizzate dalla crisi energetica»

Coldiretti Marche spiega che con l'aumento delle materie prime le aziende arrivano a pagare fino a 99mila euro in più all'anno rispetto a prima

Foto di Di murasal (Adobe Stock)

Più della metà delle famiglie marchigiane ha in casa un animale da compagnia. Numeri in crescita come quelli che riguardano greggi e mandrie negli allevamenti della nostra regione anche se diminuisce quello delle aziende zootecniche. Lo rende noto Coldiretti Marche alla vigilia della Festa di Sant’Antonio Abate, Patrono degli Animali, che si celebra il 17 gennaio con la benedizione degli animali nelle parrocchie e nelle campagne. Proprio per dar seguito a questa tradizione domenica 22 si terrà a Santa Maria Nuova (Ancona) una celebrazione particolare con la benedizione del pane, dei frutti della terra, dei mezzi agricoli e degli animali. Il programma prevede messe al mattino tra le chiese della Sacra Famiglia in località Collina e di Sant’Antonio a Santa Maria Nuova mentre nel pomeriggio, in piazza Magagnini alle 15, si terrà la benedizione degli animali. Secondo la Banca dati regionale sugli animali d’affezione nelle Marche si contano 477mila tra cani e gatti ai quali si aggiungono oltre 281mila tra mucche, bufale, pecore, capre, cavalli, asini e maiali senza contare 5,6 milioni di volatili tra polli, galline, tacchini, oche, anatre e quaglie.

Rispetto a 10 anni fa la consistenza degli allevamenti (avicoli esclusi) è aumentata del 3%. Fanno parte della “famiglia” anche 200mila conigli e lepri e non mancano nelle nostre colline anche animali esotici come struzzi, emu, alpaca e lama. Sono poco più di 12mila le aziende zootecniche marchigiane. «Con l’aumento delle materie prime legato alla crisi energetica gli allevamenti sono tra le attività più penalizzate con aumenti delle spese correnti che arrivano, a seconda della tipologia, anche a 99mila euro in più all’anno secondo l’indagine del Crea. Un settore in grande difficoltà ma strategico per la tenuta del territorio, per l’economia di zone montane e svantaggiate e per prevenire lo spopolamento delle aree interne», spiega Coldiretti.