Ancona-Osimo

Neri Marcorè ad Ancona per il suo film Zamora. L’appello per il Lazzaretto: «Spero non chiuda»

L'attore, regista e imitatore ha assistito alla proiezione del suo lungometraggio, per poi soddisfare le curiosità del pubblico: «Sono per il 60% razionale e per il 40% istintivo. Non ho rimpianti, ma da ragazzino a volte dubitavo che andassi bene così»

Marcorè e la foto con i gestori del Lazzaretto

ANCONA – Lazzaretto sold out per Neri Marcorè: ˊZamoraˊ è un successo. Il suo ultimo film in cui ha debuttato come regista di lungometraggi è stato apprezzatissimo da Ancona. Marcorè è arrivato ieri (27 luglio), alla Mole, a metà proiezione all’arena cinema, confondendosi tra il pubblico e facendo foto e video.

Poi, al termine della proiezione, ha preso la parola per soddisfare le curiosità del pubblico e concedersi a strette di mano e autografi. «Non ero mai stato qui, è un posto meraviglioso – ha esordito – La sfida era quella di un film che affrontasse la vita in tutte le sue sfaccettature in chiave di commedia».

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La pellicola è tratta dall’omonimo romanzo di Roberto Perrone e ruota attorno al trentenne Walter Vismara, «un uomo che ama condurre una vita ordinata, senza sorprese. Vismara è ragioniere nell’animo prima ancora che di professione, è un contabile di una fabbrichetta di Vigevano». Da un giorno all’altro, però la fabbrica chiude e il Vismara si ritrova catapultato in un’azienda di Milano, al servizio di un imprenditore moderno e brillante, il cavalier Tosetto, che ha il pallino del calcio e obbliga tutti i dipendenti a sfide settimanali di scapoli contro ammogliati.

Walter, che considera il calcio uno «sport demenziale», si dichiara portiere solo perché è l’unico ruolo che conosce: da quel momento, per non perdere l’impiego, sarà costretto a partecipare agli allenamenti settimanali, in vista della partita ufficiale del primo maggio. Subisce così lo sfottò dei colleghi tra cui l’ingegner Gusperti, che lo ribattezza sarcasticamente Zamora, portiere spagnolo degli anni ‘30. Il ragioniere, sentendosi umiliato, escogita un originale piano per vendicarsi.

Prima di concedersi una visita al caratteristico Lazzabaretto, il poliedrico artista – attore, comico, imitatore e regista – ha lanciato un appello per lo spazio gestito da Chiara Malerba, che quest’anno festeggia il quarantennale ma che potrebbe essere alla sua ultima edizione, dato che il bando per la gestione scade proprio nel 2024: «Tutti questi ragazzi che lavorano qua e tutta questa energia se venisse persa sarebbe davvero un peccato, per usare un eufemismo. Spero che ci sia il 41esimo anno del Lazzaretto, ma anche un 50esimo e così via – il suo appello – L’importanza di trovarsi ad assistere ad uno spettacolo dal vivo insieme agli altri nutre la nostra anima, le nostre persone, a confrontarsi, ad allargare la nostra mentalità e a togliere di mezzo qualche pregiudizio. E mi auguro che questa cosa continui a vivere», ha detto, prima di concedersi a una breve intervista per CentroPagina.it.

Nel film, si sente pronunciare la frase ˊi rimpianti sono brutte bestieˊ. Chiediamo a Marcorè se abbia rimpianti. «No, non ne ho – risponde – tutto quello che alla fine ho vissuto e che ho deciso o che è capitato a prescindere da me mi ha sempre insegnato qualcosa. Non dico che sia andato tutto sempre bene o come avrei voluto, ma col senno di poi ho pensato che fosse giusto così. Quando prendi una decisione, significa che ciò che hai deciso era al tempo la cosa che pensavi fosse la migliore».

«Cosa direi al Neri ragazzino? Di continuare così, perché mi andava bene l’imbarazzo, la timidezza e il pudore che avevo, così come il fatto che in quegli anni ho imparato molto anche stando meno fuori ma più dentro me stesso: leggere, suonare la chitarra, giocare a tennis. Ho imparato molte cose che mi sono servite nella vita, e quindi gli direi ˊvai bene cosìˊ. Sai, tante volte da ragazzino sotto sotto pensavo di andare bene ma qualche dubbio ce l’avevo».

Ma com’è Marcorè nella vita vera? Più contabile dentro o più amante del rischio? «Tra le due, sono più contabile – ha riso – Una componente di rischio mi piace, ma deve essere minoritario rispetto al resto. Io sono per il 60% razionale e per il 40% istintivo».

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