ANCONA – Aveva assunto un antibiotico per curare un mal di gola, ma era andato in choc anafilattico subito dopo l’iniezione. È così che dopo due giorni di agonia è morto Nicolò Daversa il 27 enne di Falconara spirato il 9 marzo scorso. Il ragazzo aveva un forte mal di gola e per questo si era recato dal suo medico di famiglia che gli aveva prescritto un antibiotico, ma non la marca abituale, Rocefin, bensì un generico. Una volta arrivato a casa della sua fidanzata al ragazzo era stata praticata l’iniezione intramuscolo del farmaco prescritto: Nicolò si è sentito subito male «manifestando uno shock anafilattico», scrive lo Studio 3A, società che si occupa di risarcimento danni e che ha preso in carico la famiglia del ragazzo nell’ambito della complessa vicenda.
Mamma e fidanzata avevano allertato subito il 118 tentando di prestare i primi soccorsi al 27 enne. I sanitari, giunti sul posto l’hanno rianimato per quaranta minuti, per strapparlo all’arresto cardiaco, e, dopo averlo stabilizzato, lo hanno trasportato al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Torrette. Poco dopo la mezzanotte, il trasferimento a Jesi, nel reparto di Terapia intensiva, dove Nicolò è morto.
Ora i genitori invocano giustizia per il figlio e hanno deciso di lanciare un appello chiedendo una verifica sul farmaco.
Sono infatti venuti a conoscenza di altre due morti in seguito alla somministrazione dell’antibiotico generico preso da Nicolò.
Intorno a metà marzo la mamma di Nicolò è stata contatta da una signora di Cassino il cui marito era morto nel dicembre scorso proprio dopo aver utilizzato lo stesso farmaco. La donna rimasta vedova aveva presentato un’esposto in Procura e, venuta a conoscenza attraverso la stampa della morte di Nicolò, ha deciso di contattare la famiglia. È così che proprio il giorno della festa del papà, il 19 marzo, il padre di Nicolò ha firmato l’esposto in Procura, mettendo nero su bianco la sua richiesta e riportando anche di essere stato contattato dalla donna di Cassino. La Procura di Ancona ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e il PM Andrea Laurino ha iscritto nel registro degli indagati il medico di famiglia che ha prescritto il farmaco. La salma di Nicolò è stata riesumata il 26 marzo scorso per l’autopsia, eseguita dalla dottoressa Loredana Buscemi, i cui esiti però non saranno pronti prima di 60-90 giorni. Intanto i genitori di Nicolò sono venuti a conoscenza anche di un’altra morte avvenuta nel 2016 in Calabria, dove è in corso un processo.
«Vorremmo capire se ci sia stata negligenza da parte del nostro medico di famiglia nel prescrivere un farmaco così potente, che Nicolò non aveva mai assunto, senza visitarlo: la ricetta peraltro è stata intestata a me – spiega il papà del ragazzo, Antonio Daversa – Ma al di là di questo, ciò che ci preme davvero è che si vada a fondo sul Fidato (il farmaco assunto da Nicolò), perché in Italia i casi di decesso che potrebbero essere legati all’assunzione di questo farmaco sono diversi: oltre a mio figlio, c’è il signore di Cassino ma anche un 47enne deceduto in Calabria nell’agosto del 2016 e altri ancora. Chiediamo con forza al Ministero della Salute di attivarsi per sottoporre quel medicinale ad una campagna di analisi e controllo per escluderne la nocività o per verificare se vi sia stato qualche errore nella composizione di alcuni lotti: per scongiurare altri drammi. E perché la morte di Nicolò, almeno, non sia stata vana e possa servire per salvare altre vite».