ANCONA – Disoccupazione in crescita, inattivi in aumento e crisi dei distretti produttivi. È questa la pesante eredità del 2024 che volge al termine le cui ripercussioni saranno a carico del nuovo anno, denuncia la segretaria generale della UIL Marche Claudia Mazzucchelli – «politiche regionali finora non adeguate a fronteggiare la situazione. Non solo l’occupazione cala, ma cresce anche la precarizzazione del lavoro. È urgente un intervento della Giunta regionale con un piano industriale serio e condiviso che rilanci il tessuto produttivo».
I dati Istat sono impietosi. Nel terzo trimestre 2024, l’occupazione nelle Marche registra segnali preoccupanti, in controtendenza rispetto al resto d’Italia con il tasso di occupazione regionale sceso al 68,7% e una perdita di circa 18mila posti di lavoro dipendente (-3,4%). A fronte di un calo generalizzato della disoccupazione in Italia (-22,7%) e nel Centro Italia (-22,8%), nelle Marche il numero di disoccupati è aumentato del 2,2%, con un incremento significativo tra gli uomini (+7,3%). Cresce anche il tasso di inattività, che si attesta al 27,5%, con 253.000 persone inattive (+1,3% rispetto allo stesso periodo del 2023). Aumentano, invece, i lavoratori indipendenti (+13%), ma non basta a bilanciare la crisi occupazionale che si aggrava in diversi settori.
«Il settore manifatturiero, storicamente trainante per l’economia marchigiana, ormai da tempo è in evidente difficoltà – fa notare la segretaria Mazzucchelli – ha assorbito 14,6 milioni di ore di cassa integrazione nei primi nove mesi del 2024, segnando un aumento del 51,2% rispetto allo stesso periodo del 2023. I comparti più colpiti sono quelli delle calzature (+178,2%), tessile e abbigliamento (+231,2%), e chimica, gomma e plastica (+52,4%)ma anche la meccanica continua nella sua discesa con un 1,8 milioni di ore di cassa integrazione (+39,3%)».
Tra gennaio e settembre 2024, nelle Marche sono state autorizzate 15,2 milioni di ore di ammortizzatori sociali (+43,1% rispetto al 2023). La provincia di Ascoli Piceno ha registrato l’incremento più significativo (+111,5%), seguita da Pesaro-Urbino (+48,5%) e Macerata (+40%). «La crisi nelle Marche si sta concentrando nella parte meridionale della regione ma non lascia indenni gli altri territori ha sottolineato Mazzucchelli – e la situazione è aggravata dal forte aumento della cassa integrazione, che dimostra quanto sia urgente intervenire per salvaguardare le imprese, i lavoratori ma direi il tessuto sociale della nostra regione».
Anche il settore artigiano non è immune alla crisi. Il Fondo di Solidarietà Bilaterale per l’Artigianato (FSBA) ha registrato un aumento dell’80% delle ore di integrazione richieste, con un importo lordo rendicontato che, ad ottobre 2024, supera i 12 milioni di euro”. Il prossimo anno rappresenta un banco di prova importante. Una forte azione sindacale è riuscita a procrastinare la chiusura di due storici siti produttivi del nostro entroterra, già in grave difficoltà per sisma e spopolamento. Le due vertenze simbolo Beko e Fedrigoni diventano una sfida per la nostra regione che deve cambiare rotta, investendo in politiche industriali che non posso prescindere da un progetto a lungo respiro che renda strutturalmente attrattivo il nostro territorio attraverso infrastrutture, servizi e logistica adeguati – concludono dalla Uil Marche – Solo con una strategia mirata e condivisa si potrà invertire questa tendenza e garantire una ripresa occupazionale di qualità»