ANCONA – Dieci spiagge marchigiane monitorate per un totale di oltre 27mila mq. Oltre 7mila rifiuti trovati, in media 708 rifiuti ogni 100m, a Torrette di Ancona, Falconara stazione, Marzocca di Senigallia, Torrette di Fano, Sassonia di Marotta, Sottomonte Ardizio di Pesaro, Riserva naturale regionale della Sentina, Marcelli di Numana, Marina di Montemarciano e di Pedaso. Regina dei rifiuti nelle spiagge marchigiane è la plastica, che rappresenta il 92% degli oggetti trovati. Seguita poi da carta e cartone (oltre 4%), gomma (2%), vetro e ceramiche (oltre 1%) e tessili (1%). In 8 spiagge su 10 la percentuale di plastica è pari o superiore all’80% del totale dei rifiuti monitorati.
Sono questi alcuni dei dati che emergono dall’indagine di Legambiente sui rifiuti nelle spiagge monitorati nell’ambito di Beach Litter 2018. Il documento è stato presentato questa mattina, mercoledì 10 ottobre, ad Ancona nella sede del consiglio regionale. «Con questo dossier vogliamo ribadire l’urgenza di dare avvio ad azioni di prevenzione, incrementando il riciclo degli imballaggi con una nuova consapevolezza di tutti gli attori in gioco, dai cittadini ai turisti, dagli operatori turistici alle amministrazioni locali e regionali, fino ai pescatori, per mettere in atto comportamenti virtuosi per la riduzione dei rifiuti plastici e l’azzeramento della loro dispersione nell’ambiente. Una situazione del genere, infatti, non è più sostenibile. L’ingente quantità di rifiuti trovati nelle spiagge marchigiane rappresenta un problema gravissimo e un rischio concreto per la conservazione e la biodiversità del nostro ecosistema marino, per il turismo e in generale per la nostra economia», dice Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche.
Nella top ten dei rifiuti spiaggiati troviamo: i frammenti di oggetti di plastica (pezzi da 2,5 a 50 cm), non più identificabili per via della frammentazione, che sono in assoluto il rifiuto più trovato e rappresentano circa il 59% sul totale. A seguire, i mozziconi di sigarette (7%), i frammenti di polistirolo (4%), le retine per la coltivazione dei mitili (ritrovate in quasi tutte le spiagge, oltre 3%), i frammenti di carta (oltre 2%) e altri oggetti di plastica rappresentati da tappi e coperchi di bevande, bicchieri e bottiglie/contenitori per bevande. Va sottolineato che questa indagine non conteggia i frammenti più piccoli, di cui fanno le microplastiche (ovvero quelle di dimensioni inferiori ai 5 mm), che sono onnipresenti sulle nostre spiagge.
La cattiva gestione dei rifiuti urbani e la maleducazione dei cittadini sono tra le maggiori cause del beach e del marine litter (ben il 23%), ma anche pesca e acquacoltura (5%) sono responsabili del ritrovamento di molti oggetti monitorati, in particolare reti/sacchi per mitili e reti e pezzi di rete.
«Il settore della pesca è uno di quelli fortemente impattati da questo problema ma anche quello che può ricoprire un ruolo da protagonista nella grande pulizia del nostro mare, ad esempio con il “Fishing for litter” – spiega Serena Carpentieri, vicedirettrice generale di Legambiente – un’attività che consentirebbe ai pescatori di riportare a terra i rifiuti che finiscono accidentalmente nelle reti: più del 70% dei rifiuti che entrano nell’ecosistema marino e costiero, infatti, affondano e giacciono sui nostri fondali. Per questo è importante che venga approvata una legge nazionale che possa superare gli ostacoli normativi e rendere quest’attività capillare su tutto il territorio, seguendo l’esempio del successo dei progetti pilota già avviati, anche grazie a Legambiente. Dobbiamo al contempo prevenire che i rifiuti finiscano in mare, lavorando sulla corretta gestione a monte, sulla raccolta differenziata e sulla consapevolezza dei cittadini, anche alla luce della proposta di direttiva europea sul monouso di plastica, che speriamo possa essere anticipata con una specifica legge dal nostro Paese».
Nel corso del convegno, è stata presentata la legge n. 204/18 “Disposizioni regionali per favorire la riduzione in mare e sulle spiagge dei rifiuti plastici”, attraverso cui la Regione, in conformità a quanto previsto nel Prgr (Piano regionale di gestione rifiuti) del 2015, ha deciso di promuovere la riduzione della dispersione in mare delle plastiche e del loro spiaggiamento, con particolare riferimento a quelle derivanti dall’attività di pesca, e di favorire l’adozione di cicli produttivi a basso impatto ambientale. «Questa legge rappresenta senza dubbio un passo in avanti importante per la soluzione del beach e marine litter. Ora è necessario continuare in questa direzione e dare il via ad azioni concrete rivolte alla diffusione, comprensione e crescita di consapevolezza nella comunità marchigiana di un settore delicato e importante quale quello della gestione dei rifiuti marini. Per questo rivolgiamo un appello ai comuni marchigiani, chiedendo che mettano in campo misure concrete per favorire il recupero e il conferimento dei rifiuti accidentalmente pescati da parte degli operatori del mare, così come previsto dalla normativa regionale», conclude Pulcini.
«Voglio ringraziare Legambiente per il ruolo che ha avuto nel sensibilizzare i cittadini su questa tematica. I rifiuti plastici rappresentano un’emergenza non solo per l’ecosistema marino, ma anche per la nostra vita quotidiana, perché entrano direttamente nella catena alimentare – dice Andrea Biancani, presidente della Commissione Ambiente della Regione – Per questo motivo siamo molto orgogliosi di questa legge approvata nelle Marche, la prima a livello nazionale che prevede queste misure. Abbiamo anche scritto una lettera al Ministro, per far sì che anche a livello nazionale venga approvata una legge».
I riconoscimenti
Al termine della conferenza, sono state consegnate delle menzioni speciali “Amici del Mare” ai volontari gITAteam per l’impegno volontario a difesa del mare e l’adozione di un tratto di costa, alla Cooperativa Blue Marine Service per l’impegno nella ricerca e innovazione di progetti a difesa del mare, al ristorante PesceAzzurro di Fano come “ristorante plastic free” per aver eliminato l’utilizzo della plastica dalla propria attività e alla Marina dei Cesari di Fano e al Circolo Nautico di San Benedetto del Tronto per la disponibilità ad ospitare tecnologie innovative per contrastare la presenza della plastica in mare. A questo proposito, LifeGate, punto di riferimento in Italia sulla sostenibilità, quest’anno ha lanciato il progetto LifeGate PlasticLess, un’iniziativa realizzata in collaborazione con Poralu Marine e Seabin Project, che si propone di ridurre la plastica nei mari e di promuovere l’economia circolare. Tra le soluzioni concrete offerte dal progetto di LifeGate, quella per la salvaguardia dei nostri mari che prevede l’installazione nei porti dell’innovativo dispositivo Seabin in grado di catturare oltre mezza tonnellata di rifiuti plastici all’anno, comprese le microplastiche fino a 2 mm di diametro e le microfibre fino a 0,3 mm. Grazie al sostegno di Whirlpool EMEA, il progetto è entrato nella sua fase operativa anche nelle Marche con la messa in opera da settembre di due Seabin nel Marina dei Cesari di Fano (PU) e nel Circolo Nautico Sambenedettese di San Benedetto del Tronto (AP).