ANCONA – Oggi, 2 novembre, è il giorno dei morti. Come rendere consapevoli i bambini della morte? E soprattutto: è giusto avvicinarli a questo argomento? Ne abbiamo parlato con la psicologa anconetana, Gloria Trapanese.
«La morte – dice la psicologa – è un tema spesso doloroso e difficile da accettare e da affrontare. In primis per gli adulti, perché è sovente considerato un tabù per noi. Quindi, spiegare la morte ai bambini spesso mette i genitori davanti a grandi paure. Sicuramente non è un compito semplice da affrontare e non esiste una regola su come e quando farlo».
«Certamente – fa l’esperta – il giorno dei morti è un’occasione per dare maggior valore a questa ricorrenza e per far comprendere ai piccoli che la morte fa parte di una fase naturale della vita. Il tema della morte e del lutto associato è un tema molto difficile e imbarazzante e genera spesso un senso di impotenza, dei sentimenti complessi difficili da tradurre in parole. Ma arriva il momento in cui in famiglia si affronta questa tematica con dei bambini». Vuoi perché muore un nonno, vuoi perché ci lascia un animale domestico.
«Sa – riflette la dottoressa Trapanese – spesso si rimane stupìti di come i bimbi siano già a conoscenza della morte: la si vede nei cartoni animati, la si legge nelle fiabe, magari ne prendono consapevolezza perché un animale domestico viene a mancare. E quindi loro si trovano esposti al concetto di morte senza rendersene conto. Anche se spaventa dover affrontare questa tematica, ciò che risulta vincente è la sincerità».
È questa, per lei, «la strada più semplice da intraprendere. Dire bugie non rende meno spaventoso l’argomento. Anzi, lo renderà ancora più un tabù portando i bambini a fantasticare e a costruire fantasie inesatte. Se ci troviamo di fronte a una domanda posta dal bambino a cui non abbiamo risposta, semplicemente basterà dire ˊNon ho la risposta alla tua domandaˊ. Sì a sincerità e chiarezza».
E attenzione: «Ogni bimbo vive una fase di sviluppo diversa al livello cognitivo. Più si è piccoli, più sarà necessario fornire spiegazioni molto semplici e brevi. La psicologia evolutiva ci parla di tre fasi in cui la comprensione della morte è diversa: la fase pre-scolare durante la quale i bimbi tendono a considerare la morte come qualcosa di reversibile; la fase tra i 5 e i 9 anni, in cui la maggior parte di loro comincia a realizzare la morte come definitiva. E poi, da ultimo, la fase che termina con l’adolescenza, in cui la morte viene considerata irreversibile e inizia ad essere chiaro che un giorno questo evento riguarderà tutti, anche loro».
«Ciò che è importante fare non è tenere all’oscuro il bimbo della perdita di un proprio caro. Pensiamo ad esempio ai nonni, che soprattutto in questo momento sociale hanno un ruolo davvero importante nella vita dei bambini. È necessario che il ragazzino venga reso consapevole affrontando l’argomento sempre in linea con la fase di sviluppo evolutiva. E una volta affrontata la questione con parole semplici e chiare, è importante anche mostrarsi accoglienti e rassicuranti davanti ad eventuali dubbi e domande, angosce e paure. La morte può portare a sentimenti di forte sofferenza. È normale, si può soffrire – commenta Trapanese – Nascondere la propria sofferenza, quella di un genitore che sta affrontando anche lui un lutto, non aiuta il bambino. Che deve capire che la morte può provocare sofferenza e disagio».