Ancona-Osimo

Omicidio Cameyi, il processo slitta ancora: nessuna notifica all’imputato in Bangladesh

Dodici anni fa il delitto. Nel 2018 a Porto Recanati vennero ritrovati porzioni del cadavere della 15enne. Lo scorso aprile la prima udienza in Corte d'Assise. Oggi un nuovo rinvio

La foto di Cameyi Mosammet e dietro la mamma Fatema, a casa, in attesa di notizie
La foto di Cameyi Mosammet e dietro la mamma Fatema, a casa, in attesa di notizie

MACERATA – Ancora un rinvio. Dopo 12 anni dalla morte della 15enne Cameyi Moshammet, slitta ancora il processo a carico del suo presunto assassino, l’allora fidanzatino 20enne della vittima. Monir Kazi, bengalese oggi 32enne, infatti, da anni si trova nel suo Paese d’origine e non è stato raggiunto dalla notifica della fissazione dell’udienza preliminare a suo carico così oggi l’udienza è stata rinviata al 29 marzo del prossimo anno in vista di una nuova notifica da effettuare attraverso il Consolato.

L’avvocato Luca Sartini

La vicenda è quella di Cameyi Moshammet, la minorenne scomparsa da Ancona il 29 maggio del 2010. Il giorno dopo il padre ne denunciò la sparizione e scattarono le indagini: dall’analisi dei tabulati telefonici venne fuori che la mattina del 29 maggio l’allora fidanzato Monir andò a prendere Cameyi e insieme andarono verso l’Hotel House. Ad attestarlo ci sono le immagini delle telecamere della stazione ferroviaria di Porto Recanati e gli stessi telefonini della coppia che agganciarono la cella che copre la zona dell’Hotel House. Alle 12.54 però il telefono di lei si spense e da quel momento della 15enne non si seppe più nulla, come se fosse sparita nel nulla. Nel frattempo, dal 2011 di Monir Kazi si persero le tracce, nel 2015 la Procura di Ancona archiviò l’indagine aperta a suo carico per sequestro di persona, poi più nulla sul caso per altri tre anni.

La svolta arrivò il 28 marzo del 2018 quando a Porto Recanati in un campo poco distante dall’Hotel House dove all’epoca della scomparsa di Camey viveva Monir, furono ritrovati dei resti umani. Da due denti recuperati nel terreno battuto palmo a palmo dagli investigatori il consulente della Procura riuscì a comparare il Dna con quello dei familiari di Cameyi riscontrando che appartenevano alla 15enne. Per Monir, che da tempo è in Bangladesh a Charkamarkandi Neloke Bundur, si aprì un nuovo fascicolo per omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere (quest’ultimo è ormai prescritto).

L’avvocato Marco Zallocco

A quel punto l’accelerazione: fu fissata l’udienza preliminare a carico del 32enne, il giovane venne rinviato a giudizio e ad aprile scorso fu fissata la prima udienza in corte d’Assise a Macerata. In aula c’erano tutti: la mamma Fatema Begum e i fratelli Jisan, Asik e Sajid che si sono costituiti parte civile con l’avvocato Luca Sartini, e l’associazione Penelope Marche costituita anch’essa parte civile con l’avvocato Marco Vannini. Ma il difensore d’ufficio, l’avvocato Marco Zallocco, sollevò un’eccezione: non risulterebbe che l’imputato sia a conoscenza del procedimento a suo carico. Un’eccezione vagliata dai giudici che accertarono come nel 2019 Monir Kazi avesse ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini attraverso l’ambasciata italiana in Bangladesh. Il problema sarebbe nato dopo, l’imputato infatti, non avrebbe ricevuto le successive notifiche per cui il procedimento è regredito all’udienza preliminare. Questa mattina (presenti in aula la mamma e i fratelli della vittima) ancora un rinvio. Se ne riparla a marzo.

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