ANCONA – Nessuna sentenza ma solo una nuova perizia psichiatrica che dovrà accertare se Antonio Tagliata era in grado di intendere e di volere. È quanto deciso oggi dalla Corte d’assise d’appello sul 20enne accusato del duplice omicidio di via Crivelli avvenuto il 7 novembre 2015 e già condannato in primo grado a 20 anni di carcere. Il gup Paola Moscaroli aveva ritenuto il giovane colpevole di omicidio volontario plurimo premeditato, aggravato dalla parentela delle vittime con la ex fidanzata, figlia dei coniugi che ha ucciso a colpi di pistola, Fabio Giacconi e Roberta Pierini. Lo stesso giudice non aveva tenuto conto di una precedente perizia, effettuata dal professore Vittorio Melega, che aveva riconosciuto, nel processo di primo grado, la seminfermità mentale di Tagliata.
La Corte d’assise d’appello ha accolto invece oggi l’istanza presentata dalla difesa, sostenuta dall’avvocato Manfredo Fiormonti, che ha richiesto l’integrazione di una nuova perizia. L’incarico verrà conferito il 29 novembre allo psichiatra specializzato in neuropsichiatria infantile Giovanni Battista Camerini.
In aula era presente anche Tagliata, tornato poi al carcere di Castrogno, nel teramano, dove è recluso. «È in uno stato di profonda sofferenza», ha commentato l’avvocato Fiormonti.
Ad inizio udienza, la Procura ha chiesto alla Corte d’assise d’appello di escludere le attenuanti generiche per Tagliata concesse in primo grado.
Effettuata e consegnata la perizia verrà fissata la prossima udienza che potrebbe aprire scenari nuovi sulla condanna del giovane. Per la figlia dei coniugi uccisi, condannata a 16 anni in appello per concorso nel duplice omicidio, si attende il verdetto della Cassazione fissato per il 7 novembre, a tre anni esatti di distanza dall’uccisione dei genitori che erano contrari alla storia sentimentale con il 20enne.