ANCONA- La droga trasportata da dei corrieri viaggiava da Torre Annunziata, in provincia di Napoli, a bordo di pullman, altre volte in auto o in treno, fino a giungere ad Ancona. Stroncato dai militari del nucleo operativo e radiomobile della Compagnia Carabinieri di Ancona, uno dei canali di approvvigionamento di cocaina e hashish proveniente dalla Campania. L’ “Operazione Dorica”, coordinata dal procuratore di Ancona Dr.ssa Elisabetta Melotti ha preso avvio nel giugno 2015 ed ha permesso di sgominare un gruppo criminale costituito da soggetti per lo più campani, dedito al traffico di sostanze stupefacenti con asse diretto Torre Annunziata – Ancona. Ieri sono stati arrestati i quattro fulcri del gruppo riusciti a creare una fitta rete di spaccio con un ingentissimo volume di affari. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse nei confronti dei fratelli Domenico e Pietro Marasca di 40 e 43 anni, del cognato Michele Miranda, 50 anni, torrese ma residente a Castelferretti e dipendente di una municipalizzata, e di Salvatore Cataldo, 48 anni.
L’operazione è stata illustrata dal comandante della Compagnia di Ancona Fabio Ibba e dal tenente Francesco Masile alla guida del Norm. Nel corso delle indagini, tra le province di Ancona, Pesaro Urbino e Verona, sono state arrestate in flagranza di reato 22 persone, l’ultimo ieri sera. Sono stati sequestrati circa 33kg tra cocaina e hashish per un valore sul mercato di almeno 2-3milioni di euro. Le indagini hanno preso avvio nel giugno 2015 a seguito di una denuncia per estorsione per il mancato pagamento di una partita di droga. A capo del gruppo ci sarebbero i fratelli Marasca. I due, insieme al cognato Michele Miranda che aveva il compito di ragioniere e reclutatore di acquirenti e magazzinieri, si occupavano della provincia di Ancona. Lo stupefacente veniva depositato presso i “magazzinieri” designati, prima di essere venduto a spacciatori locali per la successiva vendita al dettaglio.
Erano stati individuati due magazzinieri. Inizialmente il titolare del forno Totta a Montemarciano, diventato una centrale di smistamento dello stupefacente. La droga veniva venduta all’interno dei prodotti da forno. Con l’arresto nell’ottobre 2015 da parte dei carabinieri del titolare e di un cliente, i fratelli Marasca avevano individuato un secondo magazzino, a Chiaravalle, a casa di una parrucchiera, arrestata il 5 marzo 2016. Ad occuparsi invece dell’area di Fano, Salvatore Cataldo. I corrieri della droga venivano reclutati a Torre Annunziata. Erano persone insospettabili, a volte coppie di coniugi, pronte a rischiare per un centinaio di euro al mese. I viaggi con cocaina e hashish avvenivano all’incirca due volte al mese e a seconda della distanza o della quantità da far recapitare, i corrieri viaggiavano in treno, in pullman, con partenza da Pomepei e arrivo a Castefidardo, o in auto. In quest’ultimo caso, i fratelli Marasca precedevano la vettura con il carico di droga per “bonificare” l’area, ovvero per verificare posti di blocco e dare informazioni al corriere.
Gli incontri per l’acquisto dello stupefacente avvenivano in luoghi all’aperto. I due fratelli erano presenti ad ogni consegna. Controllavano da lontano che negli scambi di droga e denaro filasse tutto liscio. Si avvalevano di metodi violenti per il recupero dei soldi, gli acquirenti avevano timore. Per incastrare il gruppo, i carabinieri si sono avvalsi di intercettazioni ambientali, di intercettazioni telefoniche, dell’installazione di gps su autovetture e di pedinamenti in borghese. Il gruppo utilizzava delle accortezze per non essere scoperto, come un linguaggio in codice per parlare di droga: lavori di imbiancamento, compravendita di autoveicoli per intendere la tipologia di stupefacente e la sua quantità. Oppure, se si trattava dell’arresto di uno dei basisti “questa persona si è sentita male ed è arrivata l’ambulanza”. Per precauzione, Domenico Marasca quando partiva per Ancona lasciava il suo cellulare a Torre Annunziata.
Il gruppo campano probabilmente aveva scelto Ancona in quanto Domenico Marasca, nel 2012 detenuto nel carcere di Montacuto per droga, aveva allacciato dei contatti. Inoltre aveva scontato i domiciliari a casa del cognato a Castelferretti e quindi aveva potuto sondare il terreno. Dopo l’arresto della parrucchiera, il gruppo si è trovato senza magazziniere e deposito. Nell’ultimo anno quindi, sono state fatte consegne estemporanee, direttamente all’acquirente. Probabilmente il gruppo stava provando a riorganizzarsi ma sono scattate le manette. Nel corso dell’operazione sono state eseguite sette perquisizioni domiciliari.