ANCONA – Il raddoppio del collegamento ferroviario Orte-Falconara, la bonifica del sito di interesse nazionale (SIN) di Falconara, la messa in sicurezza delle opere d’arte colpite dal sisma e del sentiero che attraverso il Passo del Lupo conduce alla spiaggia delle Due Sorelle, sono alcune delle 170 opere pubbliche prioritarie da realizzare secondo il dossier Green New Deal di Legambiente.
L’associazione ha infatti realizzato un elenco certosino, suddiviso per regione e per tipologia di intervento – messa in sicurezza, bonifica, trasporti, infrastrutture – di opere grandi, medie o piccole che consentirebbero agli italiani di vivere meglio. I criteri adoperati per la loro selezione sono quelli dell’utilità per i cittadini e i territori, del miglioramento della sicurezza sismica, idrogeologica e sanitaria, dell’innovazione nel sistema della mobilità, di un minore consumo delle risorse naturali e di materia, della transizione energetica.
Nelle Marche, tra le opere prioritarie da realizzare, per quanto riguarda i trasporti, l’associazione indica il mancato raddoppio del collegamento ferroviario Orte-Falconara, che crea non pochi problemi non solo per le Marche e l’Umbria ma per tutto il traffico merci e passeggeri del centro Italia e del Nord-Est. La realizzazione di tale opera «rappresenterebbe un’alternativa al traffico stradale tra Roma e le Marche, la Romagna e il Veneto, oltre a essere importante per le aree interne. In particolare, la tratta che va da Posto di Movimento 228 (situato tra Fabriano e Albacina) a Castelplanio, costituisce parte integrante della direttrice, quasi interamente a un solo binario. Il raddoppio della tratta prevede un intervento per circa 21 km, realizzati in gran parte in variante di tracciato in galleria e in parte in affiancamento al binario esistente». È fondamentale, inoltre, «come investimento sulle ferrovie a scopi sociali, turistici e ambientali, il recupero delle stazioni ferroviarie marchigiane non presenziate, soprattutto quelle vicine alle linee delle ciclovie regionali sparse sul territorio, in modo da far decollare l’auspicata intermodalità treno+bicicletta».
Altra opera indicata come prioritaria per la nostra regione è la messa in sicurezza delle opere d’arte colpite dal sisma. Dei 13.247 beni mobili complessivamente recuperati, anche grazie al lavoro delle squadre di volontari specializzati di protezione civile di Legambiente in rete con le autorità competenti, solo 1.467 infatti si trovano in due depositi gestiti dal Mibact. Uno è la Mole Vanvitelliana di Ancona, che ospita 1.421 beni, l’altro è il Forte Malatesta di Ascoli Piceno di proprietà del demanio dato in concessione al Comune di Ascoli Piceno, sede del Museo Civico che ospita i restanti 46 beni. «Gli altri 11.780 pezzi – spiega l’associazione – sono collocati in “altri depositi o luoghi di ricovero”, per esempio “conventi annessi alle chiese danneggiate”, luoghi non tutti adeguatamente attrezzati per assicurare la massima sicurezza ai beni salvati, prestare un adeguato intervento di restauro né per essere aperti alla visita di cittadini, studenti e turisti. Organizzare alcuni depositi innovativi, fruibili e aperti al mondo della ricerca, del volontariato, del lavoro e del turismo, possibilmente nelle aree più prossime al cratere, può rappresentare un salto di qualità nella gestione e nella risposta agli eventi sismici in un Paese ad alto rischio e un grande volano di sviluppo per una sana economia basata sulla valorizzazione delle ricchezze locali».
«Da troppi anni», inoltre per Legambiente, «le aree contaminate delle Marche attendono l’avvio del percorso di bonifica necessario per riconsegnare quegli spazi alle comunità e rendere i territori sani e più competitivi. Ciò vale per i siti di interesse regionale (i SIR come la SGL Carbon, l’ex Fim di Porto Sant’Elpidio e la foce del Chienti) che per il SIN di Falconara Marittima. La contaminazione principale dell’area è dovuta alla presenza di idrocarburi leggeri e pesanti, metalli pesanti, MTBE e IPA, sia nel suolo che nella falda. Per quanto riguarda quest’ultimo, nel 2006 il Ministero dell’Ambiente ha assegnato per la bonifica del Sito oltre 3,2 mln di euro. Nonostante proclami, visite di squadre tecniche del Ministero, annunci di avvio delle operazioni di bonifica e bonifiche a singhiozzi, a oggi questa grande opera di bonifica è ancora ferma».
E ancora, tra le opere prioritarie per le Marche, vengono citati nel dossier: la realizzazione di nuovi impianti di riciclo, primi tra tutti quelli per il trattamento anaerobico dell’organico, «per non vanificare gli sforzi fatti per aumentare la raccolta differenziata, migliorare le performance di gestione dei rifiuti sul territorio regionale e diminuire l’uso di metano fossile»; la messa in sicurezza del sentiero che attraverso il Passo del Lupo conduce alla spiaggia delle Due Sorelle, «chiuso dal 4 maggio 2005 a causa di un’ordinanza del sindaco di Sirolo per la fragilità della falesia e non ancora ripristinato».
Il dossier individua anche 11 emergenze nazionali in attesa di risposte concrete. «Vista la crisi climatica e i limiti di bilancio è necessario scegliere le priorità, e cambiare metodo perché finora si è agito sugli effetti senza prendere di petto le cause. Gli interventi che mettiamo in evidenza sono coerenti con la lotta ai cambiamenti climatici – dichiara Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche – farebbero aumentare la qualità della vita, recuperare ritardi nelle infrastrutture, produrre un salto di qualità nella modernità. Per questo ci auguriamo che i governi nazionali e regionali sblocchino al più presto queste opere prioritarie e che superino con determinazione gli ostacoli che ne impediscono la realizzazione.
Accanto alle opere utili, in vista delle elezioni regionali, ci appelliamo alla politica affinché punti con coraggio, coerenza e convinzione anche sulla ricostruzione post sisma, soprattutto dopo l’ultimo “stop” alla raccolta delle macerie. Inoltre è urgente intervenire sul futuro dei parchi, svalutati dalla recente perdita della certificazione CETS e che necessitano di una importante riforma che permetta di adeguarli alle sfide dei cambiamenti climatici, e sulle Aree Marine Protette del Conero e del Piceno, attualmente eliminate dall’agenda politica. Solo così potremmo rendere le Marche più attraenti, competitive e sostenibili e dare risposte concrete al territorio».