ANCONA – Un vero e proprio grido d’allarme quello partito dall’Organismo Congressuale Forense (OCF) che mira a salvare la giustizia delegittimata, paralizzata, indifesa.
«L’Ordine degli Avvocati di Ancona e tutti gli altri Ordini della Regione sono pienamente concordi con quanto sintetizzato dall’OCF – ha detto Maurizio Miranda, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Ancona – e più volte, anche pubblicamente, abbiamo sottolineato le problematiche afferenti le criticità della macchina giudiziaria, soprattutto in occasione del fenomeno epidemiologico ancora in corso che ha mostrato la necessità di profonda attenzione da parte del Governo al ‘pianeta Giustizia’. Tuttavia – ha aggiunto – nel Distretto della Corte di Appello di Ancona il rapporto con la magistratura è franco e corretto e non ravvisiamo situazioni tali da doverci far temere per l’esercizio delle peculiarità dell’avvocatura. Restano sempre vive le criticità sollevate a proposito della pianta organica del personale, rese ancor più evidenti dalla crisi dovuta al Covid-19».
Secondo il Presidente Miranda «la questione va analizzata anche nel breve periodo: c’è bisogno di ritrovare un po’ di normalità anche nelle modalità di gestione delle udienze che, a causa del periodo emergenziale, divergevano tra un Ufficio Giudiziario e l’altro e questo sicuramente non ha semplificato l’attività degli Avvocati».
«Non è stato facile – insiste il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Ancona – anche nella fase 2 gestire la celebrazione dei processi, si pensi alle ipotesi – tutt’altro che rare – di procedimento in cui sia coinvolto un numero elevato di soggetti».
Il funzionamento della macchina della giustizia richiede l’apporto di molteplici professionalità e si è dovuto tenere conto delle tante sfaccettature che tale connessione comporta, considerato che per alcuni Uffici come quelli del Giudice di Pace, non è attivo il processo telematico con conseguente impossibilità di poter beneficiare delle facilitazioni date dai sistemi informatici.
«In questo periodo – spiega Miranda – è stato fondamentale il lavoro dell’Organismo Congressuale Forense nonché dell’Unione Forense delle Marche, per i quali è doveroso ringraziare il componente regionale Avv. Francesca Palma del Foro di Fermo, che hanno funzionato entrambi come spunto di idee e di riflessioni e soprattutto come punto di riferimento per condividere quanto accadeva nelle singole realtà territoriali nel tentativo di raggiungere la maggiore uniformità possibile nella gestione della fase emergenziale all’interno dei Tribunali. Nel lungo periodo – ha concluso – non è più differibile una riforma alla cui predisposizione siano chiamati a partecipare anche gli Avvocati che, in forza di espressa previsione costituzionale, sono garanti della corretta tutela dei diritti in favore di tutti i cittadini».
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Di seguito il testo della nota stampa dell’Organismo Congressuale Forense adottata anche dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Ancona
I diritti degli Italiani e del nostro sistema produttivo sono bloccati e in ostaggio dei Tribunali sostanzialmente inattivi, nel pieno di una crisi senza precedenti che sta mettendo drammaticamente in luce e aggravando i problemi atavici della nostra Giustizia.
L’Avvocatura Italiana, sin dall’insorgere della pandemia, ha avvertito della necessità che, nel rispetto delle differenze territoriali imposte della pandemia, si assumesse comunque un piano straordinario generale e unitario di messa in sicurezza della Giustizia, che evitasse la sospensione indefinita dei processi. Le scelte assunte hanno invece prodotto centinaia e centinaia di prassi diverse, che hanno reso incomprensibile l’esercizio delle attività giudiziarie e che comunque non ne hanno consentito una reale ed effettiva ripresa: cosicché oggi, a distanza di oltre tre mesi dalla sospensione avvenuta il 7 marzo scorso e a oltre un mese dalla presunta ripresa, nelle aule dei nostri tribunali si celebrano pochissimi giudizi, e i diritti dei Cittadini e delle imprese restano in attesa, ostaggio di scelte inadeguate e dello stato in cui si trovavano già prima dell’emergenze le strutture in cui si svolgono le attività giudiziarie che l’OCF sta denunciando da lungo tempo).
Anche le recenti misure adottate dal Parlamento e dal Governo per una piena ripresa delle attività giudiziarie dal 1° luglio suscitano profonde preoccupazioni, in quanto sta prevalendo l’orientamento che esse non consentano più l’utilizzo delle modalità alternative predisposte per la fase 2, con le quali erano state programmate le udienze per il mese di luglio: cosicché, nella attuale impossibilità di tenerle con modalità ordinaria (in mancanza di un adeguato piano di sicurezza) vi è il serio rischio che ne derivino rinvii generalizzati: cosicché tali misure, anziché consentire la ripresa, aggraverebbero i problemi in corso. Il modo adeguato per ridare alla Giustizia il ruolo e la dignità che le spettano, a sostegno di un Paese che sta ripartendo in tutti gli altri settori, è quello di consentire la concreta e materiale apertura dei Tribunali, con un piano di interventi che, pur nel rispetto delle esigenze sanitarie, consenta la ripresa a pieno regime – anche nelle sedi – delle attività giudiziarie, in modo effettivo e concreto per la tutela dei diritti di tutti e a sostegno della ripartenza del “sistema Italia”.
Occorre un piano straordinario per la messa in sicurezza delle attività e degli edifici giudiziari che comporti
1- Modalità di risoluzione delle criticità disposte direttamente dal legislatore e d all’amministrazione centrale per lo svolgimento delle attività giudiziarie in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, con la previsione unitaria delle misure speciali per i territori in cui sia più alto il rischio di contagio
2- L’assunzione di una norma di legge, anche a mezzo di decretazione d’urgenza, che consenta lo svolgimento delle udienze con le modalità già previste nei relativi provvedimenti di fissazione
3- L’immediato stanziamento di adeguate risorse per la Giustizia e per la messa in sicurezza degli edifici giudiziari
4- La dotazione di adeguati strumenti informatici, di linee a banda larga e di personale tecnico di supporto per gli uffici giudiziari, per lo svolgimento in sicurezza delle attività da remoto
5- Aumento del fondo di dotazione del patrocinio a spese dello Stato per la difesa degli strati deboli della nostra società
Presidiamo le istituzioni giudiziarie, chiedendo un intervento incisivo e immediato del Governo per la riapertura dei nostri Tribunali, e monitoriamo l’effettività della ripresa delle attività giudiziarie, pronti a organizzare forti iniziative di protesta nazionale nel caso in cui ciò non avvenga. La Giustizia è una funzione essenziale dello Stato, per la nostra vita e per i nostri diritti, non possiamo lasciarla morire come sta avvenendo in questi giorni.