ANCONA – Anche la giustizia anconetana prova a ritrovare un po’ di normalità e da lunedì 18 maggio, alle ore 9, la segreteria dell’Ordine degli avvocati di Ancona riaprirà al pubblico come stabilito a livello nazionale, salvo diverse indicazioni da parte degli organi di Governo.
«L’attività non si è mai interrotta perché la nostra segreteria ha lavorato in modalità smart working evadendo le richieste che provenivano dai colleghi» dice il presidente del consiglio dell’Ordine Maurizio Miranda. «Da lunedì 18 maggio la segreteria sarà aperta al pubblico, ma entrando uno alla volta e senza creare assembramenti, con l’obiettivo di tutelare la salute sia dello staff che dei colleghi».
Anche il tribunale riaprirà le aule da martedì 12 maggio e riprenderanno le udienze. Negli ultimi due mesi si è proceduto alla trattazione dei processi urgenti cercando di prediligere modalità telematiche di svolgimento dell’udienza al fine di non fermare completamente la macchina della giustizia.
«Nonostante tutto, non si è potuto evitare il rinvio di un elevato numero di procedimenti, soprattutto civili, ritenuti privi del carattere di urgenza» spiega l’avvocato Miranda. «Ciò comporterà un ritardo a catena nella definizione dei procedimenti che è stimabile in almeno 6-8 mesi, da aggiungersi all’ordinario tempo necessario per la definizione, già notoriamente non breve».
Per quanto riguarda la possibilità della celebrazione delle udienze mediante scambio di scritti, dunque in maniera documentale, ovvero mediante videoconferenza, l’Avvocatura ribadisce che tali modalità procedimentali devono essere caratterizzate dalla temporaneità connessa al momento che stiamo attraversando. La sacralità dell’Udienza è un momento irrinunciabile per qualsiasi forma di processo che vede proprio in tale momento il massimo della sua celebrazione e, salvo i casi in cui l’attività di Udienza sia veramente limitata a mere formalità, «ritengo che nessuna videoconferenza possa sostituire la funzione dell’Aula, soprattutto per quanto riguarda la trattazione dei procedimenti penali», ha affearmato il presidente dell’Ordine degli Avvocati.
La giustizia riparte da vecchi e nuovi problemi. «Ad Ancona ma non solo viviamo una profonda crisi per la carenza di organico – ha detto Miranda – che ha creato ritardi e che è diventata ancor più cronica in questo momento storico. L’emergenza pandemica ha spostato l’attenzione ovviamente su altri aspetti e fermato il dibattito politico, i cui toni si erano notevolmente alzati intorno alla Giustizia, ma non abbiamo mai cessato di auspicare il completamento delle piante organiche nel tempo più breve possibile».
«Dopo aver vissuto e spero superato un’emergenza mondiale mai vista, auspico – insiste Miranda – che per il mondo del diritto possa nascere una stagione nuova e che riforme scellerate come quelle della prescrizione, contro la quale ci siamo battuti strenuamente, possano essere riviste. La giustizia necessità di una riforma complessiva che può essere scritta solo con il contributo di tutti gli attori coinvolti, a partire dagli avvocati, e senza dimenticare la funzione primaria che la stessa svolge nel definire il concetto stesso di Stato e di civiltà».
Negli ultimi giorni si è molto discusso circa la necessità per la Magistratura di rivalutare, visto il nuovo quadro sull’emergenza Covid, i provvedimenti di scarcerazione di detenuti in alta sicurezza o al 41 bis dopo la pubblicazione della lista di ben 376 esponenti della criminalità organizzata che hanno ottenuto i domiciliari. Si ha notizia dell’approvazione di un decreto ministeriale contenente nuove norme sulla revisione dei presupposti per la concessione di provvedimenti di scarcerazione dei detenuti per reati di mafia, terrorismo o criminalità organizzata. «Ho seguito il dibattito sui media ed è un tema molto serio che afferisce a numerosi aspetti delicati» commenta l’avvocato Miranda. «Il mio auspicio è che un approfondimento così delicato non si riduca a una strumentale polemica politica ovvero all’introduzione di veti provenienti da una sola parte del processo – che si troverebbero in conflitto con il principio costituzionale del giusto processo – ma che si pensi sempre alla tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione».