OSIMO – C’è un quadro elettrico con gli interruttori di accensione apposto su una parete alla base della torre del palazzo comunale di Osimo dove ci sono i reperti archeologici e tante altre bellezze storiche cittadine da ammirare, un muro che ha vincoli di tutela e che invece pare un muro da cantiere. La polemica è scattata nel pieno del Natale da parte dello scrittore Carlo Nardi, residente del centro storico. Il consigliere comunale delle Liste Civiche Stefano Simoncini ha annunciato di aver depositato un’interrogazione in merito per fare chiarezza sulla vicenda: «Si chiede di sapere il motivo dell’installazione del predetto quadro elettrico e perché non è stato trovato un luogo diverso; chi ha materialmente istallato il quadro elettrico inserendo tappi per fissaggi e chiodi che hanno deturpato il meraviglioso paramento murario di epoca romana, se per tale installazione è stato reperito il parere della soprintendenza per i beni culturali, se l’amministrazione intende denunciare all’autorità competente l’accaduto e agire nelle sedi opportune per il risarcimento del danno; per quanto tempo tale installazione sarà collocata in tale contesto tutelato dalle norme sui beni culturali; quali iniziative intende adottare l’amministrazione al fine di riparare il danno subito e restaurare gli elementi deturpati».
Nel dibattito che poi si è innescato sui social si è infilata anche l’archeologa Francesca Fei: «Quei quadri elettrici sono stati attaccati a un paramento murario tutelato dallo Stato e di indubbia importanza per la storia di Osimo, senza citare tutte le norme che vietano un intervento di questo genere. E’ obbligatorio evitare qualsiasi opera a forte impatto visivo che impedisce la visione completa dei manufatti storici. I monumenti antichi non sono opere “morte” e immutabili: si possono adattare ai tempi senza cancellarne il loro aspetto originario, grazie a nuove modalità agili e attuabili, per aggiungere scopi più moderni alle loro antiche funzioni. È necessario però concordare gli interventi con la Soprintendenza, che non è uno spauracchio o un rallentatore di attività, ma l’istituzione che tutela le nostre preziose testimonianze del passato e che ci accompagna nel conservarle. Se questo “allestimento” invece risultasse essere definitivo, credo che l’Ispettore onorario per la tutela dei beni monumentali di Osimo, che non conosco, provvederà senz’altro a segnalarlo». Anche l’architetto Manuela Francesca Panini, presidente del Fai Ancona, ha detto: «La conseguenza grave aldilà dell’azione che non doveva essere compiuta, è che dai fori creati può entrare acqua che sfalderebbe la pietra generandone il collasso».