Ancona-Osimo

Trapianti, storie di buona sanità agli Ospedali Riuniti di Ancona

Dall'ospedale regionale di Torrette, racconti di vite che rinascono: una mamma ha donato un rene al figlio e, nella notte della vigilia di Natale, l'equipe diretta dal professor Marco Vivarelli è stata protagonista di un vero e proprio miracolo

L'ospedale regionale di Torrette, ad Ancona

ANCONA – Una mamma ha donato un rene al figlio e una moglie si appresta a fare altrettanto per il marito, mentre nella notte della vigilia di Natale l’equipe diretta dal professor Marco Vivarelli è stata protagonista di tre trapianti. Di storie di buona sanità ce ne sono molte all’Ospedale regionale di Torrette, una struttura ricca di eccellenze e di medici di primo livello, che sono valsi alla Regione Marche il piazzamento ai vertici del panorama sanitario nazionale nell’ambito dell’ultima classifica di “Italia Oggi” (leggi l’articolo).

Tra queste eccellenze il Centro Regionale Trapianti Marche, coordinato dalla dottoressa Francesca De Pace, che proprio a metà del mese di novembre scorso aveva raggiunto quota mille trapianti (leggi l’articolo) in poco più di 13 anni di attività.

Un vero e proprio miracolo, quello compiuto durante la notte di Natale dai chirurghi dell’equipe guidata dal primario della Clinica di Chirurgia Epatobiliare, Pancreatica e dei Trapianti, Marco Vivarelli, che hanno eseguito un espianto e un trapianto d’organo multiplo. Fegato e reni sono stati prelevati da un donatore di Pesaro e trapiantati su tre pazienti marchigiani che in questo modo hanno visto cambiare la loro esistenza: un bel regalo sotto l’albero di Natale per queste persone che soffrivano già da tempo. Circa ottanta i professionisti coinvolti nell’intervento, tra chirurghi, nefrologi, anestesisti, infermieri e medici del blocco operatorio.

Proprio nella giornata di lunedì 2 gennaio un altro trapianto: questa volta il fegato è arrivato da Perugia, da un uomo di 70 anni deceduto all’Ospedale di Città di Castello ed è stato prelevato salvando la vita ad un altro paziente ricoverato a Torrette.

Foto d’archivio

Un’altra bella storia da raccontare è quella di un ragazzo marchigiano in attesa di diplomarsi, al quale la madre ha donato un rene, assicurandogli un’esistenza normale e la possibilità di iscriversi all’Università come da lui sempre sognato, evitando di dover iniziare la dialisi. Protagonista del trapianto di rene da vivente il professor Andrea Ranghino, primario della Clinica di Nefrologia, Dialisi e Trapianto di Rene proveniente dalle Molinette di Torino e ad Ancona da circa un anno, dove ha deciso di fermarsi portando in pochissimo tempo il reparto a livelli altissimi. L’intervento, eseguito nel febbraio 2018, è il primo trapianto di rene da vivente realizzato a Torrette con tecnica mini invasiva. «Il trapianto ha funzionato fin da subito consentendo le dimissioni del paziente dopo circa due settimane dall’intervento – spiega il primario – La donatrice è stata dimessa dopo circa una settimana in ottime condizioni cliniche. Ad oggi sia il paziente che la madre stanno bene ed in particolare il rene trapiantato gode di buona salute».

Il professor Andrea Ranghino

«Pochi giorni prima di Natale ho incontrato il giovane paziente in occasione di un controllo ambulatoriale di routine – racconta il professor Ranghino – Mi ha parlato dei suoi studi universitari raccontandomi che stanno andando bene e di essere contento della Facoltà che ha scelto. Il fatto di avere restituito al paziente la capacità di progettare il proprio futuro indipendentemente dai problemi di salute, rappresenta per il sottoscritto e per tutta l’equipe medica e infermieristica coinvolta nel programma di trapianto da donatore vivente, un motivo di grande soddisfazione e ci induce a lavorare ancora più intensamente per selezionare nuove coppie per il trapianto da vivente».

Sono oltre 500 le dialisi evitate all’Ospedale Regionale di Torrette proprio grazie al trapianto di rene, a partire dal 2005, quando è stato attivato. Il trapianto prima della dialisi non solo evita l’impatto negativo di questo trattamento sulla qualità di vita degli ammalati, ma si associa anche ad una sopravvivenza maggiore rispetto al trapianto eseguito dopo l’avvio della dialisi. «Il trapianto renale rappresenta la cura migliore per il paziente con insufficienza renale cronica in stadio terminale perché aumenta la sopravvivenza e la qualità della vita rispetto alla dialisi – spiega il professor Andrea Ranghino – Purtroppo non tutti i pazienti affetti da insufficienza renale cronica possono essere sottoposti al trapianto per motivi tecnici, ad esempio per problemi vascolari che rendono impossibile eseguire l’intervento chirurgico o per malattie infettive-neoplastiche che controindicano la terapia immunosoppressiva necessaria per evitare il rigetto del rene trapiantato. Pertanto, la dialisi per questi pazienti rimane l’unica terapia possibile».

Il trapianto di rene può essere eseguito sia da donatori deceduti sia da viventi, solitamente consanguinei o familiari, ma «i reni trapiantati da donatori viventi – precisa il primario – hanno una sopravvivenza potenzialmente maggiore rispetto a reni da donatori deceduti per vari motivi incluso quello di non soffrire a lungo dell’assenza di ossigeno come avviene per quelli derivati da donatori deceduti».

«La stretta collaborazione con l’equipe della Chirurgia epato-biliare e dei trapianti diretta dal professor Marco Vivarelli – prosegue Ranghino – ha consentito di proporre il prelievo del rene dal donatore vivente con tecnica chirurgica mini-invasiva che si associa a minori tempi di degenza post-operatori del donatore oltre che un minor impatto estetico in termini di cicatrici post-chirurgiche. Nel programma di trapianto da donatore vivente sono stati inoltre coinvolti l’equipe Anestesiologica della Divisione di Rianimazione diretta dalla dottoressa Elisabetta Cerutti responsabile anche del programma di trapianto renale da donatore deceduto e i Colleghi Urologi della Clinica di Urologia diretta dal professor Andrea Galosi».

Dopo un anno dal suo arrivo ad Ancona il primario si appresta a scrivere un’altra pagina di buona sanità per le Marche: una moglie sta per donare un rene al marito che così vedrà la sua vita riprendere la normalità.  L’intervento è in programma per fine gennaio e sarà sicuramente un altro successo.