Ancona-Osimo

Ospedali Riuniti, Caporossi: «Vogliamo ridurre i tempi di attesa al Pronto Soccorso del 40%»

Il “Lean Management” è un percorso di riorganizzazione dei processi che riguarda il Pronto Soccorso, Oncologia, Ematologia e Radiologia

Nella foto da sin.: Aldo Salvi, Michele Caporossi e Rossana Berardi
Nella foto da sin.: Aldo Salvi, Michele Caporossi e Rossana Berardi

ANCONA- Ridurre i tempi di attesa del 40% per i pazienti che si rivolgono al pronto soccorso. È questo l’obiettivo che gli Ospedali Riuniti intendono perseguire entro la fine del 2018. Ciò potrà avvenire attraverso il “Lean Management”, un percorso di riorganizzazione dei processi che riguarda oltre al Pronto Soccorso anche Oncologia, Ematologia e Radiologia con il supporto trasversale della farmacia. Gli Ospedali Riuniti hanno avviato questa opera di razionalizzazione dei processi interni grazie alla partenership con Roche Italia. Si tratta di un nuovo progetto di riorganizzazione per migliorare la qualità delle prestazioni nei servizi a cittadini e a pazienti, e per ridurre i costi di gestione. Dopo una fase di formazione del personale, prende avvio la fase operativa.

«Avevamo promesso nel piano strategico un “Lean Management” cioè un management snello. Si tratta di fare in modo di semplificare i percorsi dei pazienti, migliorare la risposta, abbattere le attese e quindi abbattere gli sprechi attorno all’accessibilità- dichiara Michele Caporossi, direttore generale Ospedali Riuniti-. Dopo una fase formativa per gli operatori, mettiamo in campo per Oncologia, Ematologia, Radiologia e Pronto Soccorso un processo di semplificazione con l’obiettivo di arrivare, ad esempio per il Pronto Soccorso, da qui a un anno all’abbattimento dei tempi di attesa per i pazienti del 40%. Ciò potrà avvenire anche attraverso novità dal punto di vista tecnologico. Il Pronto Soccorso sarà dotato nei prossimi mesi di una nuova Tac Revolution mentre l’attuale Tac del PS sarà spostata presso la radiologia centrale. Gli spazi radiologici del PS saranno risistemati con il recupero di una nuova sala ecografica così da poter contare su due postazioni e non più una. Infine, la diagnostica RX sarà sostituta con una nuova macchina RX COGOA. Per quanto riguarda gli accessi al Pronto Soccorso nel 2017 sono stati quasi 57mila. A questi vanno aggiunti i 25mila che arrivano dal Salesi quindi gli accessi sono circa 80mila. La vera criticità sono i codici bianchi che non devono rivolgersi a noi ma alle altre strutture sanitarie».

Dal 2014 al 2017 gli accessi al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Torrette sono aumentati, passando da 47.363 del 2014 ai 56.877 del 2017. Incremento significativo è rappresentato dai codici bianchi: da 2.807 del 2014 a 8.436 del 2017. Rispetto al 2016, lo scorso anno i codici rossi sono aumentati del 25,74%, i gialli del 13,66%, i verdi dell’1,67% e i bianchi del 2,77%. Dal 2016 al 2017 l’incremento totale degli accessi è del 4,75%.  Aumentano gli accessi al Pronto Soccorso e aumentano anche i tempi medi di attesa. Nel 2015 la media era di 62,22 minuti, nel 2016 di 81 minuti, nel 2017 di 87,46 minuti. Per i codici rossi il tempo di attesa è pari a 0, per i codici gialli nel 2015 i pazienti hanno dovuto aspettare mediamente 23,51 minuti, nel 2016 21,13 minuti e nel 2017 27,33 minuti. Per i codici verdi il tempo medio di attesa nel 2015 era di circa 76 minuti, nel 2016 di 85 minuti e nel 2017 di 116,48 minuti.

«In questi anni, dal 2014 in poi, c’è stato un progressivo incremento degli accessi al Pronto Soccorso. Incremento che è stato soprattutto a carico dei codici critici, rosso e giallo. In particolare a gennaio di questo anno abbiamo visto un ulteriore incremento dei codici rossi, siamo arrivati al 40% rispetto al gennaio 2017. È un indicatore della tendenza del 2018. Abbiamo anche visto che i codici verdi e bianchi sono aumentati del 10% circa. Questo dato è da tenere sotto sorveglianza perché potrebbe in qualche modo vanificare la funzione e la riorganizzazione del pronto soccorso- spiega il dott. Aldo Salvi, direttore Sod Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza-.

il dott. Aldo Salvi, direttore Sod Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza

Per ridurre i tempi di attesa agiremo su due aspetti dell’attività di Pronto Soccorso. Il primo è sul processo vero e proprio che riguarda l’arrivo del paziente, il triage, la visita, le varie consulenze e la dimissione. Agiremo trasformando l’attesa in un momento utile per il paziente potenziando le attività al triage: facendo fare esami e prescrivendo radiografie. In questo modo il paziente arriva dal medico con i referti. Quindi, mentre il paziente aspetta, i dati saranno processati e disponibili quando arriva alla visita medica. Con questo sistema i vari operatori agiscono sul paziente in serie e non in parallelo, cioè contemporaneamente e non uno di seguito all’altro eliminando, quando possibile, i tempi di attesa. Il secondo aspetto è la diffusione dell’attività nell’ospedale nei momenti di sovraccarico. Un esempio in questo senso sono le fast track: il paziente dal triage viene inviato dallo specialista quindi sarà potenziato il numero di specialisti. Infine, la Tac veloce riduce i tempi per le radiografie e in radiografia ci saranno due nuove postazioni per l’ecografia».

«Presso la Clinica Oncologica lo scorso anno, abbiamo assistito ad un notevole incremento delle persone che si sono affidate alla struttura. Gli accessi sono stati oltre 13mila in regime di Day Hospital, 667 ricoveri sui 20 posti letto di degenza ordinaria, 2.402 prestazioni di genetica oncologica con un incremento del 281% negli ultimi due anni e oltre 6mila visite ambulatoriali. È evidente che dietro numeri così grandi ci sono altrettanti pazienti e famiglie a cui dare risposte- afferma la dott.ssa Rossana Berardi, Direttore Sod Clinica Oncologica-. Un progetto come questo ci aiuta a migliorare la nostra capacità di accoglienza. Il beneficio più grande che ne deriverà, sarà quello di razionalizzare la nostra attività e le nostre risorse al fine di trattare sempre al meglio i pazienti. Non si può ridurre la spesa farmaceutica non trattando i pazienti ma occorre trattare i pazienti con le migliori opzioni terapeutiche disponibili».