ANCONA – È notizia delle ultime ore che il Comitato tecnico scientifico (Cts), in vista del nuovo Dpcm che entrerà in vigore dal 6 marzo, starebbe pensando a qualche alleggerimento in ottica sportiva. In particolar modo le palestre, dopo mesi di forti strette, potrebbero iniziare a rivedere la luce. Il diktat, comprendendo l’importanza dello sport per i cittadini, dovrebbe essere quello della priorità agli sport individuali, poi quelli di squadra e solo alla fine quelli di contatto.
Entrando nello specifico delle disposizioni, nella prima fase delle riaperture in palestra si potrà accedere soltanto per le lezioni individuali mantenendo la distanza tra le persone a non meno di 2 metri. Sarà obbligatorio inoltre sanificare i luoghi, la struttura, gli attrezzi e i materiali. I tappetini dovranno essere propri oppure soggetti, anch’essi, a sanificazione. Inoltre, negli spogliatoi non si potranno lasciare indumenti utilizzati per l’attività fisica e resterà interdetto l’uso della doccia. Resta sempre previsto l’obbligo di mascherina. Queste indiscrezioni potrebbero trovare conferme ufficiali nei prossimi giorni ma non sembrano soddisfare gli addetti ai lavori.
«Chi fa queste ipotesi non è del settore»
Non le manda a dire Stefano Falcicchio, gestore delle palestre Corpus 2 e 3 ad Ancona: «Voglio capire la fattibilità di queste ipotesi. Far entrare una persona alla volta è infattibile, non si riuscirebbe a capire chi ha priorità, verrebbero fuori dei problemi di gestione enormi. Sarebbe auspicabile fissare un numero massimo e inserire delle prenotazioni, così è tutto campato per aria. Dal mio punto di vista ritengo che siamo messi peggio di prima, chi ipotizza queste regole non è del settore e sta dimostrando di non conoscere la realtà delle palestre».
Non manca un auspicio per il futuro: «Noi eravamo pronti da giugno, avevamo speso soldi e ci hanno fatto chiudere senza un vero motivo parlando solo di rischi focolai. Serve un tavolo di confronto con chi vive la realtà quotidianamente e ha delle competenze. Sono ottimista ma la vedo dura perché i ristori sono stati inadeguati».
«Per la normalità c’è ancora da attendere»
Claudia Catena, impiegata presso l’Athlon di Falconara, analizza razionalmente la proposta del Cts: «Mi sembra un mezzo contentino per far contente le piccole strutture che lavorano molto con i gruppi individuali. Lezioni di gruppo non potranno esserci e sono quelle a fare la differenza nel bilancio di una palestra. La sessione individuale, tra l’altro, ha un costo per le persone e l’unico aspetto positivo è quello di andare incontro alla bella stagione sfruttando così lo spazio esterno».
E ancora: «Per la normalità c’è ancora da attendere parecchio tempo, non so se riusciremo ad ottenerla prima di settembre-ottobre. Ormai è un anno che stiamo chiusi subendo delle strette abbastanza grosse. Siamo arrivati a sperare nel vecchio protocollo, la gente è stanca e ha bisogno di muoversi per liberare la testa».
«Costretti ad adattarci e reinventarci»
Giorgio Molari, personal trainer ma anche massofisioterapista, mette in luce un altro aspetto: «A livello economico i problemi non sono mancati ma la normalità va riconquistata perchè è troppo importante dopo un anno del genere. Le palestra stanno soffrendo un’orrenda gestione del sistema con dei ristori che non sono stati sufficienti a prevenire i danni che si sono venuti a creare».
A livello personale qualcosa è cambiato: «La voglia di rilanciarci ci ha portato a cambiare anche la tipologia del nostro lavoro. Personalmente ho iniziato a seguire giocatrici di beach-tennis per crearmi nuove opportunità. Ci siamo dovuti adattare e reinventare perchè l’online, da solo, non poteva più bastare. L’outdoor è fondamentale, così come lo è l’attività di massofisioterapia e di riabilitazione. Sono ottimista in quanto credo che dopo questa batosta quando riapriranno le palestre non chiuderanno più. C’è troppo bisogno di sport».