ANCONA – «Si stanno infettando anche persone che hanno ricevuto una o due dosi di vaccino, qualcuno anche tre, ma la maggior parte è non vaccinata. La situazione non è sfuggita di mano e, salvo eventi anomali, dobbiamo proseguire sulla strada intrapresa, quella della vaccinazione». A rassicurare a fronte del balzo di contagi e ricoveri che sta interessando il Paese, è il professor Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
Le Marche sono entrate in zona gialla dal 20 dicembre, insieme a Liguria, Veneto (dal 18 dicembre) e provincia autonoma di Trento, raggiungendo Friuli Venezia Giulia, Calabria e la provincia autonoma di Bolzano che erano già in questa fascia di rischio.
Il virologo sostiene che la fase di incremento della curva dei contagi «potrebbe proseguire fino a gennaio, per poi iniziare a decrescere, al netto ovviamente di un eventuale impatto della variante Omicron, un ulteriore elemento che si inserisce sul quadro attuale». In ogni caso «l’effetto di ciò che stiamo vedendo nella fase attuale è dovuto ancora alla variante Delta», che l’anno scorso era stata responsabile della terza ondata pandemica ed ora della quarta.
Nelle Marche proprio ieri – 20 dicembre – sono stati individuati dal Laboratorio di Virologia degli Ospedali Riuniti di Ancona, i primi due casi di variante Omicron, in due campioni provenienti uno dalla provincia di Ancona e l’altro dalla provincia di Ascoli Piceno.
Ma che effetto potrà avere questa nuova variante? «Difficile fare previsioni per ora, ma la situazione epidemiologica dei Paesi in cui si è sviluppata è molto diversa dalla nostra: in Sudafrica, dove la variante è divenuta prevalente, solo il 25% della popolazione è vaccinata contro il virus». A questo il virologo aggiunge anche i casi di infezione da Hiv presenti in quei Paesi, che rendendo i soggetti immunocompromessi, hanno consentito al virus di avere una facile presa.
Se al momento la variante Omicron sembrerebbe essere «molto trasmissibile, ma presumibilmente meno patogena», a preoccupare è il crescere delle infezioni in Italia come anche nel resto d’Europa. In ogni caso, facendo un raffronto con il quadro dei mesi scorsi a parità nel numero di infezioni – periodo di riferimento il marzo scorso – nel nostro Paese «il numero dei morti si aggirava intorno ai 900 al giorno, mentre adesso siamo a poco più di 100 (tra vaccinati e non vaccinati, ndr). Segno che il vaccino protegge. Chiaramente al crescere delle infezioni può esserci anche un aumento del numero assoluto delle persone che possono avere necessità di ricorrere alle cure ospedaliere».
Sulla capacità protettiva dei vaccini contro la variante Omicron si attendono risultati, ma al momento sembra essere garantita «dalle tre dosi».