ANCONA – Sono passati dieci mesi dall’insediamento di Daniele Silvetti a presidente del Parco del Conero e dall’inizio del nuovo corso di un Ente Regionale che ha significativamente posto in equilibrio il rapporto conservazione/tutela ambientale con la valorizzazione delle attività produttive/promozionali del territorio.
Presidente è tempo di bilanci?
«I bilanci si fanno alla fine del mandato mentre noi abbiamo appena gettato le basi per il Parco del prossimo decennio. Il 2022 sarà un anno particolarmente importante, ricco di appuntamenti e con un grande obiettivo».
Grande obiettivo, quale?
«Far sì che gli anconetani si riapproprino del “valore” Parco. Lo vivano, se ne sentano parte, ne condividano le opportunità ambientali e sappiano trarre le giuste risposte. I cittadini anconetani devono diventare i primi ambasciatori di un Area protetta tanto vasta quanto ricca per i suoi mille habitat, il patrimonio storico, per tradizione agricola oltre che per l’altissimo livello dell’offerta turistica. Pensiamo che non solo la baia di Portonovo ma anche il Passetto, le Grotte, la falesia fino a Pietralacroce sono parte integrante del Parco. Inoltre c’è una progettualità mirata che coinvolge le frazioni di Ancona all’interno del Parco».
Vuole anticipare qualcosa?
«Intendiamo contribuire alla riqualificazione dei borghi disseminati in quel cinquanta percento di territorio che detiene il Comune di Ancona. È ferma intenzione dell’Ente Parco creare la “Casa del Parco” magari recuperando proprio la scuola di Varano ormai chiusa da anni utilizzandola come punto di raccordo per le guide, allestire aule didattiche con laboratori di ortobotanica e potenziare la politica dell’educazione ambientale facendo conoscere ai turisti le realtà naturali, storiche ed archeologiche che vi convivono. Sarà non solo un progetto rivolto alla frazione interessata ma anche uno snodo strategico che aiuterà gli anconetani ad avere un Parco più fruibile».
Perché finora l’amore tra il Parco del Conero e gli anconetani non è ancora sbocciato?
«Non è proprio così. La popolazione che vive l’Area protetta è particolarmente articolata e diffusa a secondo delle proprie attitudini ed interessi ma ciò che ancora manca risiede nella scarsa o cattiva percezione di un Parco regionale che si materializza nel suo confine a nord dalla grotta azzurra e quindi praticamente nel cuore della città. Quello di comprendere il capoluogo di Regione nel proprio territorio è un primato che condividiamo con pochissimi».
Come pensa di riuscirci?
«Portando il Parco ad Ancona. Intendo dal punto di vista delle iniziative, della comunicazione e del baricentro politico istituzionale. Stiamo studiando alcune novità che coinvolgeranno dalla primavera all’estate fino all’autunno almeno tre generazioni di cittadini compresi tutti i turisti che frequentano il territorio. Siamo al lavoro con le scuole di ogni ordine e grado per incentivare percorsi conoscitivi e di fruizione; con la Soprintendenza archeologica regionale e l’Università Politecnica delle Marche per tanti progetti di ricerca, tutela e valorizzazione come quello del progetto “Archeopaesaggio del Conero” di cui abbiamo recentemente presentato l’applicazione 3D per fruire del patrimonio archeologico. Siamo al lavoro con le 4 amministrazioni comunali di Ancona, Numana, Sirolo e Camerano con le quali abbiamo stretto un cartello politico-amministrativo per intercettare risorse comunitarie che arriveranno nelle Marche e riprogettare servizi, strumenti e le modalità di accesso dell’intera area che oggi supera i 6 mila ettari. Percepisco una certa aspettativa da parte di molti osservatori e cercheremo di non tradire le attese».
Questo parco è per il 53% agricolo: per questo settore cosa bolle in pentola?
«Abbiamo approvato all’unanimità, in un recente Consiglio Direttivo, l’atto di indirizzo rivolto alla Regione di modificare la Legge del Piano del Parco laddove si vuole consentire all’agricoltura di sviluppare cubature funzionali per le proprie attività in modo da poter partecipare ai bandi regionali del Programma di Sviluppo Rurale. Stiamo approfondendo la questione dal punto di vista tecnico con gli Uffici della Regione. Siamo fiduciosi. Il proficuo confronto poi con i sindaci dei quattro Comuni interessati ci fa ben sperare soprattutto per quelle imprese che vivono e lavorano all’interno dell’area protetta».
Il Parco è anche cronaca: lupi e cinghiali sono un pericolo reale?
«Una delle missioni più importanti del Parco è la tutela della biodiversità; tale tutela viene garantita anche con l’attuazione del piano di gestione dei cinghiali per la tutela delle specie autoctone, per la sicurezza della mobilità stradale e per la salvaguardia delle attività agricole. La presenza di alcune famiglie di lupi è tenuta sotto costante controllo. Ci tengo a rassicurare che osservando le norme e gli accorgimenti che abbiamo già più volte ricordato, la convivenza non solo è possibile ma è necessaria perché il lupo è un animale protetto che non può essere abbattuto e non costituisce pericolo per l’uomo. Abbiamo costantemente attivati percorsi di fototrappolamento, ne monitoriamo la diffusione. In sintesi l’Ente Parco fa tutto quanto è nei suoi poteri oltre che doveri, per tenere sotto controllo il fenomeno. Siamo in un’area protetta, non dimentichiamolo».
Se dovesse identificare con una parola il 2022 quale sceglierebbe per il Parco del Conero?
«Sceglierei sicuramente la parola opportunità. Ne intravedo tante. Intorno a noi c’è grande fermento. Molti imprenditori e stakeholder ci chiedono incontri e condivisione. Con la Regione Marche il canale di comunicazione è primario. L’Assessore Aguzzi è già stato due volte in sede e lo aspettiamo per gennaio. Le associazioni di categorie sono attente e propositive e con i sindaci dei comuni c’è grande sintonia. Agli anconetani così come agli altri cittadini chiedo di seguirci, di starci vicini con le loro idee, le segnalazioni ed i contribuiti più spontanei per fare del Parco del Conero una realtà nazionale».